"Centro-destra" e "centro-sinistra" fanno a gara nel presentare in lista corrotti, inquisiti e condannati I candidati sporchi Altro che "liste pulite", "codice etico" disegni di legge anticorruzione e ineleggibilità per chi è stato condannato con sentenza passata in giudicato; le liste dei candidati alle prossime elezioni regionali sono piene zeppe di delinquenti, ladri, assassini, mafiosi, corrotti, concussi, pregiudicati, rinviati a giudizio e indagati a vario titolo per reati gravi e infamanti. Una vera e propria associazione di delinquenti presenti in tutte le liste sia della destra che della "sinistra" del regime neofascista e che il 28 e 29 marzo prossimi si apprestano a occupare le poltrone più importanti nelle varie giunte e consigliature comunali, provinciali e regionali del Nord, Centro e Sud Italia. Il caso più emblematico riguarda la Campania, dove al posto del dalemiano Bassolino, imputato per truffa, il Pd candida un altro dalemiano, Vincenzo De Luca, ex deputato Ds e sindaco di Salerno, che è stato rinviato a giudizio due volte per reati ancora più gravi che vanno dall'associazione a delinquere, concussione, falso e truffa. Mentre sull'altro fronte il Pdl, dopo aver ritirato dalla corsa l'impresentabile sottosegretario all'Economia e coordinatore regionale campano del Pdl Nicola Cosentino, sul cui capo pende un mandato di arresto per camorra, ha candidato, in una delle liste collegate all'Alleanza di popolo per Stefano Caldoro, l'ex consigliere regionale dei Verdi e della Margherita, Roberto Conte, coinvolto in quattro inchieste, condannato in primo grado a due anni e otto mesi per associazione camorristica, arrestato due volte in altri due procedimenti, di cui uno per corruzione. L'Udeur di Mastella candida capolista la plurinquisita moglie Sandra Lonardo, presidente uscente del consiglio regionale di "centro-sinistra", rinviata a giudizio per corruzione e concussione e accusata di associazione per delinquere, peculato, tentata concussione, abuso d'ufficio e falso. Al suo fianco Alberico Gambino, condannato a un anno e cinque mesi per peculato con l'accusa di aver speso quasi 22mila euro con la carta di credito del Comune di Pagani di cui era sindaco sino a pochi mesi fa. Insomma, se va bene, le masse campane rischiano di finire come minimo dalla padella nella brace. In Calabria, tra le sette liste che sostengono il candidato Pdl, Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio, ex Azione Giovani e fedelissimo del picchiatore fascista Gasparri, si sono candidati: Tommaso Signorelli, ex assessore Pd di Amantea (Cosenza), candidato con i Socialisti Uniti, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e il giovane Antonio La Rupa, candidato con Noi Sud, figlio di Franco La Rupa, il consigliere regionale uscente dell'Udeur sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. Signorelli e La Rupa sono entrambi ritenuti "i politici di riferimento del clan Gentile". Tra le 8 liste che sostengono Scopelliti spiccano anche i nomi di: Sergio Stancato, Nuovo Psi, arrestato nel '98 mentre era assessore della giunta Nisticò per traffico di rifiuti e salvato dalla prescrizione; Cosimo Cherubino, eletto nella scorsa legislatura con lo Sdi che appoggiava Agazio Loiero, oggi nel listino di Scopelliti presidente, arrestato nel 2000 per voto di scambio, è considerato dall'antimafia uno dei maggiori trafficanti di cocaina a livello internazionale; Pasquale Maria Tripodi, ex assessore Udeur nella giunta Loiero, in lista con l'Udc che appoggia Scopelliti, arrestato nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Perugia per riciclaggio e mafia; Vincenzo Cesareo, candidato con i Socialisti Uniti che appoggiano Scopelliti, coinvolto in un processo di 'ndrangheta in cui compaiono diverse sue