Spulciando le liste Fiera di candidati impresentabili e improponibili Continuando a spulciare le liste dei candidati presentate dalle cosche parlamentari in lizza alle prossime politiche del 24 e 25 febbraio, si scopre che accanto alle decine di imputati, indagati e pregiudicati "famosi", balzati agli onori delle cronache giudiziarie per reati e gravi e infamanti che vanno dall'associazione mafiosa alla corruzione, peculato, tangenti, finanziamento illecito ai partiti, abuso d'ufficio, frode fiscale e chi più ne ha più ne metta di cui abbiamo dato notizia sul numero scorso del nostro giornale; ve ne sono tanti altri meno "famosi" se non addirittura "insospettabili" ma comunque impresentabili o improponibili in quanto coinvolti in maniera più o meno diretta in inchieste giudiziarie o perché si sono distinti per intrattenere rapporti di un certi tipo con personaggi poco raccomandabili. Con Monti ex Cda Montepaschi E così, mentre il tecnocrate borghese Mario Monti cerca di sfruttare a suo vantaggio la scandalosa vicenda del Monte dei Paschi (MPS) stigmatizzando l'invadenza della politica e dei partiti nel sistema bancario, salta fuori che proprio tra i candidati della lista "Scelta Civica con Mario Monti per l'Italia" figura al posto numero 3 tra i candidati alla Camera in Toscana Alfredo Monaci: transfugo PD che è dentro fino al collo nello scandalo dei cosiddetti "derivati" del Monte. Basta scorrere il curriculum vitae recente per scovare che il nostro è stato membro del Cda di Mps dal 2009 al 2012 (guarda caso proprio nell'era di Giuseppe Mussari presidente e della transazione messa in piedi coi giapponesi di Nomura e ora nell'occhio del ciclone), nonché ex presidente di Biver Banca (poi venduta) e tuttora presidente di e di Fabrica sgr (la joint venture fra Mps e Caltagirone partita nel 2005 che detiene in portafoglio 9 fondi immobiliari e gestisce circa 2,5 miliardi di attività) e Mps immobiliare. Suo fratello, Alberto Monaci, è attualmente presidente del consiglio regionale della Toscana in quota PD e si narra che fra i due i rapporti non sono stati sempre sereni. Ai tempi della Margherita, in Toscana, infuriava una vera e propria guerra per bande che li vedeva protagonisti in prima persona con Alberto nella veste di capobastone degli ex Ppi e Alfredo a capo dei rutelliani: una spartizione di potere e di correnti intrafamiliare che però si ricompattava davanti all'avversaria storica, Rosy Bindi, senese anch'essa. A farne le spese alla fine è stato l'ex sindaco PD di Siena, Franco Ceccuzzi, impallinato e costretto alle dimissioni lo scorso 27 aprile proprio da Alfredo Monaci (che siede tra i banchi del consiglio comunale nelle file del PD) e guida la "rivolta" con 6 suoi "fedelissimi" impedendo a Ceccuzzi di ficcare il naso nella già allora difficile difficile situazione in cui versava l'istituto di Rocca Salimbeni. Un altro caso di candidatura inopportuna della lista Monti è spuntato in Sicilia dove diversi boss politici locali sono stati messi da parte per far spazio in Senato a Rosario Sidoti: imprenditore edile di Montagnareale, comune peloritano di mille e cinquecento abitanti, consigliere provinciale a Messina ma soprattutto braccio destro di Pippo Naro, ex tesoriere nazionale dell'Udc, il quale, essendo stato già condannato in via definitiva a sei mesi per abuso d'ufficio e attualmente indagato per le tangenti Enav, ha ceduto momentaneamente la sua poltrona all' "amico" Rosario. A farne le spese è stato, fra gli altri, il senatore Benedetto Adragna, il quale per sostenere Monti aveva lasciato il PD, il partito che per due volte lo aveva eletto in Senato, con la certezza di andare a guidare la lista in sostegno del premier in Sicilia. E invece nella lista "Con Monti per