Lo sfruttamento capitalistico nei paesi musulmani provoca l'odio verso i cristiani che ne beneficiano Secondo le stime della Fondazione pontificia "Aiuto alla Chiesa che soffre" ci sarebbe almeno un cristiano su dieci nel mondo, circa 200 milioni di persone, che vive in condizioni durissime se non in condizione di aperta persecuzione e di pericolo quotidiano. Il coordinatore dell'Osservatorio della libertà religiosa in Italia, citando dati di un centro studi americano, ha denunciato che nel 2012 sono stati oltre 100 mila i cristiani uccisi in tutto il mondo. Fra gli ultimi casi quello dei 6 cristiani massacrati a Natale in Nigeria nello Stato settentrionale di Yobo, teatro di stragi simili nel corso degli ultimi quattro anni. Benedetto XVI ha condannato più volte gli attacchi dell'odio religioso che continuano a colpire le popolazioni e i luoghi di culto in molte parti del mondo. E a provocare vittime in Africa, dalla Nigeria al Kenya, alla Repubblica Democratica del Congo, ma anche tra le minoranze cristiane in Asia, dal Pakistan alle Filippine, alla Turchia. Situazioni meno note sono quelle di uno dei bastioni dell'Occidente imperialista in Medio Oriente, l'Arabia Saudita, dove le irruzioni della polizia nelle case dei cristiani sono all'ordine del giorno; o quella dei 2 milioni di cristiani siriani presi nello scontro tra il regime di Assad, che una parte di loro appoggiava, e parte delle formazioni sunnite dell'opposizione sponsorizzate da Qatar e Arabia Saudita e dai paesi imperialisti. Tutto ciò non può essere ridotto a un mero scontro religioso. Ci sono certamente situazioni che devono essere valutate caso per caso, con proprie motivazioni specifiche, ma si possono fare considerazioni generali che portano a indicare nello sfruttamento capitalistico nei Paesi musulmani la ragione ultima dell'odio verso i cristiani che in molti casi sono gli eredi degli antichi colonizzatori o occupano i gradini più alti della gerarchia sociale ed economica. Motivazioni non religiose ma politiche e economiche. Un indizio in tal senso lo avanza indirettamente un rapporto del servizio segreto britannico MI6, pubblicato recentemente dalla rivista Sunday Express, nel quale si afferma che nelle repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, a stragrande maggioranza musulmana, i cristiani della Chiesa ortodossa russa sono presi di mira nelle moschee da predicatori "sotto l'influenza di Al Qaeda che li presentano come seguaci di una religione associata strettamente all'odiato colonialismo occidentale e ne chiedono l'espulsione". Ma non solo. Il "Global Financial Integrity (GfiI)", una ong internazionale, ha analizzato uno dei casi più caldi al momento, quello della Nigeria, che è con i suoi 160 milioni di abitanti lo Stato più popoloso dell'Africa; i cristiani sono il 40% della popolazione e sono sotto attacco in particolare quelli che vivono nel nord del paese. La Nigeria è divisa tra un sud ricco di giacimenti petroliferi, abitato prevalentemente da cristiani, e un Nord povero di risorse con la popolazione in maggioranza musulmana. Il governo centrale, che dall'occidente ha mutuato un sistema diffuso di corruzione, sperpera o gira all'estero una buona parte delle consistenti entrate petrolifere anziché destinarle allo sviluppo delle aree meno prospere del Nord. Alimentando il malcontento della popolazione musulmana. L'ong ha calcolato una fuga dei capitali, nel periodo dal 1970 al 2009, di almeno 90 miliardi di dollari. Un caso che indica il cristianesimo come un emblema del capitalismo e di un occidente avido e corrotto che non ha né freni né remore nello sfruttamento della popolazione. Un emblema delle istituzioni finanziarie internazionali del capitalismo quali il Fondo monetario e la Banca Mondiale, che impongono pesanti diktat ai paesi indebitati; della globalizzazione che ha aumentato le diseguaglianze tra paesi ricchi e poveri e accelerato gli effetti negativi per le masse popolari dei paesi poveri causati dal supersfruttamento delle multinazionali e dagli interventi speculativi della grande finanza. Ed è tutto ciò a provocare e alimentare sovente l'odio nei paesi musulmani. 23 gennaio 2013 |