No all'incenerimento dei rifiuti L'ecomostro di Brescia deve chiudere! L'impianto di incenerimento di Brescia, di proprietà della Asm Spa, viene realizzato negli anni '90 in un territorio già fortemente inquinato da policlorobifenili (Pcb), policlorodibenzodiossine (Pcdd), policlorodibenzofurani (Pcdf)), mercurio e altri pericolosi inquinanti sversati per decenni attraverso gli effluenti e i reflui delle industrie chimiche Caffaro. Attualmente è il più grande impianto di incenerimento dei rifiuti d'Europa, brucia 1.500 tonnellate di Rsu (rifiuti solidi urbani) al giorno che dovranno diventare 2mila quando sarà completata la "terza linea" di impianti. Numerosi studi hanno dimostrato che le attuali due linee sono altamente tossiche e inquinanti a breve, medio e lungo termine. Alcuni dati bastano a dare un'idea del disastro ecologico: 1) l'inceneritore, in violazione del DM 471/99 è stato autorizzato a emettere una quantità di Pcb un milione di volte superiore a quello previsto per le diossine, capaci di saturare il terreno in 5 mesi. 2) le emissioni dei 158 camini industriali censiti nel territorio bresciano, per quanto riguarda gli ossidi di azoto, assommano a un totale di 148.754 kg/anno, mentre il solo camino dell'inceneritore ne spunta quasi il doppio. Crescita dell'inquinamento Dal 2002 questo mostro dalla "tecnologia a griglia", che i governanti campani dal canto loro considerano un "modello", ha bruciato ben 514mila tonnellate di rifiuti solidi urbani (ossia ecoballe di rifiuto tale e quale, essiccato e deumidificato), 400mila tonnellate di rifiuti speciali (di 75 tipologie), immesso nell'aria qualcosa come tre miliardi di metri cubi di sostanze inquinanti e prodotto ben 130mila tonnellate di scorie e ceneri contenenti sostanze tossiche (policlorodibenzodiossine-Pcdd, policlorodibenzofurani-Pcdf, poli-clorobifenili-Pcb,policloroterfenili-Pct, policloronaftaleni-Pcn, idrocarburi policiclici aromatici-Ipa, diossina, almeno 197 congeneri). Si tratta di 350 tonnellate al giorno di veleni, pari a 15-16 autotreni, da tumulare nelle discariche, anch'esse ovviamente di proprietà della multinazionale. Da un'indagine del 2004 si è calcolato che complessivamente gli impianti dell'Asm spa in un anno hanno "smaltito" 1.057.157 tonnellate di rifiuti, di cui 389.364 presso la discarica di Montichiari, 153.400 presso quella di Castenedolo, 514.393 nel "termo utilizzatore". In particolare il megaforno ingoia 125mila tonnellate/anno di scarti di cartiera importate da ogni parte d'Italia che Asm impropriamente si ostina a definire "biomasse", ma la cui composizione indica uno scarto industriale costituito da una miscela di materiali plastici, legno, residui di carta, frammenti di vetro, materiale ghiaioso e metallico. In alcuni campioni di questo micidiale "pulper di cartiera" sono state trovate concentrazioni di cloro fino al 1,28%, 1,31% e 2,69 % (0,30% negli Rsu) che con la combustione si trasformano in quintali di diossina e Pcb. In sostanza Brescia è una Seveso permanente: nel 2001, ossia tre anni prima dell'aumento della portata del "termo utilizzatore" a 750mila tonnellate/annue (3 volte i quantitativi originariamente autorizzati), il Pm 10, Pm 2,5 e Pm 0,5, ossia gli indici che calcolano la quantità del particolato fine, ultrafine e secondario presenti nell'aria supera i livelli massimi 275 volte l'anno, altissimo l'inquinamento da nitrati, solfati e cloruri d'ammonio. Nel 2003 la Commissione europea finalmente mette in mora il governo italiano riconoscendo che l'inquinante impianto di incenerimento è stato realizzando senza alcuna valutazione di impatto ambientale. Ma il governo, la regione (casa del fascio) e il comune (Ulivo, con assessore all'ambiente dei Verdi) continuano a fare orecchie da mercante, mentre la raccolta differenziata viene bloccata e la città precipita al penultimo posto della graduatoria della Lombardia. Perché? Perché togliendo dagli Rsu con la differenziata carta, cartoni