l'Italia", subito dopo Casini, la posizione numero due, utilissima per un seggio a Palazzo Madama, è toccata allo "sconosciuto" Rosario Sidoti mentre ad Adragna è stata lasciata soltanto la terza piazza. Poi c'è il caso di Antonino Recca, il rettore antistudentesco dell'Università di Catania, il quale, denunciano i ragazzi del Movimento Studentesco Catanese, è "balzato al disonore delle cronache per la pessima gestione dell'Ateneo, per il buco di bilancio, per il suo disprezzo della democrazia, per la laurea honoris causa al plurindagato Francesco Bellavista Caltagirone (suocero di Pier Ferdinando Casini), per i suoi comportamenti antisindacali oltre che per aver trasformato il Rettorato in un comitato elettorale dell'Udc". Recca già nel 2011 era stato oggetto di "pesanti rilievi ispettivi" sull'ateneo di Catania, in particolare in materia di nomine, stipendi dei dirigenti e "parcelle fino a 25 volte superiori" ai valori di mercato. Il tutto, ovviamente, mentre aumentavano le tasse universitarie e si tagliavano assegni di ricerca e borse di studio. Ma in lista con Monti ci sono anche una serie di assessori delle giunte regionali, tutte di centrodestra, con a carico tante piccole e grandi "magagne" o che si sono riciclati più e più volte nel corso di tutte le recenti tornate elettorali. C'è ad esempio Liliana Lorettu, già responsabile dei Trasporti in Sardegna nella giunta berlusconiana di Ugo Cappellacci. C'è Michele Trematerra, figlio dell'europarlamentare Udc Gino e assessore di Giuseppe Scopelliti in Calabria. C'è Roberto Molinaro, assessore regionale in Friuli-Venezia Giulia con Renzo Tondo. E pure Antonio Mura, già assessore, fino al 2011, per la giunta molisana di Michele Iorio. Infine si candida con Monti anche Ciro Alfano che, alla Provincia di Napoli, è stato il vice di Luigi Cesaro, quel "Giggino 'a purpetta" nel mirino della magistratura per associazione camorristica. Indagati e impresentabili con Ingroia Tra gli impresentabili di Rivoluzione Civile spicca il caso di Giuseppe Scognamillo: candidato al Senato in quota PdCI, il segretario del Siuls, sindacato unitario lavoro e solidarietà, quando militava nella Cgil fu arrestato e spedito dai Pubblici ministeri di Trani ai domiciliari per concorso in bancarotta. L'inchiesta era quella del gruppo Ferri di Corato, una holding grande diciotto società e quattrocento punti vendita da un capo all'altro dell'Italia. Tra gli improponibili per "opportunità politica" ci sarebbe anche il pediatra Marino Andolina, capolista di Rivoluzione Civile per il Senato in Friuli-Venezia Giulia, il quale risulta indagato dalla procura di Torino per associazione per delinquere finalizzata alla somministrazione di medicinali guasti e pericolosi per la salute pubblica e la truffa. A indagare, dal dicembre 2009, fu il Pubblico ministero Raffaele Guariniello. La sua tesi era che Andolina e altri dieci medici della Stamina Foundation, tutti indagati, abbiano effettuato terapie con cellule staminali non autorizzate dal ministero della Salute, su 68 pazienti (tre minorenni). L'accusa di truffa è legata alla vicenda di 14 ammalati, a cui sarebbero stati promessi "effetti terapeutici" grazie alle staminali. Una speranza importante per quei pazienti, tutti con patologie gravi: tale da spingere le famiglie a versare dai 4mila ai 55mila euro per le cure. Andolina, consigliere comunale per Rifondazione comunista a Trieste, ex medico dell'ospedale pediatrico triestino Burlo Garofalo (è andato in pensione da poco), è stato più volte sentito da Guariniello. Competente sul caso, perché uno dei laboratori del pediatra e dei suoi soci era a Torino. "L'avevano ricavato in uno scantinato abusivo, gestito da due ucraini" scriveva il pm nelle notifiche agli indagati, accusandoli