Nessuna multa per l'enorme pregresso evaso. Per il 2012 non pagherà nulla La Chiesa pagherà solo parzialmente l'Ici La stragrande maggioranza dei suoi edifici saranno esclusi dalla nuova tassa. Monti in prima persona salva le scuole dei preti Mario Monti, che in gioventù ha studiato dai gesuiti, ha impiegato l'ipocrisia imparata dai suoi maestri proprio per cercare di salvaguardare il più possibile la Chiesa cattolica italiana dall'ICI alla quale la stessa Chiesa è stata sempre refrattaria con la piena complicità dei governi passati, e che ora, grazie ad un emendamento del governo al Decreto legge n. 1 del 2012, sarà costretta a pagare almeno in parte non tanto per volontà italiana bensì per la procedura di infrazione intentata proprio contro il governo italiano dalla Commissione europea. Vediamo dunque di capire meglio. Il testo normativo che istituì l'ICI (Decreto legislativo n. 504 del 1992) consentiva a chi riteneva di poter accedere alle esenzioni di non registrarsi al fisco, privilegio consolidato del resto dal governo Berlusconi che con il Decreto legge n. 203 del 2005 collegato alla Legge finanziaria per il 2006, in vista delle elezioni della primavera successiva, ha regalato agli enti ecclesiastici l'esenzione totale dall'ICI anche in presenza di attività commerciali e mettendo a tacere la Cassazione che nel 2004 aveva stabilito l'obbligo di pagare l'imposta per tali enti ad eccezione di chi svolgeva attività puramente sociale. Nel 2006 poi - per tentare di bloccare sul nascere eventuali indagini comunitarie poi comunque avviate lo stesso - il governo Prodi emanava il Decreto legge n. 223 (convertito poi in Legge n. 248 del 2006) con cui riformulava ulteriormente la normativa dichiarando ambiguamente l'esenzione totale per gli enti "non esclusivamente commerciali": l'ambiguità nasce dal fatto che sia la normativa italiana sia quella comunitaria distinguono in modo assoluto gli enti che esercitano un'attività commerciale (cioè le società, che hanno sempre e solo scopo di lucro) da quelli che non lo esercitano (che sono comitati, associazioni, fondazioni, ONLUS che non possono e non devono anzi avere scopo di lucro, altrimenti devono trasformarsi in società). Nell'ottobre del 2010 ovviamente la Commissione europea ha aperto un'indagine per aiuti di Stato contro l'Italia e una decisione finale è attesa per la prossima primavera, ed è molto probabile che l'Italia venga condannata. Monti quindi cancellando con numerose ambiguità i privilegi ecclesiastici sull'ICI spera invece di risparmiare all'Italia una decisione negativa che oltretutto dovrebbe essere accompagnata dall'ingiunzione di recuperare quanto non pagato dalla Chiesa in violazione delle regole comunitarie. Al Vaticano e comunque agli enti ecclesiastici con sede in Italia è riconducibile un impero immobiliare che genera un giro d'affari di circa 4 miliardi l'anno. Scuole private, ospedali, palestre e alberghi (attività commerciali, quindi) gestiti da ordini religiosi e fondazioni che finora hanno fatto concorrenza sleale con prezzi più accessibili soprattutto grazie al mancato pagamento dell'ICI. Le cifre sono enormi: circa centomila fabbricati riconducibili alla Chiesa sono destinati di fatto ad attività commerciale, il venti per cento degli immobili di Roma - una gran parte affittati - è in mano alla sola Curia, sono centoquaranta le case di cura religiose accreditate nel Lazio cui si aggiungono ottocento scuole, sessantacinque case di cura, quarantatre collegi, venti case di riposo, ed il discorso finora riguarda solo il Lazio. A Milano le scuole paritarie religiose sono oltre quattrocentocinquanta e le cliniche centoventi. Per ciò che riguarda il patrimonio di immobili ecclesiastici, essi sono concentrati soprattutto (oltre che nel Lazio) in Umbria, nelle Marche ed in parte dell'Emilia Romagna, territori questi che fino al 1860 facevano parte dello Stato della Chiesa. C'è poi il turismo religioso, con duecentomila posti letto sparsi per l'Italia e che vede il potentissimo tour operator denominato Opera Romana Pellegrinaggi, proprietario di immobili e di alberghi, fare concorrenza sleale a tutte le agenzia di viaggi, italiane o straniere, che operano in territorio italiano. Ecco allora che il governo Monti, tanto zelante ed inflessibile con pensionati e lavoratori dipendenti quanto cauto con la Chiesa, lo scorso 24 febbraio ha presentato un emendamento al Decreto legge n. 1 del 2012 con cui viene introdotto l'articolo 91 bis che dispone, modificando l'art. 7 del Decreto legislativo n. 504 del 1992, l'esenzione dall'ICI per i soli immobili dove si esercitano attività "con modalità non commerciali", stabilendo altresì che se l'unità immobiliare ha una destinazione mista (ovvero alcune sue parti sono adibite ad uno scopo commerciale ed altre no) l'esenzione "si applica solo alla frazione di unità nella quale si svolge l'attività di natura non commerciale" fermo comunque restando che "le rendite catastali dichiarate o attribuite in base al periodo precedente producono effetto fiscale a partire dal 1° gennaio 2013": in parole povere, non c'è traccia nell'emendamento di norme retroattive (seppure teoricamente ammissibili) per far pagare alla Chiesa l'enorme pregresso evaso, inoltre l'ICI verrà pagata dagli edifici ecclesiastici commerciali solo a partire dal 2013. Infine, lo Stato italiano (e di conseguenza i suoi cittadini) oltre a non avere goduto per molti anni delle entrate tributarie derivanti da attività commerciali ecclesiastiche, corre anche il rischio di dover pagare una forte multa come conseguenza della procedura di infrazione comunitaria proprio per questa pregressa ed indebita esclusione, per cui oltre al danno per la popolazione italiana c'è anche la beffa. Ma il vero problema sarà il controllo pratico sugli immobili ecclesiastici, visto che tutte le stime che vengono effettuate a tal proposito sono per difetto, tanto che gli stessi comuni hanno difficoltà a mappare le proprietà della Chiesa: buona parte di esse, infatti, non è mai stata registrata al fisco con migliaia di immobili fantasma che affollano centri storici, paesi e campagne. Ecco perché l'imminente fine dei privilegi fiscali potrebbe non bastare a far emergere tutto il sommerso generato dagli enti ecclesiastici: se con la fine delle esenzioni lo Stato dovrebbe incassare circa 400 milioni all'anno di ICI, con un imponente lavoro di mappatura degli immobili si potrebbe superare il miliardo. Ecco perché la fine delle esenzioni dovrebbe essere accompagnata da una legge che obblighi la registrazione degli immobili (compresi quelli ecclesiastici) fino ad oggi sconosciuti ai comuni. Invece il tecnocrate borghese Monti, in quanto a servilismo e favoritismo nei confronti della Chiesa, replica e perpetua la politica di Berlusconi e Prodi e le loro menzionate porcherie legislative del 2005 e del 2006. 14 marzo 2012 |