Nel Guangdong, provincia della Cina meridionale In rivolta il villaggio di pescatori di Wukan contro gli espropri Gli operai della Hitachi ottengono un aumento di salario del 30% Negli ultimi due mesi dello scorso anno nelle regioni industriali della costa e in particolare nel Guangdong, una delle province più popolose, ricche e industrializzate della Cina, ondate di scioperi e rivolte di classe hanno scosso la Cina capitalista del presidente Hu Jintao. Una delle lotte più lunghe è stata quella della popolazione del villaggio di Wukan, nella contea di Shanwei, iniziata lo scorso settembre e riesplosa ai primi di dicembre contro gli espropri forzati della terra e la miseria offerta in cambio dall'amministrazione locale; la rivolta di Wukan è stata sospesa il 22 dicembre con un accordo tra il governo locale e rappresentanti della popolazione. E subito dopo è partita la protesta nel villaggio di Haimen. Anche tra le lotte operaie il mese di dicembre ha segnato la vittoria degli scioperi dei lavoratori della Hitachi di Shenzhen che hanno ottenuto aumenti salariali. Terminata la loro lotta, è partita il 27 dicembre quella dei 1.500 operai metalmeccanici della Alei Siti di Guangzhou, che costruisce pezzi di ricambio per Honda, Toyota, Nissan e Suzuki, che sono scesi in sciopero per avere la tredicesima intera e non ridotta come vorrebbe la direzione aziendale. La rivolta della popolazione di Wukan era riesplosa l'11 dicembre quando i 20 mila abitanti di questo villaggio di pescatori costringevano alla fuga i locali amministratori e funzionari del partito revisionista e respingevano l'intervento dell'esercito che coi lacrimogeni e i cannoni ad acqua tentava di riprendere il controllo del paese. Decine i feriti, molti gli arrestati fra i quali una decina dei capi della rivolta. I soldati respinti dal villaggio lo stringevano d'assedio e impedivano agli abitanti di uscire, isolandoli dal resto della regione col blocco dei contatti e dei viveri. La rivolta di Wukan era scoppiata nel settembre scorso quando la popolazione si era ribellata agli espropri forzati di terra, eseguiti dai dirigenti revisionisti a favore di speculatori edilizi e imprenditori privati. Oltre metà del territorio comunale era stato sottratto agli abitanti, risarciti con prezzi irrisori, e trasformato da agricolo in edificabile. Centinaia di manifestanti avevano assaltato la sede del municipio e una stazione di polizia. La rivolta si era fermata di fronte alla promessa dell'apertura di una inchiesta da parte del governo centrale. Inchiesta cui si erano opposti i dirigenti locali e che si avviava verso l'insabbiamento. Non si era fermata invece la repressione poliziesca che aveva portato in carcere diversi dirigenti delle proteste, uno dei quali moriva sotto tortura. La notizia della morte di uno dei leader della protesta scatenava di nuovo la rabbia popolare e una folla inferocita assaltava la sede della polizia invocando la "fine della dittatura" e la "morte dei funzionari corrotti". La lotta della popolazione di Wukan, tutt'altro che isolata riceveva il sostegno degli abitanti di villaggi vicini e veniva sospesa il 22 dicembre quando il governo locale riconosceva la legalità della Commissione di gestione nominata dalla popolazione, rimuoveva dai loro incarichi i dirigenti del partito eletti con i brogli e prometteva una nuova inchiesta sulla morte del leader dei manifestanti. Il successo di Wukan incoraggiava la lotta della popolazione del villaggio di Haimen, nella parte orientale del Guangdong, contro la costruzione di una centrale a carbone. Una centrale pericolosa per la salute della popolazione che sommerebbe i suoi effetti a quella esistente responsabile della morte di una decina di persone, denunciavano gli abitanti del villaggio che si sono mobilitati a partire dallo scorso ottobre. Il 22 dicembre migliaia di manifestanti si riversavano nella piazza centrale del paese, distruggevano alcune macchine della polizia e assediavano la sede dell'amministrazione locale. Netta la contrarietà alla costruzione di una centrale che distruggerà l'ambiente e l'ecosistema marino, da cui traggono da vivere i pescatori locali. Il 24 dicembre si chiudeva con un successo la lotta degli operai della Hailiang, una fabbrica di componenti elettronici che produce per conto della Hitaci, di Shenzhen, l'ex villaggio di pescatori che nel 1980 il rinnegato Deng Xiaoping trasformò nella prima zona economica speciale della Repubblica popolare. Uno degli operai più anziani racconta di come una trentina di loro hanno scritto e diffuso con un volantino le rivendicazioni salariali, hanno promosso un'assemblea e sono riusciti a mobilitare la maggioranza dei 4.600 lavoratori dello stabilimento, scesi in lotta il 4 dicembre, fino a quando la direzione della Hitaci ha firmato un documento nel quale si impegna a concedere aumenti salariali fino al 30%, prestiti agevolati per l'acquisto della casa e la reintroduzione dei bonus cancellati dopo la crisi finanziaria del 2008. 4 gennaio 2012 |