Riparte l'indagine "Toghe lucane" Chi erano i manovratori che volevano far fuori Woodcock? A Potenza c'era un'associazione segreta che "bloccava e diffamava" il PM che indagava sulle malefatte dei potenti A Potenza operava un'associazione segreta che fra i suoi scopi aveva quello di bloccare le indagini condotte dal pubblico ministero (PM) di Potenza, ora in forza alla procura di Napoli, Henry John Woodcock e da altri magistrati e suoi collaboratori sull'intreccio politico-mafioso-massonico-imprenditoriale, una sorta di nuova P2, che per anni si è dedicata al malaffare e al controllo delle risorse e degli appalti in Basilicata. A capo di questa associazione segreta stanno esponenti che ricoprono incarichi di vertice nella procura generale di Potenza e che oltre a sollecitare l'azione disciplinare nei confronti dei colleghi scomodi cercavano anche di screditarli e quindi annientarli attraverso dossier diffamatori realizzati e poi spediti ai media grazie alla collaborazione di alcuni carabinieri e di ex appartenenti ai servizi segreti. Sono queste le conclusioni alle quali sono giunti i PM di Catanzaro, il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e Simona Rossi che da oltre un anno e mezzo hanno riaperto l'indagine sul verminaio esistente nella procura di Potenza. I mass media l'hanno ribattezzata "Toghe lucane bis", perché in gran parte l'indagine riguarda gli stessi indagati e gli stessi episodi al centro dell'inchiesta condotta nel 2006 dall'allora PM di Catanzaro, Luigi De Magistris, a lui scippata attraverso il suo trasferimento forzato alla procura di Napoli deciso arbitrariamente dal CSM, e quindi definitivamente affossata attraverso l'archiviazione tombale avvenuta nel marzo di quest'anno per tutti i 30 indagati. Ora quell'inchiesta è ripartita ed è arrivata alle prime conclusioni. La procura di Catanzaro ha infatti notificato nelle settimane scorse quattro avvisi a comparire per l'ex procuratore generale di Potenza, Vincenzo Tufano (ora in pensione), i sostituti procuratori generali Gaetano Bonomi e Modestino Roca e l'ex sostituto procuratore della Repubblica Claudia De Luca (ora in servizio in un'altra sede giudiziaria). Sotto inchiesta anche l'ex agente del Sisde (il vecchio nome del servizio segreto civile) Nicola Cervone, che attualmente lavora presso la Cancelleria del Tribunale di Melfi, tre ufficiali di polizia giudiziaria, un imprenditore e un autista della Procura generale di Potenza. I reati contestati vanno dall'associazione per delinquere, alla violazione della legge sulle società segrete, alla corruzione in atti giudiziari e abuso d'ufficio. L'indagine "Toghe Lucane bis" parte nel 2009 quando un poliziotto di Cerignola (Foggia), Leonardo Campagna, spedisce da un ufficio postale a varie procure e giornali esposti anonimi e diffamatori contro Henry John Woodcock e Federica Sciarelli in cui si accusa il magistrato potentino di aver violato il segreto istruttorio passando informazioni riservate alla conduttrice Rai nonché al conduttore della trasmissione Annozero, Michele Santoro. Notizie risultate prive di fondamento. Attraverso le telecamere dell'ufficio postale, i magistrati riescono a individuare il poliziotto e tramite lui giungono all'ex agente dei servizi segreti, Cervone, che aveva lavorato negli anni precedenti a Potenza e che sarebbe il suo mandante, e quindi al procuratore Bonomi e all'ipotesi che questi fosse a capo di una vera e propria associazione segreta. "A Potenza - scrivono i PM di Catanzaro nel lungo avviso di garanzia - era stata organizzata un'associazione stabile per minare la credibilità del dottor Henry John Woodcock, sostituto procuratore in servizio presso la procura di Potenza, Pasquale di Tolla, ispettore capo della polizia addetto alla squadra mobile nonché il dottor Alberto Iannuzzi, giudice per le indagini preliminari". I tre avevano nelle mani le inchieste più delicate e scottanti della Basilicata. Da loro muovono e si sviluppano le inchieste su Vallettopoli e soprattutto quelle sulle tangenti sulle estrazioni di petrolio e quelle sulla corruzione nel mondo politico-imprenditoriale che gestiva la sanità e i grandi appalti lucani. Le loro inchieste si erano spesso imbattute in imprenditori e politici vicini a quel "centro di potere", così come lo definisce la procura di Catanzaro, che faceva riferimento al sostituto procuratore generale di Potenza. La sensazione è che ancora ciò che emerge sia solo la punta di un iceberg che va ben al di là della procura di Potenza e della stessa Basilicata per coinvolgere gli alti piani dello Stato, delle istituzioni e dello stesso governo, quello presente e quelli passati. Le inchieste di Woodcock hanno coinvolto esponenti locali e nazionali di quasi tutte le cosche parlamentari, sia della destra che della "sinistra" del regime neofascista, (fra cui, per citare solo i più noti, Prodi, Mastella e il braccio destro di Berlusconi, Gianni Letta), in rapporti d'affari con esponenti della massoneria, alti magistrati e ufficiali dei servizi segreti e delle "forze dell'ordine", alti prelati del Vaticano, boss e imprenditori legati alle varie mafie. Chi sono insomma i manovratori che volevano far fuori Woodcock? Chi sono i veri burattinai dell'intreccio politico-affaristico che spadroneggiava in Basilicata, ma che godeva di appoggi e sostegni ai vertici istituzionali e governativi? Ci auguriamo che l'inchiesta "Toghe lucane bis" che sta entrando ora nel vivo proceda speditamente fino a rispondere pienamente a queste domande. Nel frattempo, anche questa inchiesta dimostra che le istituzioni di questo regime neofascista, ivi compresa la magistratura, sono corrotte, inaffidabili, non credibili. E non si tratta di un cancro, di un corpo estraneo e "deviato", bensì di una malattia congenita allo stesso capitalismo. Tant'è vero che a distanza di 30 anni da quando fu svelata la sua esistenza, la P2 di Gelli, Craxi e Berlusconi è più viva che mai e sta realizzando per intero il suo disegno presidenzialista e neofascista. 16 novembre 2011 |