All'assemblea di Cgil, Cisl e Uil scuola nel quartiere 4 a Firenze per discutere sul protocollo del 23 luglio Casalini: è legittimo votare No all'intesa I lavoratori devono essere liberi di esprimersi senza l'inaccettabile e vergognoso ricatto della crisi di governo All'assemblea territoriale dei lavoratori della scuola nel quartiere 4 di Firenze, organizzata da Cgil, Cisl e Uil-scuola per discutere sul protocollo del 23 luglio su pensioni e welfare il 5 ottobre scorso, hanno partecipato circa 80 lavoratrici e lavoratori fra docenti e ata (tecnici amministrativi e collaboratori scolastici). Presenti il segretario provinciale della Flc-Cgil Alessandro Rapezzi e per la Cisl-scuola Daniela Scarlata alla quale è toccata la presentazione dell'intesa. Nell'insieme delle lodi al documento è emerso un livore verso chi lo ha contestato, specialmente "quella piccola parte della Fiom" che critica un aspetto, quello della decontribuzione degli straordinari: "non è vero, afferma Scarlata, che aumenteranno, c'è un tetto per legge alle ore di straordinario", come se il padronato rispettasse regole e leggi nel brutale supersfruttamento operaio. Ma l'argomento asse portante dei relatori, e presumibilmente quello che da un po' di giorni sbandierano alle assemblee di ogni tipo per smorzare le critiche dei lavoratori, è il vigliacco e scorretto ricatto rivolto a chi ha intenzione di votare No: chi lo fa si assume la responsabilità di far cadere il governo e di far tornare Berlusconi! Avrà la responsabilità sulle spalle di questo importante e decisivo passaggio politico. O meglio ancora, dà fiato alla destra e alle accuse e alle critiche dell'opposizione governativa. Si dice ai lavoratori, attenti al lupo, quando invece ce l'hanno di fronte! Presente all'assemblea la compagna Antonella Casalini, lavoratrice in una scuola del quartiere, che appena finita l'introduzione ha chiesto la parola e chiarito la sua posizione per il No al referendum, ritenendola giusta e legittima. Votare No al protocollo d'intesa è una posizione espressa non da una minoranza ma da migliaia di lavoratrici e lavoratori, dalle grandi fabbriche alle più piccole realtà, con numerosi documenti e prese di posizione, ordini del giorno di Rsu e luoghi di lavoro, sfociata in Toscana nella manifestazione regionale del 29 settembre scorso. Ma soprattutto è legittimo che i lavoratori possano esprimere quello che pensano, ha affermato, cogliendo l'attenzione dei presenti: è invece inaccettabile e vergognoso il ricatto posto ai lavoratori sulle spalle dei quali, se votano no, pesa la responsabilità della tenuta o meno del governo Prodi. Per i lavoratori, e anche per i sindacati che li dovrebbero rappresentare e tutelare, non ci sono "governi amici"; si valuta l'operato di ogni governo e si contrastano le politiche che ledono gli interessi e i diritti delle lavoratrici e lavoratori. Se non si ha nemmeno la possibilità di esprimere la propria posizione allora vuol dire che siamo in un regime! Qui è partito spontaneo un forte applauso. Per mettere in evidenza il cedimento operato dai vertici sindacali la compagna ha letto le prime righe di presentazione del volantone sindacale sulle ragioni del Sì nel quale si afferma che l'intesa del 23 luglio "è il risultato del sostegno di tutti i lavoratori e pensionati alla forte determinazione con cui Cgil, Cisl e Uil hanno affrontato il negoziato col governo; risponde alle richieste e ai contenuti della piattaforma sindacale del 5 febbraio 2007". Né l'uno né l'altro. Quale sostegno, se hanno ignorato il mandato dei lavoratori che a gran voce e anche con varie forme di lotta chiedevano sì l'abrogazione dello scalone di Maroni ma per mantenere il regime dei 57 anni di età e 35 anni di contributi, l'abrogazione della legge 30 e altro. Questo non è quanto emerso dall'intesa, non è stato un "compromesso onorevole" ma un vero e proprio cedimento, una capitolazione alle richieste di Confindustria che plaude soddisfatta e non vuole che si cambi una virgola di quanto scritto! Un cedimento su tutta la linea: scalini al posto dello scalone, che nel tempo anticipano a 62 anni l'età minima per andare in pensione rispetto alla riforma Maroni; che obbliga le donne al prolungamento oltre i 60 anni, di 6 o 12 mesi, perché vincola la pensione di vecchiaia a solo due finestre d'uscita. Per quanto riguarda i coefficienti di calcolo della pensione, ha sottolineato Casalini, è una vera vergogna: la Cgil lo riteneva un punto importante della trattativa su cui rompere se fossero stati toccati. Ma nel protocollo è previsto un abbassamento del 6-8% nel 2010 e, come se non bastasse, ogni tre anni ci sarà una "revisione" automatica per decreto da parte del governo, senza alcuna trattativa! Sulla legge 30 Casalini ha ricordato che durante il governo Berlusconi eravamo in piazza con i sindacati per chiederne l'abrogazione: nel protocollo viene confermata e addirittura peggiorata in molti aspetti! Anzi, ci sono regali per i padroni. La compagna ha affermato che per i padroni c'è più libertà di sfruttare e lucrare sul sudore dei lavoratori per la detassazione del salario aziendale e delle ore di straordinario. Le casse dell'Inps non sono al verde ma se non si divide la previdenza dall'assistenza e si continua con le regalie ai padroni si vuoteranno presto. In conclusione Casalini ha affermato la necessità dello sciopero generale per affossare l'accordo oltre che avanzare la stessa richiesta contro la Finanziaria e per il rinnovo contrattuale. Un intervento apprezzato, ascoltato con attenzione e in silenzio ma anche atteso perché la compagna è ben conosciuta all'interno del quartiere e nell'ambiente di lavoro. Ripetuti apprezzamenti e complimenti le sono stati rivolti anche successivamente da diverse lavoratrici e lavoratori. Gli altri interventi hanno manifestato molta delusione e amarezza verso il governo che avrebbe dovuto fare un'altra politica, in difesa della scuola pubblica e dei diritti dei lavoratori. Tutti meno uno gli intervenuti erano contrari all'accordo, molti quelli dubbiosi e messi in crisi dal dibattito avvenuto: tutti, in un modo o nell'altro, hanno fatto riferimento all'intervento della compagna Casalini. La replica è stata poco ascoltata, vista la contemporanea apertura del seggio per permettere ai presenti di votare: ciò non sarebbe nella regola ma la dislocazione delle scuole sul territorio rende abbastanza difficile la votazione se non è allestito un seggio all'interno degli istituti. D'altra parte a dimostrare la scarsa volontà dei vertici sindacali di voler consultare effettivamente e correttamente tutti i lavoratori, le indicazioni e informazioni sui seggi nelle sedi sindacali dislocate nel territorio non sono state né precise né documentate. 10 ottobre 2007 |