Sulla base del codice fascista Rocco La Cassazione condanna i manifestanti contro il G8 di Genova Confermato il reato di devastazione e saccheggio. In 10 pagano per tutti i 300 mila. Cinque in carcere con pene da 14 a 6 anni e mezzo, per altri cinque il processo torna in appello Il processo va annullato Il 13 luglio la Prima Sezione Penale della Cassazione del regime neofascista ha confermato nel merito l'infame condanna a complessivi 98 anni e 6 mesi di carcere inflitta il 9 ottobre 2009 dalla Corte d'Appello di Genova contro i 10 no global riconosciuti colpevoli sulla base del codice penale fascista Rocco di "devastazioni e saccheggi" scaturiti in seguito alla sanguinosa repressione scatenata dalle "forze dell'ordine" durante le manifestazioni contro il G8 del luglio 2001. La condanna diventa subito esecutiva per Alberto Funaro (condannato a dieci anni) e Ines Morasca (condannata a sei anni e sei mesi) i cui ricorsi sono stati totalmente rigettati. Le porte del carcere si aprono anche per Marina Cugnaschi, Vincenzo Vecchi e Francesco Puglisi nei confronti dei quali i giudici della Suprema Corte in camicia nera hanno reso definitiva la condanna pur diminuendo leggermente la pena (un anno in meno a Puglisi, che in appello era stato condannato a quindici anni; nove mesi ciascuno in meno per Vecchi, al quale la Corte d'Appello di Genova aveva inflitto tredici anni e tre mesi e Marina Cugnaschi che, in secondo grado, era stata condannata a dodici anni e tre mesi). Per il momento restano in libertà gli altri cinque imputati: Carlo Arculeo e Carlo Cuccomarino (condannati a 8 anni di carcere), Luca Finotti (dieci anni e nove mesi), Antonino Valguarnera (otto anni) e Dario Ursino (sette anni) per i quali i giudici di Piazza Cavour hanno disposto un nuovo processo d'Appello limitatamente alla mancata concessione delle attenuanti perché è stata parzialmente accolta l'ipotesi formulata dai loro difensori ossia di aver agito nella "suggestione della folla in tumulto". In sostanza, dei 10 imputati: cinque sono già in carcere e devono scontare complessivamente 54 anni e 3 mesi, con pene che vanno dai 14 a 6 anni e mezzo. Per gli altri è altissimo il rischio che li possano seguire a breve dal momento che, se riconosciuta, l'attenuante può comportare al massimo la riduzione di un terzo della pena e quindi insufficiente per evitare il carcere. Secondo Mirko Mazzali, difensore di uno dei giovani imputati, si tratta di una "sentenza deludente, che ha confermato l'impianto accusatorio dal punto di vista del concorso morale attribuendo tutto quello che è avvenuto a Genova in quei giorni a poche persone e dal punto di vista politico-giuridico non è condivisibile". In sostanza in 10 pagano per tutti i 300 mila manifestanti. "Ingiustizia è fatta. - ha commentato invece l'avvocato cassazionista Francesco Romeo - C'è una sproporzione abissale tra queste pene inflitte a persone che hanno danneggiato cose ed edifici e quelle inflitte a chi ha chiuso il percorso processuale senza dover pagare alcun prezzo alla giustizia per aver seviziato delle persone". Il riferimento del penalista riguarda le ridicole condanne confermate dalla Quinta Sezione penale della Cassazione che il 5 luglio, solo otto giorni prima di questa sentenza, ha di fatto mandato assolti gli alti funzionari di polizia responsabili della mattanza alla Scuola Diaz di Genova. I torturatori in divisa infatti, pur condannati in via definitiva, non sconteranno nemmeno un giorno di carcere perché la pena è coperta da indulto. Un vero e proprio obbrobrio giudiziario specie se si pensa che proprio le due sentenze di primo e secondo grado di questo processo stabilirono che furono le "forze dell'ordine" con l'assassinio del giovane martire antimperialista Carlo Giuliani, i pestaggi indiscriminati, gli arresti in massa, e