La Cina accentua la sua penetrazione in Africa per sfruttarne le risorse Controffensiva Usa L'insediamento del nuovo Comando unificato per l'Africa (Africom) da parte dell'imperialismo americano, annunciato nel febbraio scorso e realizzato l'1 ottobre, ha evidenziato come nel corso del 2007 la Casa Bianca abbia messo in opera la controffensiva per controllare l'Africa e fronteggiare la sempre più marcata presenza della concorrente Cina nel continente; in ballo il controllo e lo sfruttamento delle ricchissime risorse naturali africane. Una risposta alle precedenti iniziative dell'imperialismo cinese esplose nel 2006 che è stato definito come "l'anno della Cina in Africa" e segnato da una fitta rete di incontri, firme di accordi di cooperazione economica, visite ufficiali, appalti ricchissimi per la costruzione d'infrastrutture e contratti energetici miliardari. L'inizio della massiccia penetrazione cinese in Africa, soprattutto economica per il momento, è indicato con l'acquisizione nel 1997 da parte della China National Petroleum Corporation (Cncp), una delle principali compagnie petrolifere di stato cinesi, della quota di maggioranza della Greater Nile Petroleum Operating Company (Gnpoc), l'allora neonato consorzio formato per gestire il petrolio sudanese. L'intesa tra Pechino e Khartum funziona ancora oggi con la Cina che copre i massacri sudanesi nel Darfur. Ai capitalisti cinesi interessavano le riserve africane di petrolio e gas per alimentare la crescita economica ma anche i mercati dove i manufatti cinesi di poco prezzo erano in grado di sbaragliare la concorrenza. L'ultimo atto è del maggio scorso quando la Cina ha lanciato un satellite che coprirà le telecomunicazioni della Nigeria. Il contratto da oltre 300 milioni di dollari era stato vinto dalla Cina nel 2004 sbaragliando la concorrenza di altre 21 offerte. Quello per il satellite nigeriano è uno delle centinaia di appalti che le imprese cinesi continuano a vincere in Africa. Il cappello all'intervento cinese in Africa è stato messo nel novembre del 2006 a Pechino con il summit del Forum per la cooperazione tra Cina e Africa (Focac), organismo creato nel 2000 per promuovere le relazioni economiche, politiche e culturali tra la Cina e il continente africano. Presenti, salvo poche eccezioni, tutti i capi di stato o di governo dei quarantotto paesi africani che hanno relazioni diplomatiche con la RPC e rappresentanti dei cinque paesi che mantengono ancora relazioni con Taiwan. Nei mesi precedenti il ministro degli esteri Li Zhaoxing, il premier Wen Jiabao e il presidente Hu Jintao avevano compiuto lunghe visite in tutti gli angoli del continente con proposte di accordi o offerte di prestiti andati a buon fine. Hu Jintao firmava con la controparte nigeriana sette accordi di cooperazione che assicuravano alla Cina una serie di licenze per esplorazioni petrolifere, l'acquisto della quota di maggioranza della raffineria di Kaduna, che produce 110.000 barili di greggio al giorno e il diritto di prelazione a favore della Cnpc sull'acquisizione di quattro blocchi petroliferi, due nella regione del Delta e due nel bacino del Chad, una zona ancora vergine per quel che riguarda lo sfruttamento del ricco sottosuolo nigeriano. In cambio Pechino si impegnava a costruire impianti idroelettrici e una rete ferroviaria. Wen Jiabao portava a casa dieci accordi con l'Egitto nei settori petrolifero, del gas naturale e delle telecomunicazioni; un accordo sulle telecomunicazioni in Ghana, accordi su commercio, petrolio e sanità in Congo-Brazzaville; un accordo per 2 miliardi di crediti all'Angola, diventato durante il 2006 il primo fornitore mondiale di greggio alla Cina davanti all'Arabia Saudita; tredici accordi con il primo partner commerciale della Cina nel continente, il Sudafrica, che spaziano dal commercio alla difesa nazionale, dalla cultura alla scienza, all'energia. La dimensione degli investimenti cinesi nel continente africano è tale che diversi studi economici affermano come una buone parte della crescita economica media africana nel 2006, che è stata pari al 5,5%, sia alimentata dagli investimenti e dai massicci acquisti cinesi delle materie prime africane: dal petrolio al gas, dal legname al rame. Nel 2006 gli scambi commerciali tra Cina e Africa sono cresciuti del 40%, toccando i 55,5 miliardi di dollari. Una cifra che dalle stime di Pechino potrebbe raddoppiare e raggiungere i 100 miliardi di dollari entro il 2010. 17 ottobre 2007 |