Alleato della lega nord per le elezioni politiche 2006 Cenni sulla storia del movimento per le autonomie (MpA) siciliano Dal nostro corrispondente della Sicilia Sul numero 10/2006 de Il Bolscevico abbiamo diffusamente trattato dell'alleanza politico-elettorale tra il Movimento per le autonomie (MpA) siciliano e la Lega Nord secessionista e razzista. Adesso proponiamo cenni sulla storia del MpA. Del feroce scontro in seno all'UdC siciliano che porta alla scissione del partito e alla nascita dell'MpA si comincia ad avere i primi sentori nel 2004. Scalpore fece nell'ottobre 2004 lo sfregio all'allora segretario siciliano dell'UdC, Raffaele Lombardo, che si vide tappezzare Catania, la sua città, con manifesti listati a lutto in cui se ne annunciava la morte: "Ieri è venuto a mancare l'uomo più amato dai siciliani: il Presidente Raffaele Lombardo, di 54 anni. Con immutato dolore i siciliani tutti ne danno il triste annuncio". Scalpore soprattutto perché gli autori del lugubre scherzo erano i suoi camerati di partito. Lo stesso giorno a Catania si svolgeva la manifestazione regionale del gruppo dei cosiddetti "quarantenni", i più acerrimi nemici di Lombardo. Invitato d'onore alla manifestazione il sottosegretario Mario Baccini, odiatissimo da Lombardo. Secondo alcune voci di corridoio Baccini avrebbe fatto pressioni su Casini per impedire a Lombardo di arrivare ad una poltrona di ministro. Da tempo quello del potentissimo e altrettanto ambizioso ex-segretario siciliano dell'Udc era un nome che circolava nella Casa del fascio per incarichi nazionali. Lombardo, infatti, è il leader di un potentissimo gruppo clientelare che fino a qualche tempo fa stava nel partito di Casini in Sicilia e che adesso è divenuto la dirigenza dell'MpA. Il punto di forza di Lombardo è l'assessorato alla sanità che detiene tramite Pistorio, suo fedelissimo, prima nell'UdC e adesso nell'MpA. Ed è proprio la divisione tra i vicinissimi a Lombardo dei posti di potere in Sicilia che scatena la critica in seno all'UdC. La goccia che fa traboccare il vaso si ha nel marzo del 2005. I cosiddetti "quarantenni", a seguito della conferma di tutti i manager corrotti della sanità siciliana, mettono sotto accusa il segretario regionale dell'UdC e il presidente della regione Cuffaro, chiedendo la convocazione della Commissione nazionale antimafia. Intanto, annunciano lŽuscita dalla maggioranza dellŽAssemblea regionale siciliana (Ars) e rivendicano il ruolo di "vera Udc", contro la linea Cuffaro-Lombardo. La polemica investe anche settori del partito a livello nazionale: "Le decisioni del governo Cuffaro - affermano una decina di deputati nazionali - adottate in materia di sanità ci impediscono di continuare a sostenerne l'azione. Ci sembra giusto e moralmente doveroso prendere pubblicamente le distanze da un governo e dall'azione di una parte dellŽUdc". Da questo scontro nasce anche la feroce polemica ripresa dai quotidiani nazionali sul ricovero di Provenzano a Marsiglia con la copertura di esponenti delle istituzioni siciliane. È sotto attacco per le nomine il fedelissimo di Lombardo, l'assessore alla sanità Pistorio, che dopo aver confermato tutti i manager inquisiti ignora la bufera politica. Ma sotto attacco è lo stesso Lombardo poiché tra i manager e i nuovi dirigenti c'è anche Francesco Judica, nominato direttore dellŽAusl 4 di Agrigento, che proprio di Lombardo è il cognato. Le battaglie per la supremazia nell'UdC in Sicilia e la divisione dei posti che contano si fanno sempre più aspre. Nello stesso periodo si dimettono per "protesta" alcuni segretari provinciali, mentre alcuni amministratori cambiano di fronte. Uno dei più aspri oppositori dell'asse Lombardo-Cuffaro è Massimo Grillo, deputato nazionale eletto a Trapani, che accusa: "nell'UdC non vi è stata, come nei partiti democratici, una maggioranza e una minoranza. Ma solo una parte: l'asse Cuffaro e Lombardo". A Grillo, considerato uno dei principali artefici della scissione che porterà via dal partito Lombardo, con migliaia di voti, è stato servito il piatto freddo della vendetta democristiana. La frattura si consumò nella primavera 2005, quando l'allora segretario Follini, tentando di salvarsi la faccia di fronte alle accuse di mafia e corruzione che pendevano sul suo partito in Sicilia, scelse di inviare un "supervisore". La filomafiosa dirigenza regionale dell'UdC insorse e l'asse Cuffaro-Lombardo finì con l'incassare, addirittura, la solidarietà di una certa area del "centro-sinistra" siciliano, offeso per una presunta "lesa maestà autonomista" commessa dall'UdC nazionale con l'"indebita" ingerenza. Il commissario di Follini non riesce a evitare la scissione. Il potentissimo Lombardo non ammette limitazioni di sorta al suo potere clientelare. A maggio 2005 la spaccatura è ormai consumata: Lombardo non ha ancora abbandonato l'UdC ma decide che è arrivato il tempo di provare la consistenza elettorale del suo potere clientelare. Durante la campagna per il rinnovo del