le torture a Bolzaneto e non certo i manifestanti a mettere in pericolo l'ordine pubblico che è l'elemento fondamentale per contestare il reato di "devastazione e saccheggio". Sicché si arriva all'assurdo che nello stesso contesto di fatti, il danneggiamento di "cose" è stato punito con inaudita spietatezza, equiparabile a reati di omicidio, mentre i pestaggi, le torture e la rovina fisica e psichica di decine e decine di manifestanti ad opera di massacratori di professione in divisa è andata sostanzialmente impunita. Per non dire, naturalmente, delle centinaia di poliziotti, carabinieri e guardie di finanza che si sono macchiati di criminali torture contro manifestanti inermi come nell'infame mattatoio di Bolzaneto, e che l'hanno potuta fare franca in totale impunità grazie all'anonimato garantito dai mascheramenti e dalla mancanza del numero di matricola in evidenza sulla divisa, nonché grazie all'omertà e alla protezione dei loro superiori e dei governanti neofascisti. Insomma, si tratta di una sentenza in perfetto stile mussoliniano che serve da monito a chi osa ribellarsi contro il regime neofascista, crea un pericoloso precedente sul piano giudiziario e ha tutto il sapore di una vera e propria vendetta contro le centinaia di migliaia di giovani antimperialisti che il 20 e 21 luglio di 11 anni fa osarono scendere in piazza a Genova per manifestare pacificamente tutto il loro dissenso contro il G8. Soprattutto se si pensa che nessuno dei 10 ragazzi condannati faceva parte del famigerato gruppo di provocatori del "black bloc" che misero a ferro e fuoco la città con gravi atti di violenza e di danneggiamenti sotto gli occhi delle "forze dell'ordine" che non mossero un dito per fermarli ma si accanirono con inaudita violenza solo contro i manifestanti inermi. La pesantissima accusa di "devastazione e saccheggio" è contemplata nel famigerato articolo 419 del codice di procedura penale fascista ed è un reato che fino ad oggi quasi mai è stato contestato a un manifestante. Un reato che può portare a condanne fino a 15 anni di carcere per una vetrina rotta e che il regime neofascista ha deciso di rispolverare per reprimere nelle sedi giudiziarie qualsiasi movimento di contestazione e di dissenso. D'ora in avanti, anche in virtù del cosiddetto "concorso morale" invocato dai Pubblici ministeri genovesi Anna Canepa e Andrea Canciani e dal procuratore della Cassazione Pietro Gaeta, basta essere video-ritratti nei pressi di una manifestazione dove succedono disordini per essere considerati "complici morali" delle eventuali "devastazioni e saccheggi" e beccarsi dai 7 ai 15 anni di carcere. Significativo è anche il fatto che negli ultimi dieci anni questo reato è stato applicato in 11 sentenze. In processi che riguardano fatti di tifoserie allo stadio ma anche manifestazioni politiche come quella dell'11 marzo 2006 in corso Buenos Aires a Milano. Mentre nei 52 anni precedenti della Repubblica solo in dieci sentenze sono stati condannati degli imputati per lo stesso reato. Per tutto ciò auspichiamo che le manifestazioni di protesta contro questa infame sentenza vadano avanti insieme alla campagna per l'annullamento del processo che ha già raccolto oltre 30 mila firme. La gravissima sentenza della Cassazione conferma ancora una volta quanto noi marxisti-leninisti andiamo denunciando da anni: siamo in un regime neofascista che della dittatura mussoliniana ha ereditato anche il codice fascista Rocco e lo usa con inaudita ferocia contro quegli oppositori e combattenti anticapitalisti e antimperialisti che non piegano in silenzio la testa ma lo affrontano a testa alta, mentre assicurano l'impunità, onori e carriera ai torturatori e macellai delle forze repressive che si macchiano dei più atroci crimini e delitti com'è accaduto al G8 di Genova. 25 luglio 2012 |