Gli operai presidiano lo stabilimento Bari: chiude la "Bridgestone", sul lastrico 950 operai Farsesche prese di posizione di Vendola ed Emiliano Dal corrispondente della Cellula "Rivoluzione d'Ottobre" di Bari Nel contesto del Mezzogiorno depresso e sottosviluppato e per la precisione dell'area industriale di Bari, sempre più simile ad un immenso deserto fatto di stabilimenti oramai falliti o abbandonati, un nuovo crimine sta per abbattersi sulla vita di centinaia di operai. Questa volta a chiudere probabilmente i battenti sarà lo stabilimento "Bridgestone", ex "Firestone Brema", che produce pneumatici di uso generico. La decisione, presa dai vertici del colosso giapponese con la sede per l'Europa in Belgio, è calata all'improvviso dall'alto senza nessun preavviso né alcun grave sentore che facesse presagire il peggio. Lunedì 4 marzo è stato comunicato agli operai e ai lavoratori presenti in fabbrica, tramite una videoconferenza, la decisione presa dai vertici manageriali di chiudere lo stabilimento. È stata persino prevista la data entro cui sarà posta la "pietra tombale" per l'opificio, ossia entro il mese di giugno del 2014. Per motivare ufficialmente la scelta dei vertici della "Bridgestone" sono stati addotti i soliti vaghi e inconsistenti motivi adoperati dai colossi capitalistici come "calo della domanda", "costi troppo alti", "concorrenza di nazioni emergenti", "cambiamenti avvenuti nel mercato dei pneumatici". La realtà è ben altra: infatti la "Bridgestone" smantellando la fabbrica di Bari e mandando sul lastrico 950 operai (1.300 con l'indotto) con le rispettive famiglie nonché demolendo tutto l'indotto di tale corposa produzione, continuerà furbescamente a produrre in Paesi dove i profitti possono essere maggiori supersfruttando i lavoratori locali come già fa in Spagna, Ungheria e Polonia. Un operaio ha infatti dichiarato: "Bridgestone ha aperto una fabbrica a Poznan, in Polonia, e da due mesi i nostri stampi sono già stati portati fuori per l'esternalizzazione e i minori costi". A conferma di quanto tale decisione fosse impensabile vi sono altre testimonianze: "Sì, c'è stata una contrazione del mercato ma c'erano utili e numeri. Nessuno ci ha mai detto che la vitalità poteva essere breve"; un altro lavoratore afferma esterrefatto: "La filosofia giapponese ci ha sempre inculcato la lealtà e ora sono proprio loro i primi a tradirci!". Non si è fatta attendere la reazione dei sindacati i quali, a seguito di un lunghissimo incontro presso la sede barese della Confindustria coi vertici dell'impresa, hanno deciso che "dalla Bridgestone non uscirà neanche un pneumatico!", impedendo che i prodotti già terminati e collaudati possano lasciare i magazzini. E così i lavoratori hanno dato vita al presidio dello stabilimento. La sorte dei 950 operai e dello stabilimento sarà sul filo del rasoio almeno sino a giovedì 14 marzo, giorno in cui è previsto a Roma presso il ministero per lo Sviluppo economico un vertice convocato dal governo coi dirigenti della multinazionale. Degna di nota la farsesca presa di posizione delle istituzioni locali con alla testa il presidente della Regione, il revisionista anticomunista Nichi Vendola e il neopodestà di Bari, Michele Emiliano del PD. Vendola solo ora si ricorda dell'esistenza della classe operaia arrivando ridicolmente ad affermare che "la politica per troppi anni ha eliminato il lavoro dalla propria agenda politica" e aggiungendo che farà di tutto nel corso del vertice di giovedì per obbligare a far cambiare idea ai manager della "Bridgestone". Emiliano si è persino spinto oltre dicendo di esser pronto a sostenere da sindaco la possibile occupazione dello stabilimento, come se gli operai avessero bisogno del suo aiuto per poter procedere nella lotta con mezzi anche duri. Sono dichiarazioni adoperate abilmente dall'alto delle istituzioni borghesi, non certo perché realmente interessate alle sorti dei lavoratori bensì per evitare che vi possano essere effetti nefasti alle prossime elezioni regionali o un duro scontro con gli operai esacerbati dalla prospettiva della disoccupazione. 13 marzo 2013 |