e plastica si riduce il loro potere calorifico di oltre il 90%, e con esso il profitto e il lucro di denaro pubblico da parte dei pescecani assassini dell'Asm. I danni alla salute I composti cloro organici, le diossine e i furani, ormai è noto, sono riconosciuti come estremamente tossici per gli uomini e gli animali: studi epidemiologici hanno riconosciuto un aumento di rischio per disfunzioni riproduttive, infertilità, difetti alla nascita, malformazioni genetiche, danni embrionali, danni permanenti al sistema immunitario, leucemie e cancro. Anche in dosi minime danneggiano fegato, reni, sistema cardiocircolatorio e sistema nervoso. Nei maschi l'aumento di mortalità riguarda i tumori al polmone, retto, linfomi, leucemia mieloide, mieloma multiplo, tumori al colon, stomaco e rene. Nelle donne è aumentata la mortalità per tumore del sistema emolinfopoietico, tumore mammario, sarcomi dei tessuti molli. In studi sui ratti si è riscontrato un aumento di incidenza di tumori del fegato, adenomi della tiroide, fibrosarcomi sottocutanei, carcinomi della lingua, del palato, turbinati e polmone, pelle e derma. Dagli studi condotti nella zona di Seveso è emerso inoltre che la diossina rimane nei tessuti umani da 5,8 a 11,3 anni, che si accumula nella catena alimentare e nei tessuti grassi per la sua scarsissima biodegradabilità, che un solo grammo rappresenta la "dose legale annua massima tollerabile" (anche se legalizzare una dose minima di diossina non ha senso) per 4 milioni e mezzo di persone, e che oltre ai noti effetti tossici, teratogeni, mutageni e oncogeni interferisce pesantemente nel sistema endocrino, sul sistema immunitario, accelera la comparsa del diabete, dell'endometriosi e diminuisce la concentrazione dello sperma. Perché allora l'ecomostro è stato costruito senza opposizione da parte delle masse popolari? La campagna degli "scienziati" prezzolati Perché il comune di Brescia, la regione Lombardia e l'Arpa, con il determinante appoggio di Legambiente (fu il prof. Degli Espinosa, membro del comitato scientifico di Legambiente ed esperto dell'Enea a capeggiare la commissione che ha portato alla legge regionale 21/93 istitutiva dell'ecomostro), e il silenzio-assenzo di Italia Nostra, hanno portato avanti una grossa campagna di falsa informazione che si è avvalsa di 200 esperti dell'"associazione internazionale per i rifiuti solidi" (Iswa), ospitati nel 1997 a Brescia proprio dall'Asm spa per discutere di "Energia dei rifiuti. Un passo verso l'energia rinnovabile", del prestigioso Istituto Mario Negri diretto da Silvio Garattini i cui esperti si sono messi al servizio della multinazionale e dell'opera di megafonaggio su "Brescia pulita" dei mass-media locali e nazionali. Il quotidiano "Bresciaoggi" dell'8 maggio 1998 scriveva: "uno studio del famoso centro farmacologico promuove a pieni voti il termoutilizzatore ... è pulito il termoutilizzatore di Brescia", mentre il "Giornale di Brescia" del 28 febbraio 1999 apriva con lo stupefacente titolo: "L'assessore Brunelli in visita all'impianto. Asm: aria più pulita con il termovalorizzatore". In rapida successione arrivarono poi i pareri favorevoli del responsabile del dipartimento prevenzione della Asl, della Commissione per il collaudo insediata dalla stessa Asm e presieduta da Evandro Sacchi, del politecnico di Milano già membro della commissione tecnico scientifica dell'Asm, mentre il timbro finale della scienza borghese sulla validità ambientale dell'impianto veniva affidato al professore Antonio Ballerin Denti, oggi professore di fisica dell'ambiente all'università cattolica di Brescia, allora titolare della cattedra di controllo degli inquinanti dell'Università di Milano; lo stesso che nella veste di esponente della Fondazione "Lombardia per l'ambiente" nel 1994 aveva organizzato, con l'istituto Mario Negri, il convegno sulla "Termo utilizzazione dei rifiuti" sponsorizzato ancora una volta dalla criminale Asm. 4 luglio 2007 |