Gravissima decisione del Direttivo nazionale La Cgil cancella lo sciopero generale. La sinistra abbandona la riunione La destra della Camusso si allinea al PD e a CISL e UIL Il Direttivo nazionale della CGIL, riunitosi il 18 giugno scorso, ha, di fatto, revocato lo sciopero generale che aveva programmato in un precedente direttivo del 21 marzo contro il disegno di legge Fornero sul "mercato del lavoro" e contro la politica economica del governo Monti. Si tratta di una decisione gravissima che tradisce un impegno preso e disarma i lavoratori che fin qui si sono battuti con forza e determinazione. Anche perché tale decisione avviene dopo che la Camera, con voto di fiducia, ha approvato la controriforma sul lavoro che colpisce duramente i diritti dei lavoratori e del sindacati, e mentre il Senato si appresta a fare la stessa operazione, avviene nello stesso tempo in cui il governo annuncia, con lo spending review provvedimenti draconiani contro i pubblici dipendenti del tipo: taglio delle retribuzioni, blocco della tredicesima per tre anni, che si va ad aggiungere al blocco del rinnovo dei contratti, la riduzione degli organici, per non dire della libertà di licenziare. Sia nella relazione introduttiva di Vincenzo Scudiere che nel documento conclusivo, non votato dalla sinistra che per protesta ha abbandonato la riunione, si avverte con chiarezza, un ripiegamento anzi, la prosecuzione di un ripiegamento a destra della maggioranza del Direttivo che fa capo alla riformista e femminista Susanna Camusso (assente nella circostanza per problemi di salute), verso le posizioni dei sindacati collaborazionisti CISL e UIL e verso il PD, colonna portante del governo della grande finanza, della Ue e della macelleria sociale. Infatti, i toni della critica al governo sono stati inspiegabilmente e in modo ingiustificato di molto abbassati. La difesa dell'art.18 non è più nemmeno menzionata, come se il problema fosse stato superato dai ritocchi, insignificanti e ininfluenti, introdotti da Monti con l'accordo di Alfano, Bersani e Casini. L'unità con la CISL e la UIL di Bonanni e Angeletti è diventata la priorità. Con esse "non possiamo rinunciare - ha detto Scudiere - alla costruzione di un rapporto unitario". Viene di conseguenza la cancellazione dello sciopero generale che, tra l'altro, rappresenta un nulla osta per Monti che aveva chiesto di poter portare, alla prossima riunione del vertice della Ue, la "riforma" del lavoro, liberista e padronale, e lo scalpo dell'art.18. Esplicita e plateale l'opposizione espressa dalla sinistra della CGIL. Gianni Rinaldini, coordinatore dell'Area "La CGIL che vogliamo", nel suo intervento ha giudicato l'annullamento dello sciopero generale come "un via libera alla riforma che passa senza che la Cgil nel suo insieme abbia messo in pratica una politica di contrasto". Inoltre ha parlato di "totale subalternità (della CGIL, ndr) alla politica e agli equilibri tra partiti che sostengono il governo". Nella dichiarazione di voto Rinaldini è tornato sull'argomento: nonostante che nulla sia intervenuto per modificare nel merito il disegno di legge del governo "anzi con notevoli interventi peggiorativi sul precariato, sugli ammortizzatori, sulla questione drammatica degli esodati, sull'art.18 la segreteria - ha affermato - propone di cancellare lo sciopero già deciso". "Considerando gravissimo che la segreteria nazionale non abbia saputo e voluto attuare il mandato ricevuto dal Direttivo assumiamo - è stata la sua conclusione - la decisione di non partecipare al voto di questo Direttivo". Sergio Bellavita, segretario nazionale FIOM, dal canto suo, in una dichiarazione del 20 giugno critica il vertice della CGIL e l'atteggiamento rinunciatario della segreteria nazionale della FIOM. Proprio riferendosi al comunicato di quest'ultima afferma: "nel momento in cui viene ribadito il giudizio negativo sul disegno di legge lavoro e sulla controriforma previdenziale, non si può non esplicitare un giudizio critico anche sul fatto che la Cgil ha revocato lo sciopero a suo tempo deliberato". "Esprimere questo giudizio - continua - è infatti un atto di chiarezza dovuto nei confronti dei lavoratori". "Considero un errore - dice Bellavita - non aver assunto come Fiom la decisione di proclamare uno sciopero dei metalmeccanici contro la linea politica del Governo". Senza una pressante iniziativa della FIOM era evidente che "la Cgil avrebbe al massimo espresso una contrarietà formale di testimonianza, sulla controriforma del mercato del lavoro, così come è già accaduto per quanto riguarda quella delle pensioni". Una critica simile al sindacato di Landini era venuta dall'Assemblea autoconvocata di delegati e delegate tenutasi il 26 maggio scorso a Roma. Nell'ordine del giorno si legge: "riteniamo grave e incomprensibile che la Fiom pur attaccando le manovre del governo Monti non si spenda per la costruzione di un vasto fronte sociale contro le politiche di aggressione e distruzione dei diritti e delle tutele del lavoro". 27 giugno 2012 |