Manifestazione di piazza nel ventennale della strage di Capaci a Palermo Contestati dal corteo Monti e Napolitano. Interesse per l'attiva partecipazione del PMLI Dal corrispondente della Cellula "1° Maggio-Portella 1947" di Palermo Il 23 maggio, nel ventesimo anniversario della strage di Capaci, il tecnocrate liberista borghese Monti e il nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano non hanno perso occasione per mettere in scena il già trito e ritrito atto dello "stringiamoci attorno alle istituzioni". Reclutando pubblico dalle scuole con un "concorso a premi" indetto precedentemente, gli aguzzini delle masse italiane, hanno mandato a Palermo i ministri-lacchè Severino, Profumo e Cancellieri a guidare le due carovane da Napoli e Civitavecchia. Alla retorica istituzionale hanno collaborato in coro i partiti della "sinistra" borghese, la CGIL e le associazioni che vi orbitano attorno. In aperto contrasto con questi toni ipocriti è stato indetto, da diversi collettivi studenteschi un corteo: "Contro il governo Monti opposizione sociale", le stesse parole che campeggiavano nello striscione di apertura. Hanno partecipato i compagni della Cellula "1° Maggio-Portella 1947", diffondendo i volantini sui fatti di Brindisi e con l'Editoriale sul 35° del PMLI del Segretario generale, compagno Scuderi, che hanno suscitato l'interesse di molti così come la bellissima bandiera più volte inquadrata da diversi fotografi. In una Palermo blindata per la presenza delle massime cariche dello Stato borghese, il concentramento, nonostante la pioggia battente, è riuscito a riunire un folto gruppo di manifestanti che dal Teatro Massimo hanno infine raggiunto via Maqueda. Almeno in cinquecento hanno scandito slogan contro il governo, Equitalia, e per una rivolta popolare. Forte rabbia nelle voci, indignati per lo spettacolino imbastito sul palco di una città dove la crisi si sta scaricando tutta sulle spalle dei lavoratori e nell'esercito di cassintegrati e disoccupati che aumenta di giorno in giorno. La stampa all'unisono ha taciuto su questa contestazione, concentrandosi invece sugli elogi a tutto spiano per le manifestazioni di regime che ancora una volta hanno tentato di riciclare e rilegittimare lo Stato borghese. La retorica dell'unità nazionale in nome della crisi, dei terremoti, delle bombe e in genere delle tragedie in sé, si è rinnovata a Palermo col pretesto dell'anti-mafia ma con scarsi effetti: le rivelazioni sulle trattative segrete Stato-mafia hanno definitivamente reso chiaro a tutti come non si possa combattere la mafia se non contemporaneamente al sistema capitalistico di cui è frutto e di cui è parte integrante. Le masse più informate lo sanno, l'astensionismo elettorale alle amministrative lo ha dimostrato e le proteste continuano a proliferare ovunque. Il rifiuto crescente del capitalismo è un dato di fatto: è nostro impegno adesso, come marxisti-leninisti, radicarci e dare un corpo da Gigante Rosso al nostro amato Partito, per strappare l'Italia dal baratro e portarla sulla rossa via per il socialismo. 30 maggio 2012 |