Nuove forme di colonizzazione imperialista La Cina capofila dei paesi imperialisti nell'accaparrarsi le terre dei paesi più poveri Si chiama "Land Grabbing", traducibile in "rapina della terra", il fenomeno dell'accaparramento della terra da parte dei governi delle nazioni più ricche o delle multinazionali in varie parti del mondo, in Africa prima di tutto. E in testa nella corsa all'accaparramento delle terre dei paesi più poveri c'è la Cina capitalista. Ne pagano le conseguenze le popolazioni dei paesi poveri, i contadini espropriati delle loro terre e la distruzione delle coltivazioni locali che sono spesso l'unica fonte di cibo. Si tratta di nuove forme di colonizzazione imperialista cresciute in modo esponenziale negli ultimi 10 anni: oltre 20 milioni di ettari sono stati acquistati o affittati fino a 99 anni, una superficie pari a 7 volte quella dell'Italia, oltre 20 volte quella delle nostre terre coltivabili, più o meno le dimensioni dell'Europa nord-occidentale. A vendere sono in primo luogo i paesi più poveri, come la maggior parte dei paesi africani, tranne Sudafrica e Gibuti che stanno tra i compratori. Ci sono paesi asiatici, dalle Filippine al Pakistan, dall'Indonesia al Laos, ci sono Ucraina e Cuba. Ma anche paesi che stanno diventando potenze economiche mondiali, come Brasile e Russia che hanno molta terra da vendere. O come la Nuova Zelanda il cui governo è stato bloccato da un tribunale che ha vietato la vendita di 16 aziende agricole, per 166 milioni di dollari, a una società cinese. La lista dei compratori vede al primo posto la Corea del Sud attraverso le multinazionali Daewoo e Hyundai, seguita da India e Cina, col governo di Pechino impegnato a scalare la testa della classifica. Seguono Arabia Saudita e Giappone. Pechino ha dato il via nell'ultimo decennio a un vero e proprio rastrellamento di terreni su scala mondiale, dagli 80 mila ettari di terra acquistati in Russia ai 43 mila in Australia, dai 70 mila in Laos a quote minori in Kazakhstan, Cuba e Messico. I principali acquisti sono stati però in Africa dai 2,8 milioni di ettari in Congo ai 2 milioni di ettari in Zambia, a quote minori in Camerun, Uganda e Tanzania. Altre migliaia di ettari Pechino li ha affittati in Algeria, Mauritania, Angola e Botswana, terreni sfruttati per la coltivazione ma anche depredati delle risorse minerali naturali. E attraverso l'acquisto o l'affitto delle concessioni minerarie controlla buona parte del mercato di rame (90 miliardi di dollari), di alluminio (69 miliardi di dollari), di zinco (20 miliardi di dollari) e di nickel (22 miliardi di dollari). Mentre la Cnpc (China National Petroleum Corporation) e le sue consociate monopolizzano il petrolio di Sudan, Ciad, Congo, Repubblica Centrafricana e Angola. Il sistema del "Land Grabbing" è una nuova forma di sfruttamento neocoloniale a tutto vantaggio dei paesi predatori. Cina e India usano loro connazionali per il lavoro sulla terra acquistata o in affitto e il paese depredato non ha un beneficio nemmeno sul piano occupazionale. Inoltre i prodotti coltivati o estratti non vanno ad arricchire il mercato locale o a aumentare il prodotto interno lordo di quei paesi come prodotti di esportazione perché vengono ingoiati dai mercati interni cinese e indiano come se fossero prodotti in Cina o in India. 21 marzo 2012 |