Gigantesca statua del filosofo reazionario feudale in piazza Tian An Men I revisionisti e fascisti cinesi ricorrono a Confucio per cancellare Mao Una statua di bronzo raffigurante il filosofo reazionario feudale Confucio, alta quasi 8 metri e con una base in marmo larga 1,6 metri, è stata inaugurata l'11 gennaio sul lato orientale di piazza Tian An Men. Il monumento si trova di fronte al cancello nord del Museo nazionale della Cina, ancora non aperto al pubblico in una posizione di fronte al ritratto di Mao Zedong, appeso sul palazzo imperiale alla Porta della pace celeste. Una contrapposizione voluta dai revisionisti e fascisti cinesi che hanno riesumato Confucio per cancellare Mao. La posa della statua è una nuova operazione di rilancio del filosofo reazionario, vissuto tra il 550 e il 479 a. c., voluta dal regime di Pechino che negli ultimi anni ha finanziato con 7,5 milioni di dollari la creazione di oltre 200 Istituti Confucio in 78 Paesi del mondo, accompagnata dall'attivazione di corsi di studio sulla sua opera in un numero crescente di università in tutto il paese. Il primo passo della rivalutazione di Confucio risale a quasi 30 anni fa, nel 1982, quando il rinnegato revisionista Deng Xiaoping lanciò la campagna "per i cinque accenti e le tre bellezze". Gli accenti erano quelli su moralità, comportamento, disciplina, cortesia e igiene, mentre le bellezze erano quelle del cuore, della lingua e dell'ambiente, un programma ricalcato sugli insegnamenti del filosofo reazionario. Il recupero dei concetti confuciani ha avuto un'accelerazione negli anni recenti sotto la presidenza di Hu Jintao che ha rispolverato il concetto di "armonia sociale", contrapposto a quello della lotta di classe, assieme a quello della necessità di rispettare l'autorità costituita, due principi a puntello della dittatura borghese attuata dal regime di Pechino. Una operazione enfatizzata dalla posa della grande statua di Confucio di fronte al ritratto di Mao in una piazza Tian An Men dove già da tempo erano spariti i grandi ritratti di Marx, Engels, Lenin e Stalin. 19 gennaio 2011 |