Confermiamo il No alla finanziaria che dà regali ai padroni ed elemosine al popolo Alla fine, non senza scontri e contraddizioni, e tramite un tour de force non da poco (350 emendamenti presentati, oltre 700 votazioni) le forze politiche dell'Unione che sostengono la maggioranza di governo ce l'hanno fatta ad approvare in Senato la legge finanziaria 2008 con 161 voti a favore e 157 contrari. La spallata più volte annunciata dal neoduce Berlusconi è per il momento fallita, aprendo crepe e polemiche con i suoi alleati, Fini di AN, Casini dell'UDC e la Lega di Bossi. I mugugni e le minacce di Dini di non garantire i voti del suo mini neo-gruppo, i Liberaldemocratici, sono rientrati. Così il governo del dittatore democristiano Prodi, forte anche dell'appoggio coperto e allineato della cosiddetta "sinistra radicale" che ha definito la Finanziaria "una manovra popolare", ha potuto compiere indenne il primo passaggio sulla legge di bilancio. Un iter iniziato il 28 settembre allorché il Consiglio dei ministri approvò il disegno di legge della finanziaria 2008; per tutto il mese di ottobre ci ha lavorato la commissione bilancio di Palazzo Madama; il 5 novembre è iniziata la discussione in aula per arrivare all'approvazione il 15 dello stesso mese. Ora inizia il secondo passaggio alla Camera ed eventualmente un terzo al Senato, se il testo dovesse subire delle variazioni, il tutto in un mese e mezzo visto che il 31 dicembre scadono i termini oltre i quali entra in azione l'esercizio provvisorio. Il testo varato al Senato, al solito molto complesso per i non addetti ai lavori, suddiviso in 97 articoli, ricalca in buona sostanza quello licenziato in origine dal Consiglio dei ministri sia per quanto riguarda le cifre che compongono l'insieme della manovra economica, sia per quanto riguarda i singoli provvedimenti, sia pure con alcune variazioni ma tutto sommato di poco conto, a parte l'introduzione all'ultimo minuto dell'istituto denominato class action che ha fatto esultare le associazioni dei consumatori e imbestialire la Confindustria. La manovra ammonta infatti a oltre 11 miliardi di euro di cui 6,3 miliardi di maggiori entrate e 4,6 di minori spese. Ad esso va poi aggiunto l'importo del decreto fiscale pari a 7,5 miliardi di euro. Alla manovra economica del governo, non va dimenticato, c'è da aggiungere il collegato contenente gli accordi del 23 luglio 2007, passati con il nome di Protocollo di Prodi sul welfare, dove figurano i ritocchi economici per le pensioni basse, le modifiche per l'elevazione dell'età pensionabile e i provvedimenti a favore delle imprese e la competitività. Tanto fumo e poco arrosto Una "finanziaria più leggera" rispetto a quella del 2007? Vero, quella fu una stangata di 35 miliardi difficilmente ripetibile senza scatenare la ribellione di massa. E anche in alcun modo giustificabile, viste le maggiori entrate del fisco, vista la riduzione del debito dello Stato in linea con le disposizioni dell'Unione Europea, vista la ripresa produttiva in atto anche se più lenta rispetto ad altri paesi Ue come Germania, Francia e Inghilterra. Una "finanziaria più equa", che guarda al sociale, ai giovani, al Sud, all'ambiente, più in generale ai problemi che assillano le masse? Da una lettura superficiale dei numerosissimi provvedimenti presenti si potrebbe essere indotti in errore. Qualcosina c'è. Qualcosina il governo doveva dare in questi ambiti, vuoi perché c'è la disponibilità dell'extragettito fiscale incassato nel 2006 e nel 2007 che lo permette, vuoi perché Prodi e la sua compagine hanno estremo bisogno di recuperare credibilità e consensi in caduta verticale. Ma si tratta di poca cosa, di tanto fumo e poco arrosto. I capitoli toccati sono tanti, però i provvedimenti previsti in termini di finanziamento sono microscopici con un effetto meramente omeopatico. Spiccioli che si vanno a sommare alla spesa corrente su questo o quel problema senza offrire soluzioni soddisfacenti. È così per gli sconti previsti per la casa, cioè gli sgravi per Ici e detrazioni per i giovani di 20-30 anni in affitto; è così per gli aiutini fiscali dati per l'installazione dei pannelli solari e le ristrutturazioni edilizie. Stesso discorso per abbonamenti per i servizi di trasporto pubblico e canone Rai, abolito per gli over 75 con un reddito non superiore ai 515 euro mensili. Certe misure sono solo la conferma di decisioni precedenti come la soppressione del ticket di 10 euro sulle ricette per la specialistica e la diagnostica. Inoltre gli asili nido, dove c'è un contributo puramente simbolico, e altro ancora. Le maggiori carenze I salari dei lavoratori hanno perso potere d'acquisto in modo consistente (1.900 euro negli ultimi cinque anni secondo uno studio dell'Ires-Cgil). Lo dice persino il presidente di Bankitalia Draghi, aggiungendo che quelli italiani sono tra i salari più bassi a livello europeo. In Finanziaria non c'è nulla di concreto. Se si eccettua un vago riferimento, introdotto in fretta e furia dopo l'annuncio di una protesta nazionale promossa dai sindacati confederali per il 24 novembre prossimo, in cui viene detto che l'extragettito fiscale del 2008 verrà destinato ad alleggerire la pressione fiscale sul lavoro dipendente attraverso la detrazione per la produzione del reddito. Insomma una promessa senza alcun effetto concreto immediato. Non solo, nella legge di bilancio non sono previsti i finanziamenti atti a coprire i rinnovi dei contratti nazionali dei pubblici dipendenti per il periodo 2007-2008. Ci sono gli aumenti fissati per le pensioni basse e per gli