Secondo un'inchiesta dell'Onu La cricca revisionista e fascista di Pechino rende schiavi 10 milioni di bambini Lavorano in turni di 12 ore al giorno per 60 euro al mese Le disuguaglianze sociali esistenti in Cina a causa della restaurazione del capitalismo sono così evidenti che persino la cricca revisionista e fascista di Pechino è stata costretta a riconoscerle e a promettere di intervenire per ridurle. Le linee guida del nuovo piano quinquennale varate lo scorso anno dal comitato centrale del partito revisionista cinese di Hu Jintao promettevano "sforzi per riequilibrare la distribuzione dei redditi e il rafforzamento dei tentativi per ridurre la tendenza all'allargamento delle disparità" mentre il ministero del Lavoro e della sicurezza sociale sottolineava che le disuguaglianze sociali "hanno raggiunto un livello da allarme giallo e se non vengono corrette entro cinque anni saremo all'allarme rosso''. Uno degli effetti di queste disuguaglianze è il lavoro minorile, messo in evidenza da una recente inchiesta dell'Onu che ha stimato in 10 milioni i bambini supersfruttati, praticamente schiavi; sono bambini tra i 10 e i 14 anni costretti dalla povertà delle loro famiglie a lasciare la scuola dell'obbligo e a andare a lavorare in fabbrica nonostante in base alla legge il lavoro sia vietato sotto i 16 anni. Da inchieste della stampa cinese viene la conferma che i bambini sono impiegati anche in lavori pesanti o pericolosi, esposti a sostanze tossiche come vernici e colle, con turni fino a 12 ore notti comprese, e con salari di circa 60 euro al mese, ovvero meno della metà del minimo legale. 24 maggio 2006 |