Coinvolti negli affari della cricca Indagati il cardinale Sepe e l'ex ministro Lunardi per concorso in corruzione Il responsabile di Propaganda Fide dal 2001 al 2006 ha svenduto all'ex ministro un palazzo a Roma Dopo Scajola e Matteoli (quest'ultimo accusato insieme a Denis Verdini di aver favorito il colosso delle costruzioni Fiorentino Baldassarri-Tognozzi-Pontello negli appalti del post terremoto a L'Aquila, per il G8 e per la scuola dei Marescialli a Firenze), anche un ex ministro, Pietro Lunardi, e un cardinale, Crescenzio Sepe (attuale arcivescovo di Napoli e ex responsabile dal 2001 al 2006 della Congregazione Propaganda Fide che gestisce l'ingente patrimonio immobiliare del Vaticano) sono finiti nel registro degli indagati della procura di Perugia con l'accusa di concorso in corruzione aggravata in seguito al pesante coinvolgimento nei loschi affari della cricca degli appalti e del "sistema gelatinoso" dell'imprenditore romano Diego Anemone. L'inchiesta ruota intorno alla compravendita di un intero palazzo sito in via Dei Prefetti, nel centro di Roma, a due passi da Montecitorio, di proprietà della potente Congregzione immobiliare del Vaticano, acquistato da Lunardi ad un prezzo stracciato e poi fatto ristrutturare dall'impresa di Anemone. Secondo la procura della Repubblica di Perugia i forti sconti ottenuti da Lunardi sia sul prezzo di acquisto dell'immobile che sui lavori di ristrutturazione costituiscono, da un lato, la contropartita per un lauto contributo pubblico fatto avere da Lunardi, all'epoca ministro, al cardinale Sepe per i lavori di ristrutturazione della sede di propaganda Fide in Piazza di Spagna e dei musei vaticani i cui lavori (guarda caso) sarebbero stati affidati alle imprese del gruppo Anemone e, dall'altro lato, lo "sdebito" di Anemone nei confronti dell'ex ministro per l'aiuto fornito durante la trattativa per l'acquisto di alcuni terreni di proprietà della Banca di Roma. Lunardi (oggi senatore del Pdl e dal 2001 al 2006 ministro delle Infrastrutture dei governi Berlusconi) è stato tirato in ballo dalle rivelazioni dell'ex autista di Anemone, il tunisino Laid Ben Hidri Fathi, che il 25 marzo scorso ha rivelato ai Pubblici ministeri (Pm) fiorentini una serie di contatti con ministri e alti funzionari di Stato per conto di Angelo Balducci (presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici finito in manette il 10 febbraio scorso) e dello stesso Anemone. Mentre la trama della vicenda sarebbe emersa dall'interrogatorio di Francesco Silvano, stretto collaboratore del cardinale Sepe, sentito dai carabinieri del Ros nei giorni scorsi in gran segreto per conto dei Pm perugini. L'ex ministro deve spiegare anche il perché nel 2005 i lavori di ristrutturazione di una villa di proprietà della famiglia Lunardi a Basilicanova, nella campagna di Parma, per un importo tra 100 e 150mila euro, furono affidati all'impresa Anemone proprio poco tempo dopo che Balducci aveva presentato l'imprenditore romano a Lunardi. Non solo. L'ex ministro è chiamato a chiarire anche i torbidi retroscena che hanno caratterizzato a cavallo tra il 2004 e il 2005 l'acquisto per un valore quattro volte inferiore al prezzo stimato del palazzo in via dei Prefetti dalla multinazionale del mattone d'Oltretevere che solo a Roma conta più 2 mila immobili di grande pregio frutto di lasciti e donazioni nel corso dei secoli. L'affare, ricordano i Pm, è andato in porto grazie proprio all'intermediazione di Balducci, all'epoca curatore di Propaganda Fide, ma allo stesso tempo designato da Lunardi anche alla carica di presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Accuse che lo stesso Lunardi ha candidamente ammesso in una intervista a "La Repubblica" del 14 giugno (acquisita agli atti dalla procura di Perugia) in cui l'ex ministro con perfetta faccia di bronzo conferma di aver fatto e ricevuto favori; che le ristrutturazioni delle sue magioni effettuate da Anemone "a prezzo di costo" furono affidate all'imprenditore romano perché "Anemone mi doveva un favore. Voleva sdebitarsi" perché io ha, ribadito Lunardi: "Lo avevo aiutato ad acquistare i terreni della Banca di Roma su cui avrebbe edificato il futuro Salaria Sport Village". Proprio l'opera abusiva realizzata nell'area di piena del Tevere dove Bertolaso si faceva fare i "massaggi". Ma, precisa ancora Lunardi oltrepassando il ridicolo, tutto ciò, ivi compreso gli affitti gratis nei palazzi di proprietà del Vaticano e l'acquisto del palazzo sono stati effettuati "come persona, non come ministro". Il patto corruttivo tra Lunardi e Sepe si concretizza tra il 2004 e il 2005, sostengono i Pm perugini, con il ministro che, tramite la società pubblica Arcus, creata appositamente da Lunardi e Balducci come società per azioni partecipata dal ministero dell'Economia col compito di gestire il grande business dell'edilizia culturale, come primo atto elargisce a Propaganda Fide due milioni e mezzo di euro per il restauro della sede in piazza di Spagna e i musei vaticani. In cambio Lunardi, dopo aver usufruito gratuitamente per 14 mesi di uno degli appartamenti dello stabile in via dei Prefetti, procede all'acquisto di tutto il palazzo a prezzo stracciato. Uno scambio di favori a dir poco scandaloso orchestrato ai massimi livelli tra il governo italiano e il Vaticano coi soldi pubblici e alle spalle delle masse popolari e dei credenti. 8 settembre 2010 |