incapienti. Il fatto è che essi sono miseri, non sufficienti nemmeno per compensare gli aumenti dei prezzi dei generi alimentari più diffusi e di quelli derivanti dal caro petrolio calcolato per il 2005 e 2006 con un più 700 euro per famiglia. Anche sulla faccenda della stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione nel triennio c'è una conferma formale della decisione assunta l'anno scorso, con risultati a tutt'oggi irrisori, con l'aggiunta però di vincoli e di limiti che renderà ancora più difficile e meno credibile la promessa della stabilizzazione degli oltre 200 mila lavoratori con contratto precario. Vincoli proposti da Dini con un emendamento e accettati da tutta l'Unione. Per altri comparti importanti che avrebbero meritato ben altra attenzione, come scuola, università e ricerca, il governo se la cava con un pugnellino di milioni appena sufficienti alla sopravvivenza. Nel contempo prosegue un piano di riduzione delle spese da attuarsi anche con la riduzione del personale e delle cattedre. Per il Mezzogiorno, è previsto un incentivo alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato e stop. I settori favoriti Una volta diradato il fumo, una volta chiarita la vera dimensione di una miriade di micro provvedimenti emergono con più evidenza i settori che nella Finanziaria fanno la parte del leone: le imprese, il militare, le "forze dell'ordine", le grandi infrastrutture. Al grande padronato il governo Prodi fa un sacco di regali, come e forse di più del precedente governo di "centro-destra" Berlusconi. Già nel 2007 aveva dato agli imprenditori uno sgravio fiscale di ben cinque punti. Con la Finanziaria aggiunge altri regali sempre in campo fiscale. Riguardano la riduzione dell'aliquota Ires che scende dal 33% al 27,5%; riguardano l'Irap che subisce una riduzione da 4,25% al 3,9%. E c'è una bella agevolazione anche per le piccole imprese con un fatturato fino a 30 mila euro che possono optare per il cosiddetto forfettone, ossia un'imposta fissa sostitutiva del 20%; mentre il lavoro dipendente paga aliquote più alte e con prelievo progressivo. Il padronato può contare al suo attivo inoltre quanto previsto nel protocollo Prodi, in particolare la detassazione del lavoro straordinario e degli aumenti aziendali sotto forma di premio di risultato. Può contare al suo attivo il mancato adeguamento della tassazione delle rendite finanziarie alla media europea (dall'attuale 12 al 20%) che pure faceva parte del programma elettorale dell'Unione. Tanti soldi per le spese militari in linea con le rinate ambizioni imperialiste della grande borghesia italiana. Già l'anno scorso il governo Prodi le aveva aumentate dell'11,3%. Per il 2008 è previsto un ulteriore incremento dell'11%, pari a 2 miliardi di euro, cosicché dai 17.782 milioni del 2006 si è passati a 23.352 milioni in questa Finanziaria. Ciò senza considerare un altro miliardo di euro extra bilancio per le missioni di guerra all'estero, ben 19 con il Libano e l'Afghanistan in testa per costo economico per erario. Buona parte di questi stanziamenti sono destinati al finanziamento delle nuove armi offensive come le fregate Frem, i caccia Eurofighter e altre micidiali macchine da guerra. Particolarmente odioso è lo stanziamento di 30 milioni di euro per il G8 della Maddalena. Basterebbe questo per bocciare in toto la finanziaria 2008. Soldi e non pochi anche per le "forze dell'ordine", 192 milioni di euro in più rispetto al 2007, 7,5 miliardi la spesa complessiva messa in bilancio per il capitolo "ordine pubblico e sicurezza", 4 mila le assunzioni di nuovi poliziotti. Altro capitolo coperto da una pioggia di denaro è quello delle grandi infrastrutture: 3,1 miliardi lo stanziamento deciso, 22% in più rispetto al 2007. Alcune necessarie, altre no. Comunque una fonte immensa di guadagno per le grandi società costruttrici. Provvedimenti demagogici In finanziaria c'è un pacchetto di provvedimenti per tagliare le cosiddette spese della politica. Provvedimenti che toccano le indennità dei parlamentari, i compensi dei commissari straordinari del governo, la razionalizzazione delle comunità montane, il fondo rimborsi elettorali ai partiti, la soppressione o razionalizzazione degli enti pubblici statali e poco altro ancora. Provvedimenti con un alto tasso propagandistico e demagogico finalizzati a contenere la crescente sfiducia delle masse verso le istituzioni borghesi, alcuni con una consistenza minima, altri destinati a rimanere sulla carta. In questo contesto si inscrive il tetto di stipendio per i manager pubblici pari a 274.000 euro all'anno, con una miriade di deroghe, cosicché la misura varrà per pochi e susciterà conflitti di interpretazione a non finire. Quanto alla class action, ossia alla possibilità per i consumatori, gli utenti e anche gli investitori di aprire azioni legali collettive per richiedere il risarcimento economico a fronte di truffe subite, vedremo quello che accadrà alla Camera, giacché oltre alla Confindustria, tutti i partiti di "centro-destra" e anche i centristi dell'Unione sono contrari. Lo stesso ministro per le attività produttive Bersani che, sul tema presentò tempo addietro un disegno di legge, ha già detto che occorrono delle modifiche. Confermiamo dunque il nostro No alla finanziaria di Prodi e più in generale alla politica economica e sociale del governo. Le ragioni che recentemente hanno portato a scioperare milioni di lavoratori rimangono pienamente valide. La mobilitazione deve proseguire. Lo sciopero generale nazionale deve tornare all'ordine del giorno. 21 novembre 2007 |