Scavalcando la Moratti La controriforma Fioroni della scuola superiore apre ai privati Il doppio canale non è stato eliminato Di fronte alla raffica di provvedimenti varati dal nuovo inquilino di viale Trastevere, l'ex democristiano oggi Margherita Giuseppe Fioroni, anche chi in buona fede si era illuso di "battere le destre" e ha votato il "meno peggio" convinto che un governo di "centro-sinistra" avrebbe abolito la controriforma Moratti e salvato la scuola pubblica dalle fauci della privatizzazione, adesso comincia a rendersi conto che: dalla politica estera agli interni, dall'economia alla scuola, il governo borghese del democristiano Prodi porta avanti senza soluzione di continuità la stessa politica guerrafondaia, oppressiva, antioperaia e antistudentesca del governo Berlusconi e in molti casi, come appunto la scuola, riesce a fare addirittura peggio ricorrendo perfino all'inganno, all'imbroglio e alla menzogna pur di imporre alle masse studentesche la sua odiosa controriforma funzionale in tutto e per tutto alla scuola della seconda repubblica capitalista, neofascista, federalista, classista, privatista, meritocratica, aziendalista e filoclericale. Fioroni, non a caso soprannominato "er bucìa" (il bugiardo), fin dal primo giorno che ha ottenuto la massima poltrona dell'Istruzione parla di "cancellazione della legge Moratti" e di "rivoluzione copernicana"; ma la realtà è che egli: dopo aver innalzato il numero degli alunni per classe, abolito le graduatorie provinciali permanenti dei precari e disposto un taglio di quasi 20 mila cattedre e oltre 7 mila posti per il personale Ata; dopo aver controriformato l'esame di maturità rendendolo più duro, selettivo e meritocratico per gli studenti della scuola pubblica e legittimato gli "esamifici" delle private; il 25 gennaio ha inserito all'interno del pacchetto Bersani sulle liberalizzazioni approvato dal Consiglio dei ministri un decreto legge che non solo conferma in pieno la legge Moratti sia alle elementari che alle medie, non solo mantiene in vita il "doppio canale" alle superiori confermando l'odiosa separazione classista tra istruzione liceale e formazione o avviamento professionale, ma addirittura trasforma tutte le scuole pubbliche in Fondazioni private. Altro che "abbiamo smontato la riforma Moratti"; col varo di questo decreto inserito non certo a caso all'interno del pacchetto governativo sulle liberalizzazioni, Fioroni ha scavalcato da destra la Moratti per lanciare un preciso messaggio politico, e cioè che la scuola è pronta a fare la sua parte per meglio sostenere il capitalismo italiano nella competizione globale e nella corsa alle privatizzazioni nei servizi (finanza, istruzione, sanità, comunicazioni, consulenza, ricerca, innovazione e altri) e al grande business rappresentato da questi settori che costituiscono circa il 70 per cento del prodotto interno lordo. Il decreto intitolato "disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica" prevede che tutte le donazioni elargite da privati alle scuole statali vengano detassate come se fossero fatte a favore di Fondazioni private; che tutti i Consigli di istituto saranno trasformati in consigli di amministrazione con dentro rappresentanti delle aziende e degli enti locali che avranno così il potere di decidere quali programmi, contenuti e obiettivi la scuola deve perseguire; che il canale dell'istruzione e formazione professionale (il cosiddetto doppio canale morattiano) di competenza regionale rimane inalterato. Unica nota in contrasto con la Moratti è che gli attuali istituti tecnici e professionali non saranno trasformati in licei tecnologici ed economici, ma dovranno comunque costituirsi in poli tecnico-professionali che di fatto altro non sono che i campus della Moratti a loro volta ispirati ai poli tecnologici di Confindustria i quali (vedi testo del decreto 226 del 17 ottobre 2005) prevedevano proprio organi di gestione con la presenza di aziende e autonomie locali. Lo dimostra il fatto che le strutture formative chiamate ad attuare il raccordo fra tecnici e professionali sono anche quelle rispondenti ai livelli essenziali delle prestazioni di cui al capo III del già citato decreto 226 per il conseguimento di qualifiche e di diplomi professionali di competenza delle Regioni. Livelli, non a caso posti all'inizio del famigerato capo III, proprio perché costituiscono l'architrave del doppio canale morattiano, ivi compreso l'apprendistato e