A Bologna blindatissima, prima denuncia di massa dell'inaffidabilità democratica del presidente della Repubblica Contestato Napolitano mentre riceve la laurea ad honorem L'inquilino del Quirinale blinda Monti, invoca la "riforma" della Costituzione, attacca il "ribellismo" e la violenza delle masse e sbeffeggia i contestatori. Solidarietà del PMLI agli studenti La polizia di Monti e Cancellieri manganella i manifestanti È stato un discorso del tutto incentrato sulla difesa a spada tratta del governo Monti quello tenuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lunedì 30 gennaio all'aula magna dell'Università di Bologna in occasione del conferimento della laurea honoris causa in relazioni internazionali. Una laurea, si legge nelle motivazioni, che riconosce il suo "contributo fondamentale allo sviluppo della cultura europea e al superamento degli steccati ideologici" e il suo ruolo di "convinto sostenitore del processo di trasformazione del PCI". In altre parole, il nuovo Vittorio Emanuele III è stato "premiato" in quanto rinnegato del comunismo e paladino dell'Europa imperialista e affamatrice dei popoli. Nel suo discorso, dicevamo, Napolitano ha lodato il governo Monti perché ha saputo evitare, con le sue misure di lacrime e sangue, "il rischio di un vero e proprio collasso finanziario pubblico" (leggi crollo disastroso del capitalismo) ed ha auspicato un "corretto confronto con le forze sociali" in un "clima costruttivo". Ha lanciato un chiaro monito a non mettere in campo "reazioni a qualsiasi provvedimento legislativo che vadano bene al di là di richieste di ascolto e confronto, e anche di proteste nel rispetto della legalità, per sfociare nel ribellismo e in violenze inammissibili". Insomma, secondo il santo protettore del governo della grande finanza e dell'Ue, le lotte attualmente in corso devono smorzare immediatamente il tiro e i toni e piegarsi ad un fallimentare "patto sociale" tutto a vantaggio della borghesia, del governo e del padronato. In caso contrario è giustificata la repressione, come nel caso del movimento No Tav, "nel tentativo", come ha denunciato il PMLI, "di bloccare la rabbia e le lotte crescenti delle masse massacrate dalle misure governative di lacrime e sangue". Blindato il governo Monti, Napolitano ha quindi dettato i compiti ai partiti e all'intero parlamento esortandoli ad affrontare insieme i temi di "riforma delle istituzioni e delle regole parlamentari ed elettorali". Per di più il capo dello Stato ha invocato l'ulteriore scempio della Costituzione del '48 o almeno di ciò che ormai ne resta, da realizzarsi per via parlamentare e con il concorso trasversale di tutte le forze politiche parlamentari. "Si dovrà verificare in Parlamento - ha sostenuto - anche la possibilità - o di prospettare credibilmente - revisioni di norme della seconda parte della Costituzione, come si riuscì a fare anni fa solo con la riforma del Titolo V". Infine Napolitano ha rivolto un richiamo di stampo elettoralistico ai giovani: "tra il rifiutare i partiti e il rifiutare la politica, l'estraniarsi, con disgusto dalla politica, il passo non è lungo, ed è fatale, perché conduce alla fine della democrazia e quindi della libertà". Guai che i giovani e non solo prendano coscienza che la politica borghese è un inganno e lottino al di fuori di essa, nelle piazze, nei luoghi di lavoro, studio e vita! Gli studenti, i precari e gli "indignati" di "Occupy Unibo" non ci sono stati ad accogliere l'appello del rettore Ivano Dionigi alla città a inginocchiarsi compiacente al cospetto di "Re Giorgio". Per l'occasione Bologna è stata blindatissima. Telecamere posizionate sul teatro comunale, elicotteri a sorvolare la piazza, polizia e carabinieri ovunque fin dall'alba. A chi attraversava, anche solo per lavoro o altro, quella fetta di centro storico dove si svolgeva la cerimonia, sono stati richiesti a più riprese i documenti. Nonostante la soffocante militarizzazione due cortei di protesta, uno organizzato dagli studenti e dai precari dei collettivi Tpo, Sadir e Panenka e l'altro dagli "indignati" di "Occupy Unibo", hanno attraversato la città, denunciando come "in quell'aula (l'aula magna dove si teneva la cerimonia, ndr) c'è solo l'1% della popolazione che si autoincensa e si autocelebra". Fra i combattivi striscioni contro il capo dello Stato e il ministro dell'Istruzione Profumo, si leggeva: "Profumo d'austerity. Napolitano la laurea te la diamo noi". Nel corso della manifestazione sono stati portati sacchi della spazzatura, a simboleggiare la cancellazione del valore legale dei titoli di studio, ed è stata espressa solidarietà al movimento No Tav. Vano il tentativo di avvicinarsi al luogo dove si svolgeva la cerimonia e che paradossalmente ha visto l'assenza totale dei veri protagonisti dell'Università che sono gli studenti. Ogni volta gli studenti sono stati respinti dai cordoni della polizia. Fino a quando, prendendo a pretesto il lancio di uova e accendini, la polizia di Monti, Cancellieri e Merola ha perfino caricato e manganellato i manifestanti di "Occupy Unibo" nei pressi dell'aula magna, in via de' Poeti, onde evitare che le urla della protesta disturbassero la lectio magistralis di Napolitano. Due manifestanti e un cronista di Repubblica sono rimasti feriti. Sprezzante il commento di Napolitano sulla protesta: le contestazioni, ha affermato, "se sono motivate" e "corrette" possono essere "prese in considerazione", altrimenti non valgono a nulla. "Francamente un commento su uova e accendini non ne faccio", ha liquidato la questione facendosi beffa delle denunce e delle proteste dei contestatori. Il PMLI, con un comunicato del Responsabile del lavoro giovanile del CC, Federico Picerni, ha appoggiato la protesta e condannato le cariche. "Il manganello tanto caro a Mussolini e a Berlusconi", ha affermato, "evidentemente non dispiace nemmeno a Monti". La contestazione è stata giusta perché ha contribuito ad infrangere l'aurea di "baluardo della democrazia" creata attorno a Napolitano dalla "sinistra" borghese (non a caso al PD la protesta non è proprio andata giù), accusandolo di essere "il primo responsabile di un futuro segnato dalla precarietà" e "uno degli artefici del nuovo governo delle banche, il governo Monti-austerità". In sostanza, si tratta oggettivamente della prima denuncia di massa dell'inaffidabilità democratica del presidente della Repubblica. 1 febbraio 2012 |