Firmato tra i due governi un partenariato strategico Le miniere afghane nel mirino della Cina imperialista L'Afghanistan sarà sotto controllo delle forze imperialiste di occupazione del contingente Isaf della Nato quantomeno fino a fine 2014 ma prima ancora che i soldati stranieri inizino a smontare le loro basi già spuntano accanto in molte parti del paese le basi delle multinazionali cinesi che hanno già iniziato a lavorare, Sono in particolare le miniere afghane, e i potenziali giacimenti petroliferi, a finire nel mirino della Cina imperialista, affamata di materie prime. Già nel giugno scorso al vertice dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (Sco) tenutosi a Pechino, Cina e Afghanistan avevano cominciato a discutere un eventuale accordo di partenariato strategico di lunga durata. Discussione che ha raggiunto un primo obiettivo nella firma del "Piano d'azione" il 23 settembre a Kabul da parte del presidente afghano Hamid Karzai e dai componenti di una delegazione cinese. Fra le altre iniziative la Cina si è impegnata a fornire al governo afghano 150 milioni di dollari in aiuti alla ricostruzione e in assistenza tecnico-economica. A dare il segno dell'importanza degli accordi già sottoscritti, e dell'importanza dell'intesa sul partenariato strategico è stato il ministro delle Miniere afghano, Wahidullah Shahrani, che ha definito "estremamente importanti" gli investimenti della Cina in particolare nel settore minerario. Il sottosuolo afghano, secondo le stime del ministero delle miniere di Kabul, conterrebbe un patrimonio minerario equivalente a 3 trilioni di dollari. Una miniera d'oro, è il caso di dire, che la Cina imperialista non si è lasciata sfuggire tanto che già dal novembre 2007 il gigante statale China Metallurgical Group si è aggiudicato il diritto esclusivo di estrarre rame dalla miniera di Aynak, una località a 40 chilometri a sud della capitale, nella provincia di Logar. Ha investito nell'operazione ben 3 miliardi e mezzo di dollari, il più alto investimento estero diretto nella storia dell'Afghanistan, che non si fermerà nemmeno dopo che nella zona destinata a diventare un enorme cratere sono state trovati reperti religiosi e archeologici. Il contratto stipulato dall'azienda cinese prevedeva anche la costruzione di una rete ferroviaria che collegherà la miniera alla Cina attraversando il Pakistan. Pochi mesi fa è stata la China National Petroleum Corporation, la Compagnia petrolifera statale cinese, a iniziare i lavori per l'esplorazione di tre bacini petroliferi dell'Amu Darya, nelle province settentrionali di Sar-e-Pul e Faryab, dove si stima ci siano 87 milioni di barili di petrolio. Bruciando sul tempo i concorrenti imperialisti il gigante petrolifero cinese si è aggiudicato i diritti di estrazione del petrolio per 25 anni. La Cina imperialista ha stretto accordi col Kazakistan e costruito una rete di gasdotti e oleodotti per collegare direttamente i giacimenti di gas e petrolio kazaki con la regione del Xinjiang; in Pakistan ha costruito strade e ampliato il porto di Gwadar; ha stipulato un accordo energetico con l'Iran del valore di 100 miliardi di dollari e della durata di 25 anni. L'accordo con Afghanistan è l'ultimo importante bottino, strappato sotto il naso delle concorrenti imperialiste. 7 ottobre 2012 |