che Fioroni non ha minimamente scalfito. Dal momento che, grazie alla legge sull'autonomia scolastica, varata da Berlinguer col precedente governo di "centro-sinistra" e peraltro utilizzata dalla Moratti come fondamento per la sua riforma, i programmi variano da istituto a istituto, il pericolo è che ogni istituto si lanci nella caccia ai finanziamenti. E così potrà capitare che una scuola situata in una zona economicamente ricca riesca a trovare molto più facilmente i finanziamenti e diventerà un istituto di serie A, sarà in grado di offrire tutti gli strumenti didattici adeguati per raggiungere i gradi più alti dell'istruzione e quindi chiederà tasse e rette di iscrizione più alte che solo i ricchi potranno pagare. Mentre una scuola situata in una delle tante zone depresse del Meridione difficilmente troverà padrini economici o politici disposti a finanziarla, quindi non potrà offrire gli stessi livelli di istruzione e di conseguenza diventerà una scuola di seconda o terza serie, riservata ai figli dei lavoratori cui sarà quindi precluso ogni successo scolastico e, nella migliore delle ipotesi, saranno destinati alle qualifiche più basse del "mercato del lavoro" o costretti a finire la loro carriera scolastica nella formazione professionale per essere avviati precocemente al lavoro. Non a caso Fioroni ha spiegato che la vera "rivoluzione è quella dei Poli tecnico-professionali", ce ne sarà uno per ogni provincia. "L'obiettivo è di colmare un gap di professionalità che costringe ogni anno le imprese italiane a cercare, senza trovarli, 500 mila giovani con qualifiche tecnico-professionali e 80 mila super periti". La competizione fra scuole non sarà più sulla qualità dell'insegnamento, ma sulla capacità da parte dei presidi manager di vendersi al miglior offerente per ottenere i fondi necessari a offrire un "servizio migliore agli utenti". E a trarne vantaggio non sarà certo "tutta la scuola pubblica" come sostiene Fioroni, ma saranno soprattutto gli istituti privati che attraverso la chiesa e i suoi legami con i potentati economici e finanziari potranno contare su finanziamenti ben più sostanziosi sia a livello locale che nazionale. Altro che parificazione fra pubblico e privato: in questo modo la scuola sarà tutta in mano ai privati. Ecco a cosa punta la controriforma Fioroni-Moratti-Berlinguer. Non solo prevede per gli istituti pubblici agevolazioni fiscali o la possibilità di ricevere donazioni (cosa peraltro già possibile oggi vedi ad esempio le decine di euro al mese che molte famiglie versano al rappresentante dei genitori specie nelle materne e elementari per l'acquisto di cancelleria, acqua, scottex e perfino carta igienica e sapone) bensì trasforma le scuole pubbliche in vere e proprie fucine di addestramento al lavoro in mano ai padroni e alle borghesie locali. Enti di natura privatistica con il Consiglio e la Giunta d'istituto che saranno di fatto sostituiti da un Comitato esecutivo di gestione e/o da un Consiglio di amministrazione esattamente come avviene in qualsiasi azienda privata, che, al di là di quanto afferma Fioroni, includerà, direttamente o indirettamente, anche rappresentanti delle imprese (oltre che degli enti locali e del "Terzo settore"). Il governo ha già approvato anche una delega al ministro Fioroni che entro 12 mesi dovrà mettere mano alla riforma degli Organi Collegiali d'istituto, introdotti nel 1974, e che al primo punto prevede proprio la riforma della composizione del Consiglio d'istituto: l'organismo che gestisce gli aspetti economici e organizzativi delle scuole. Attualmente del Consiglio fanno parte, in proporzioni diverse, docenti, genitori, alunni (solo alle superiori) e personale non docente. Oltre al dirigente scolastico, membro di diritto, in futuro, le scuole potranno prevedere "la possibilità di far partecipare agli organi collegiali rappresentanti delle autonomie locali, delle università, delle associazioni, delle fondazioni, delle organizzazioni rappresentative del mondo economico, del terzo settore, del lavoro e delle realtà sociali e culturali presenti sul territorio". Mentre i Collegi dei docenti (che gestiscono gli aspetti didattici) con la controriforma Fioroni saranno condizionati e orientati da un "Comitato tecnico" composto da un gruppo di insegnanti "capetti" che avranno il compito di controllare e condizionare i colleghi e assicurare la corretta attuazione del Piano dell'offerta formativa. 7 febbraio 2007 |