La cementificazione di Genova e dei suoi torrenti

L'"epicentro delle esondazioni" è stato individuato nel territorio dell'ex comune di Marassi che si estende proprio nella valle del Ferreggiano, fino alla sua confluenza nel Bisagno. La storia di questo quartiere è una sequenza ininterrotta di scempi ambientali, urbanistici e paesaggistici.
Nei decenni a cavallo tra il XlX  e il XX secolo  la zona viene ricoperta da una prima ondata di speculazione edilizia. La successiva massiccia edificazione degli  anni trenta e del secondo dopoguerra, trasformano l'antico borgo rurale in un popoloso quartiere cittadino. Gli abitanti salgono a 10.000 nel 1900 (rispetto ai meno di 3.000 del 1841) per arrivare ai circa 42.000 attuali. D'altro canto se fino al 1928 l'alveo del Bisagno alla Foce era largo 90 metri, la copertura e il nuovo quartiere, voluti da Mussolini, lo riducono a meno di 48 metri. Il fiume in pratica viene privato dello spazio fisico di cui ha bisogno. Da allora, periodicamente, se lo riprende. Così, un corso d'acqua, che per portata ordinaria non può neanche definirsi fiume, è diventato una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualsiasi momento.
La situazione si aggrava quando l'intera città viene stravolta dal "sacco democristiano" degli anni '60 e '70, il capoluogo ligure, così come Milano, Roma, Napoli e Palermo, diviene quella sconfinata colata di cemento che è tuttora. Si procede al disboscamento delle scoscesa collina che sovrasta Marassi, dove viene realizzato fra il 1956 e 1967 il mostruoso complesso dell'INA-Casa di forte Quezzi, quello che i genovesi chiamano il "Biscione". Vengono edificate case e palazzoni, non solo lungo gli argini dei torrenti, il cui diametro di conseguenza si restringe sempre più, ma persino nel bel mezzo dell'alveo, come accade sul Bisagno, in corrispondenza dell'attuale Corso Alessandro de Stefanis. Alla fine degli anni Ottanta, nel contesto dei lavori di ammodernamento dello stadio, in previsione dei mondiali di calcio, per creare nuove aree di parcheggio viene realizzata una lunga piastra di copertura su un tratto del Bisagno, proprio di fronte all'impianto sportivo.

9 novembre 2011