telefonate al cognato Franco Muto, detto "il re del pesce", boss della cosca di Cetraro. Di tutto "rispetto" anche il candidato del "centro-sinistra", Agazio Loiero, il governatore uscente coinvolto nell'inchiesta "Why Not" dell'ex Pm Luigi de Magistris (assolto con rito abbreviato) ma più volte tirato in ballo nelle peggiori inchieste di mafia, massoneria, corruzione e voto di scambio ivi compresa quella avviata dai giudici di Firenze su Bertolaso e gli appalti della Protezione civile per i "Grandi eventi" in cui il nome di Loiero compare tra i verbali di un'intercettazione all'ex senatore democristiano calabrese, Franco Covello, ora nel Pd, il quale - scrivono i giudici di Firenze - "chiede a Balducci un favore per la figlia del presidente della Regione Calabria". E poi c'è il candidato PD a Vibo, Ottavio Bruni, la cui figlia fu trovata in casa con un boss della 'ndrangheta. C'è Nicola Adamo, candidato PD nel cosentino, rinviato a giudizio nell'inchiesta Why Not. C'è Diego Tommasi, candidato PD nel cosentino, coinvolto nell'inchiesta sulle pale eoliche. C'è Luciano Rocco candidato PD nel reggino e intercettato per le sue relazioni con la 'ndrangheta locale, sostenuto elettoralmente dal boss Tommaso Costa. In Basilicata tra le diciotto liste e i sei aspiranti governatori spicca la candidatura di Luigi Scaglione, capolista dei Popolari uniti che sostengono il presidente Pd Vito De Filippo, consigliere regionale uscente Udeur, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa per la Calciopoli lucana, è anche coinvolto nell'inchiesta sul clan mafioso di Antonio Possidente ed è accusato di aver favorito gli interessi dei "basilischi" in alcuni appalti e per le tangenti pagate dalla Total ai politici. In Puglia torna alla carica Cosimo Mele, ex parlamentare Udc, candidato con la lista Io Sud-Mpa che sostiene Adriana Poli Bortone, è indagato dalla procura di Roma per traffico e cessione di stupefacenti; Mele è balzato agli onori della cronaca nell'estate 2007 per lo scandalo di una escort ricoverata in overdose dopo un festino in un albergo romano. E torna alla carica anche il mafioso Giancarlo Cito, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, ha scontato quattro anni di carcere, non è candidato ma al suo posto c'è il figlio Mario Cito, capolista a Taranto dei "Pugliesi per Palese". Sui manifesti elettorali però sopra la scritta "Vota Cito" campeggia la foto del padre. Poi c'è Salvatore "Tato" Greco , ex Udc, candidato nella lista del Pdl che sostiene Rocco Palese, sotto inchiesta a Bari con Gianpaolo Tarantini (il re delle protesi sanitarie che portò Patrizia d'Addario da Berlusconi ) e Alberto Tedesco coinvolto nello scandalo della sanità pugliese, è indagato per associazione a delinquere e concorso in falso ed è sospettato di essere uno dei soci occulti di Tarantini. Ma anche il governatore uscente, Nichi Vendola, è sotto indagine per concussione; i Pm però sul suo caso sono spaccati, due sono per l'archiviazione, mentre il terzo vuole approfondire le indagini. Nel Lazio, dopo la bocciatura della lista Pdl, di candidati "impresentabili" ne sono rimasti altri due, divisi uno a testa fra "centro destra" e "centro-sinistra". Al caporione fascista Francesco Storace, già presidente dal 2000 al 2005, coinvolto nello scandalo Laziogate che ha lasciato in dote alla sanità regionale un buco da oltre 10 milioni di euro; fa da contro altare, Marinella D'Innocenzo, candidata nel listino di Emma Bonino, sotto processo per concussione quando era direttore generale dell'ospedale Sant'Anna Regina Margherita di Torino e in seguito promossa per decreto direttore generale dell'Ares 118 di Roma dal governatore Marrazzo. Mentre il listino della Polverini appoggiato dal Pdl è pieno zeppo di amici degli amici a cominciare