tra l'altro di "manipolare liquidi organici e tessuti ossei per la selezione cellulare, senza utilizzare strutture idonee". Un caso delicato che però potrebbe trasformarsi in un boomerang qualora dovesse venire fuori che si è trattato di lucro e non di "una battaglia di civiltà" sull'uso delle cellule staminali a scopo terapeutico come ha affermato il segretario del PRC Ferrero. Un altro candidato di Rivoluzione Civile molto "chiaccherato" è Roberto Soffritti, tesoriere del PdCI, sindaco di Ferrara per 16 anni, capolista in tre regioni (Liguria, Veneto e Calabria) che è stato accusato di essere coinvolto in inchieste di mafia durante la trasmissione "Servizio Pubblico". A parte ciò rimane il fatto che Soffritti è stato neopodestà di Ferrara dal 1983 al 1999, poi presidente Ferrovie Emilia-Romagna (Fer). Dai DS passò al PdCI divenendo in breve l'uomo di fiducia di Diliberto. Con il PdCI diventa anche deputato dal 2006 al 2008. Presidente di Metronapoli dal 2010 al 2011. Riprovò a entrare in parlamento con la Sinistra Arcobaleno, ma gli alleati Verdi si rifiutarono di fare campagna elettorale in suo favore rinfacciandogli la concessione edilizia per il Palazzo degli Specchi, un maxi centro direzionale rimasto dopo vent'anni ancora una cattedrale nel deserto. Infatti, è proprio all'ombra degli appalti per quel palazzone, che compare Gaetano Graci, costruttore indagato per mafia. Ma nessuna inchiesta coinvolse l'allora sindaco, che in 17 anni di guida dell'amministrazione comunale ricevette un unico avviso di garanzia (nel '98, relativamente al processo sulle "fogne fantasma"), ma la sua posizione venne archiviata in fase di indagini. Mentre per il crac Coopcostruttori è finito in tribunale ma in veste di testimone. "Cutolino" con l'Udeur Grazie alla fresca condanna rimediata il 31 gennaio, agli "onori" dei candidati impresentabili del PDL è balzato anche Michele Pisacane, candidato in Campania 2, condannato per l'uso delle auto blu a un anno di carcere, pena sospesa. Nel 2006, all'epoca dei fatti Pisacane era consigliere regionale e capogruppo Udeur in Campania, sindaco di Agerola e deputato al parlamento a Roma e in questi viaggi Napoli Roma usava l'auto del Comune. Tra le file dei candidati dell'Udeur di Mastella c'è il caso di Vincenzo Niro, soprannominato "cutolino". Nel gennaio del 1984, l'allora 24enne agente penitenziario Vincenzo Niro venne "condannato a 3 anni e sette mesi di reclusione, ad una ammenda di un milione e duecentomila lire e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni". Niro fu arrestato il 6 aprile 1983 e accusato insieme a tre detenuti (affiliati al clan di Raffaele Cutolo) e a tre suoi colleghi di aver introdotto armi (4 pistole e decine di coltelli) all'interno del carcere di Campobasso. Per l'esattezza i reati contestati a Niro furono i seguenti: violazioni pluriaggravate delle nuove norme contro la criminalità, violazioni pluriaggravate delle norme per il controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi, corruzione, violata consegna da parte di militare in servizio e minaccia a pubblico ufficiale. Con Maroni il sindaco leghista che vietò la mensa ai bambini poveri Mentre per la Lega Nord, accanto ai protagonisti della scandalosa vicenda del "cerchio magico" di Bossi, figura tra i candidati al Senato anche Oscar Lancini, il neopodestà leghista di Adro (Brescia) che nell'aprile 2010 lanciò la crociata contro 24 famiglie indigenti e non in grado di pagare la retta negando la mensa scolastica ai loro figli. Lancini recentemente è stato multato anche dalla Corte dei Conti per un totale di 26 mila euro per aver costellato tutta la scuola di Adro di simboli leghisti: dagli zerbini al tetto fino ai tavoli in cortile. 6 febbraio 2013 |