Sardegna Contestato duramente Napolitano: "sei l'uomo delle banche" Durante la visita istituzionale a Cagliari, viene fischiato e gli urlano "Buffone buffone". Gli studenti espongono uno striscione contro le spese militari. Il giorno dopo a Sassari anche gli operai nella protesta Mentre attacca stizzito i manifestanti, Napolitano caldeggia la macelleria sociale di Monti È la seconda dura e giusta contestazione delle masse in meno di un mese quella ricevuta da Napolitano il 20 febbraio, durante la sua visita in veste istituzionale in Sardegna. L'altra appena venti giorni fa a Bologna, dove gli studenti lo contestarono mentre riceveva la laurea ad honorem, infrangendo già allora l'aurea di "baluardo della democrazia" di cui ama ornarsi quale paladino del governo Monti. E se l'è meritate ampiamente entrambe. Il 15 di febbraio, sfoderando tutta la sua ferocia antipopolare, aveva pronunciato delle parole che suonavano come una minaccia ai movimenti di lotta contro i provvedimenti del governo: "Noi non siamo la Grecia - aveva detto - mi auguro che contro queste misure non ci sia una protesta, seppur ordinata e legittima, né tanto meno delle contestazioni che escono dal solco della legalità e che non potrebbero essere tollerate". A rispondergli a tono, ci hanno pensato i lavoratori, i disoccupati e gli studenti di un'isola che tra i suoi principali drammi ha quel 22% di disoccupazione che sta soffocando le masse popolari della regione, tra centinaia di siti produttivi al collasso e un'emigrazione giovanile in continua crescita: non hanno accolto l'invito di Napolitano a tacere e a non protestare, i pastori sardi, i movimenti sociali, tra cui quello dei "Liberi artigiani e commercianti", "Antiequitalia" e il "movimento delle partite Iva", centinaia di giovani senza lavoro e senza prospettive di vita. A Cagliari, lo hanno "accolto" col grido di "Buffone, buffone", scandito mentre l'auto blindata passava per il centro del capoluogo sardo. Particolarmente agguerriti i pastori che, oltre alla contestazione, rispondono con un "NO" sonoro all'incontro con un delegato del Quirinale per esprimere tutta la loro indignazione per il rifiuto di Napolitano di incontrarli. Ancora fischi sotto il Municipio dai manifestanti che urlano "Vergogna, vergogna!"; mentre davanti alla sede della Regione hanno letteralmente impedito che fosse innalzato il tricolore. Dura anche la protesta degli studenti che fuori dal Teatro Lirico espongono un maxi-striscione che raffigura dei bombardieri puntati verso un libro. Sullo striscione è scritto: "+15 miliardi per i caccia F35, - 8 miliardi per l'istruzione, dov'è il diritto allo studio?". Si riferiscono ai tre aerei da guerra acquistati dal governo Monti, mentre si taglia drasticamente sui diritti delle masse popolari. A Sassari, il 21 febbraio si ripetono le stesse contestazioni: al suo passaggio, dalla folla assiepata ad attenderlo all'ingresso dell'auditorium consiliare, si alza il coro "Buffone, buffone" e "Non ti vogliamo". Qui anche gli operai nella protesta. Insieme a loro disoccupati, pastori, movimento "AntiEquitalia", studenti. Tra i cartelli tenuti in alto alcuni che definiscono Napolitano "uomo delle banche", mentre altri danno dell'infame al governo Monti. La durissima contestazione sarda ha centrato l'obbiettivo di portare alla ribalta la condizione sociale ed economica di un'isola al collasso, per la quale le istituzioni borghesi dovranno pur prendere degli impegni concreti, ma ha anche raggiunto un risultato politico di grande valore: quello di rispedire ancora una volta al mittente, Napolitano e la cricca di massacratori sociali che rappresenta, le tesi interclassiste, riformiste e pacifiste che spandono a piene mani per soffocare la lotta di classe in Italia. Ci prova anche questa volta a soffocare la rabbia delle masse, quando rifugiatosi dentro il teatro lirico di Cagliari il rinnegato del comunismo afferma: "non bastano e non servono gli slogan ideologici occorre lucidità, realismo, competenza, senso della misura", per tentare di convincere i disoccupati, i pastori sardi gli artigiani strozzati da Equitalia, i giovani senza futuro che sbagliano a protestare. Ripete la stessa tesi l'indomani a Sassari. Vorrebbe delle masse senza idee, Napolitano, pronte a chinare la testa e ad accettare con "senso della misura" di essere massacrate. Mentre dall'altro lato l'alta finanza, rappresentata dal governo Monti, si accanisce con ferocia ideologica neofascista contro l'articolo 18, contro le pensioni, con i tagli e le privatizzazioni, con le controriforme istituzionali e costituzionali. Con l'esperienza le masse comprendono sulla loro pelle la natura politica del ruolo di Napolitano. Dichiarando stizzosamente alla stampa di non rappresentare "le banche ed il grande capitale finanziario, come qualcuno umoristicamente crede e grida", costui implicitamente conferma di esserlo e, comunque, lo conferma quotidianamente con la sua opera di copertura della politica del massacro sociale attuato da Monti. Salutiamo con entusiasmo la contestazione dei manifestanti sardi contro il paladino del governo della grande finanza, della UE e della macelleria sociale in quanto si tratta di un tassello importante nelle lotte crescenti delle masse popolari contro le misure governative di lacrime e sangue. 22 febbraio 2012 |