consiglio e l'elezione del neopodestà della seconda città siciliana, Catania, Lombardo presenta ben quattro liste autonomiste a lui collegate. In quella occasione si diffonde a Catania e in Sicilia la voce di contatti sottobanco tra Lombardo e il candidato del "centro-sinistra" a neopodestà di Catania, l'ex-ministro di polizia Bianco. Del resto sui manifesti delle liste di Lombardo non vi è l'indicazione di voto sul sindaco. Nel segreto delle urne i voti delle liste autonomiste di Lombardo vanno al candidato del "centro-destra", conosciuto come il medico personale del neoduce Berlusconi, Umberto Scapagnini, che viene eletto neopodestà di Catania. Le liste di Lombardo formate da manager di aziende pubbliche e private, da professionisti più o meno chiacchierati, raccogliendo migliaia di voti fanno tra l'altro scendere l'astensionismo nella metropoli etnea. Uscendo dalla vittoria di Catania, a luglio 2005, Lombardo lancia la costituente del Movimento per le Autonomie. È in questa sede che il leader secessionista varca i confini della Sicilia e si erge a "paladino" del Mezzogiorno, lanciando l'avvertimento al neoduce: "Ritengo che dal premier Silvio Berlusconi non potranno che venire dei riscontri alle nostre richieste. Ma se non dovessero arrivare risposte precise per il Mezzogiorno, allora il centrodestra dovrà prepararsi alla sconfitta perché molto alto sarebbe il voto di protesta". Il messaggio è chiaro: Lombardo lascia intendere che potrebbe passare al "centro-sinistra". I leader dell'"Unione" colgono il messaggio e cominciano a corteggiare sempre più serratamene l'MpA. A ridosso della formazione del gruppo dell'MpA al parlamento siciliano Fassino incontra Lombardo. Ma costui non sceglie lo schieramento e il tira e molla con le due coalizioni borghesi dura fino alla vigilia della campagna per le politiche, con momenti di forte scontro nella Casa del fascio. A settembre 2005 Lombardo riesce a mettere piede nel Consiglio comunale di Palermo. Aderiscono all'MpA 7 consiglieri provenienti da diversi partiti del "centro-destra". Va in crisi la roccaforte di Forza Italia in Sicilia, la giunta di Palermo: attaccano il neopodestà forzista Cammarata, il pupo del caporione Micciché. L'MpA minaccia la sfiducia alla giunta palermitana, Lombardo vuole assessori in giunta. Lo scontro rientra con la mediazione del boss Cuffaro. È a Messina, tuttavia, che Lombardo, nel dicembre 2005, lancia l'attacco che fa capire a Berlusconi che conviene scendere a patti se vuole che l'MpA ritorni all'ovile. Lombardo lascia al proprio elettorato "libertà di scelta" per i candidati a neopodestà di Messina e crollano le preferenze al candidato del "centro-destra", vince il "centro-sinistra" con Genovese. In occasione della discussione sulle possibili elezioni anticipate in Sicilia si apre lo scontro tra l'asse Lombardo-Cuffaro e il caporione forzista Micciché. Quest'ultimo vuol bloccare la pericolosa ascesa di Lombardo e promette a Cuffaro le elezioni anticipate se l'assessorato alla Sanità viene tolto all'MpA e dato a Forza Italia. Ma, elezioni anticipate o meno, Forza Italia dovrà rassegnarsi ad andare alle politiche e alle regionali senza l'assessorato alla Sanità. Cuffaro, infatti, protegge Lombardo e risponde picche a Micciché: "non credo che ci sia il tempo per un passaggio di testimone alla Sanità". Intanto i rimbambiti dirigenti del "centro-sinistra" siciliano e nazionale vanno sempre più in brodo di giuggiole per il neofascista secessionista e filomafioso Lombardo. Al primo congresso nazionale dell'MpA, svoltosi a Bari dal 16 al 18 novembre scorso, ad osannare Lombardo, in prima fila, accanto a Micciché e Cuffaro al responsabile per il Sud della Lega Nord, Giacomo Chiappare, ci stanno "antimafiosi" del calibro di Luciano Violante, del segretario dei DS siciliani, Capodicasa, esponenti della Margherita come Fioron, Mauro Fabris dell'Udeur. La chicca, tuttavia, è la presenza di Rifondazione con il presidente della regione Puglia Nichi Vendola che si sente in dovere di portare i saluti di padrone di casa a Lombardo. I procacciatori di voti del "centro-sinistra" rimangono però con un pugno di mosche, condito dalla figura indecente di fronte alle masse popolari. Lombardo, infatti, com'era prevedibile, dà il ben servito a Violante, Fassino, Vendola e rientra nella Casa del fascio. Alla memoria rimanga questo: in occasione di Mediterracqua, il Forum internazionale sull'acqua, la delegazione del PMLI criticò aspramente l'intervento di Lombardo che, nel portare i suoi saluti poco graditi al convegno, giustificava la scelta di privatizzare la gestione idrica in Sicilia. Il nostro fu l'unico Partito che, contro le posizioni troppo morbide di Rifondazione & c., fece chiarezza in assemblea sulla natura neofascista e filomafiosa di quel personaggio e del suo compare Cuffaro e riuscì a far sollevare da parte dei presenti una critica all'organizzazione della manifestazione per l'invito a presenziare rivolto a Lombardo. 15 marzo 2006 |