Per lo scempio ambientale causato nella realizzazione della Tav nel Mugello La Cavet condannata per smaltimento illecito dei rifiuti e assolta per il danneggiamento di sorgenti e fiumi si va verso il colpo di spugna Dal corrispondente dell'Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLI Si è concluso il 3 marzo scorso a Firenze, dopo 4 anni e 100 udienze, il 1° grado del processo per i danni ambientali nella realizzazione della tratta Firenze-Bologna dell'Alta velocità ferroviaria, che hanno riguardato in particolare il Mugello. Per il solo reato di smaltimento illecito di rifiuti il giudice Alessandro Nencini ha condannato 27 dei 50 imputati tra dirigenti e tecnici del consorzio Cavet e ditte in subappalto a pene variabili dai 5 ai 3 mesi. Sulla base delle accuse formulate i pm Giulio Monferini e Gianni Tei avevano invece chiesto pene a 10 anni per i vertici Cavet, che è il general contractor dell'opera il cui capofila è l'immancabile Impregilo. Il territorio del Mugello è stato disseminato di discariche di materiali di scavo delle gallerie e di fanghi contaminati da idrocarburi e di cemento, con tanto di traffico illecito di rifiuti. Cavet per risarcire i danni dovrà pagare, a titolo d'anticipo, tra gli altri al ministero dell'Ambiente, regione Toscana, provincia di Firenze comunità montana del Mugello (che si erano costituiti parte civile al processo), la cifra di 160 milioni d'euro. Su questo punto la difesa ha già intravisto la scappatoia giudiziaria perché alcune di queste istituzioni sono state additate dalla stessa accusa, e giustamente, come corresponsabili dei danni. Poi ci sono gli altri capi d'imputazione per i quali i pm avevano chiesto complessivamente 180 anni di carcere. A partire dal furto aggravato di acque pubbliche, dato che Cavet ne ha utilizzate senza autorizzazione 5 milioni di litri per le attività di cantiere; un reato questo che con la legge Galli del '99 non è più penale ma solo amministrativo e per questo il giudice Nencini sta preparando il ricorso alla Corte costituzionale. Se per quanto riguarda lo smaltimento illecito dei rifiuti il giudice ha riconosciuto la colpevolezza dei vertici Cavet, per quel che riguarda i danni ai fiumi e alle sorgenti d'acqua intercettati dai lavori, la sentenza è del tutto inaccettabile. La procura ha contestato il danneggiamento aggravato che è un reato volontario. Il giudice invece ha ritenuto che i danni, anche se gravissimi sarebbero stati causati da negligenza o imperizia, cioè danni colposi. Non prevedendo il codice penale il reato di danneggiamento colposo gli imputati sono stati tutti assolti. Per le famiglie e aziende danneggiate rimane solo la possibilità di chiedere i danni in sede civile. Insomma, sullo scempio ambientale che vede 57 chilometri di fiumi seccati, altri 24 chilometri di fiumi che hanno visto ridurre drasticamente la portata, 37 sorgenti seccate, ecc., con danni ingentissimi per le popolazioni mugellane (non a caso si parla di 741 milioni di euro di danni complessivamente), in pratica viene passato il classico colpo di spugna. Come se non fosse stato assolutamente prevedibile ciò che sarebbe successo visto il tipo di opera che si andava a realizzare, per di più andando a forare le montagne con una valutazione d'impatto ambientale estremamente superficiale e incompleta. Con questa sentenza il bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto, più vuoto che pieno. Nel senso che i responsabili non sono stati condannati per tutti i reati di cui erano imputati, e anzi sono stati assolti da reati gravi, nonostante le prove incontrovertibili dei danni causati al territorio e alle popolazioni. Senza contare poi che vari reati sono ormai caduti in prescrizione. Ma anche per il filone del processo dello smaltimento illecito di rifiuti, dove certe condanne ci sono state (anche se nettamente inferiori rispetto alle richieste dell'accusa) la difesa spavaldamente si sente già sicura che alla fine neanche qui una delle accuse rimarrà in piedi. Insomma tira l'aria di un ulteriore colpo di spugna generale. Noi marxisti-leninisti non smetteremo mai di rivendicare che sia fatta piena giustizia e condannati i responsabili, ad iniziare da Cavet, sia a livello penale che per quel che riguarda il risarcimento dei danni fino all'ultimo centesimo, compresi quelli agli agricoltori e alle famiglie danneggiati per l'essiccamento di territori e pozzi. Non solo. Si deve andare a fondo sulle responsabilità politiche dei vari amministratori nazionali e locali circa lo scempio ambientale che è la Tav, cosa che in questo processo manca. Una giustizia che è dovuta alle popolazioni che si sono battute in questi decenni contro questa megaopera faraonica e speculativa funzionale agli interessi della classe dominante borghese. 18 marzo 2009 |