da Roberto Carlino, in affari col costruttore Francesco Caltagirone, suocero del presidente Udc Pieferdinando Casini; Isabella Rauti, moglie del neopodestà di Roma Gianni Alemanno e il nipote del vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, Carlo De Romanis. In Umbria, in lista con l'Udc, c'è l'ex presidente della provincia di Perugia (all'epoca nella Margherita) Giulio Cozzari, la cui giunta venne travolta due anni fa dallo scandalo degli appalti pubblici truccati. Nelle Marche tra le file della coalizione di "centro-sinistra" Pd-Idv-Udc-Verdi-Api, oltre a Mauro Gionni, Pd, difensore del boss Pippo Calò il cassiere della mafia; spicca la candidatura dell'ex sindaco di Osimo, Dino Latini che invitò in comune il fondatore di Forza Nuova Roberto Fiore e Udo Voigt segretario della formazione neonazista NPD e negò la piazza alle forze antifasciste e l'ingresso in consiglio comunale al rappresentante degli extra-comunitari. In Toscana la candidata del Pdl Monica Faenzi, ex sindaco di Castiglione della Pescaia, è sostenuta fra gli altri dall'ex assessore socialista alla sanità, Alberto Magnolfi, capolista a Prato, accusato di corruzione nel 1994 e condannato dopo il patteggiamento per aver incassato una tangente da trenta milioni di lire. Mentre tra i candidati del Pd c'è il consigliere uscente Gianluca Parrini, indagato per abuso d'ufficio nella "appaltopoli" di Barberino del Mugello. In Liguria tra le otto liste schierate per il candidato del "centro-destra", Sandro Biasotti, spiccano: Marco Meligrati, ex sindaco di Alassio condannato a 9 mesi per lottizzazione abusiva in zona sottoposta a vincolo paesistico-ambientale; Sergio Catozzo, ex Dc, condannato in primo grado per aver violato nel 2000 le norme che regolano la presentazione delle liste elettorali e Angelo Barbaro, indagato per falso in atto pubblico. In Lombardia tra i sostenitori di Roberto Formigoni, che si candida per la quarta volta consecutiva alla presidenza, troviamo: Giancarlo Abelli, deputato, sposato con Rosanna Gariboldi, che lo scorso 12 gennaio ha patteggiato una pena di 2 anni per riciclaggio internazionale, e Gianluca Rinaldin, consigliere regionale uscente di Forza Italia, arrestato due anni fa per truffa aggravata, corruzione, finanziamento illecito e falso in atto pubblico ai danni della Regione Lombardia. Mentre tra i candidati dell'Udc spicca Enrico Martora, già in lizza per le scorse provinciali e ora in lizza per una poltrona al Pirellone, che ha approfittato dello scudo fiscale per schivare un'inchiesta inerente l'esportazione all'estero di 20 milioni di euro messi al sicuro in una banca del Liechtenstein. In Piemonte il "mariuolo" è Angelo Burzi, attuale capogruppo del Pdl piemontese in Consiglio regionale; ex assessore al bilancio della giunta Ghigo e oggi candidato a sostegno del leghista Roberto Cota. Burzi, lo scorso 23 novembre, è stato rinviato a giudizio per una storia di tangenti e sanità. Non solo. Poche settimane fa, alla ripresa dell'udienza, il legale di Burzi, con perfetta faccia di bronzo, ha chiesto al Tribunale un rinvio del dibattimento "per legittimo impedimento legato a motivi elettorali". Al suo fianco tanti altri ex socialisti e vecchie conoscenze di tangentopoli tutti a sostegno di Cota fra cui spicca Angelo Mastrullo, arrestato negli anni '80 per una vicenda di tangenti su appalti e forniture a vari ospedali torinesi. Nel "centro-sinistra" figura tra i candidati Luigi Sergio Ricca, nominato da Mercedes Bresso assessore al commercio nel 2008. Ricca, ex presidente della provincia di Torino, si dimise nei primi anni '90 dopo aver patteggiato una condanna per finanziamento illecito, confermando ai giudici di aver ricevuto 120 milioni di lire in contanti da un agente dell'Ina-Assitalia. 24 marzo 2010 |