Al tribunale di Milano restaurato l'affresco con Mussolini. Comuni guidati dal "centro-destra" e dal "centro-sinistra" rivalutano l'architettura del ventennio Campagna per riabilitare Mussolini Ormai non c'è più ritegno nel regime neofascista Col pretesto di "riscoprire e salvaguardare le bellezze architettoniche del ventennio e rivalutare il Razionalismo" il IV governo del neoduce Berlusconi con la scellerata complicità di Veltroni e del "centro-sinistra" ha dato il via a una ripugnante "campagna culturale" tesa a riabilitare a pieno titolo la figura e l'opera del suo maestro Mussolini da porre a suggello del nero disegno della terza repubblica neofascista in via di costruzione. Interventi analoghi non sono mancati nel corso degli ultimi anni: vedi ad esempio il recupero della pineta con la scritta dux sul monte Giano alle porte di Roma o il restauro di ville, residenze estive, obelischi e targhe con motti fascisti e frasi inneggianti al duce; ma si è trattato più che altro di iniziative, che pur nella loro gravità, erano circoscritte a livello locale, finanziate da singoli comuni, province o regioni o da ex repubblichini. Oggi invece non c'è più ritegno. A Milano ad esempio una squadra di restauratori inviata dal ministero dei Beni Culturali lavora alacremente da circa un anno al recupero dei mosaici e degli affreschi di Sironi e Campigli situati nelle aule del Palazzo di Giustizia e a metà settembre ha ultimato il recupero di un affresco di Primo Conti che sovrasta l'aula della Quinta sezione penale intitolato "La Giustizia del Cielo e della Terra". Il dipinto, nella parte in cui è raffigurato il volto di Mussolini, era stato coperto con una grande macchia di vernice arancione all'indomani della Liberazione a testimonianza del disprezzo delle masse popolari verso il regime e gli aguzzini in camicia nera. Il 26 settembre, sempre in nome della "riscoperta delle bellezze architettoniche del ventennio", 22 comuni, con alla testa l'amministrazione di "centro-sinistra" di Predappio, si sono riuniti a Latina per sancire l'alleanza delle "Città di fondazione". Una sorta di nuova "società anonima Bonifica Pontina" con lo scopo di rimettere a nuovo ex case del fascio, edifici pubblici e altri "gioielli dell'architettura razionalista" che riempiono i centri urbani nati in epoca fascista. Ed è sintomatico che il promotore di questa vergognosa campagna sia proprio l'amministrazione di Predappio, paese natale di Mussolini e teatro tre volte all'anno dei raduni fascisti con alla testa l'assessore all'urbanistica e alla memoria storica, Giorgio Frassineti, ex diessino confluito nel Pd, che addirittura è orgoglioso della sua idea: "Tutto è nato due anni fa, in occasione della mostra allestita a Predappio di Uberto Bonetti, pittore futurista, dedicata alle città di fondazione - racconta Frassineti - invitai i sindaci di Latina, Torviscosa e Tresigallo e ragionammo sui modi più opportuni per far leva sull'eredità storica". L'iniziativa bipartisan ha ora preso un respiro più ampio, coinvolgendo prima Arborea e Alghero, per poi allargarsi ad altri 16 località, in tutto 22 comuni amministrati sia dal centro-destra che dal "centro-sinistra", da Sestrière a Lametia Terme a Carbonia, ora tutti uniti in nome di Mussolini nel protocollo d'intesa "Città di Fondazione". In tal senso "Predappio - rivela ancora Fressineti - ha già presentato un corposo progetto alla presidenza del consiglio con l'obiettivo di recuperare i monumenti del Ventennio, dalla Caproni alla caserma Bonsignore. Ma con questa mossa si confida soprattutto di far decollare l'idea più ambiziosa: realizzare nella fatiscente Casa del Fascio, in piazza Sant'Antonio, il Centro di documentazione dell'architettura razionalista, i cui più titolati esponenti diedero l'impronta urbanistica al Ventennio. Perché quella razionalista era una grande architettura, e la riscoperta della grande architettura di quel periodo mi sembra un fatto del tutto naturale". Insomma col pretesto della rivalutazione del Razionalismo italiano in architettura e in urbanistica, la terza repubblica procede alla riabilitazione delle opere, delle realizzazioni e della politica mussoliniana che anche in questo campo favorì unicamente gli appalti e la gigantesca speculazione della grande proprietà fondiaria e dei potentati economici, sventrò città storiche come Roma, cementificò sconsideratamente il territorio e violentò l'ecosistema con "bonifiche" che rispondevano alla necessità di esaltare il regime e corrompere e dividere le masse. 1 ottobre 2008 |