La corruzione investe sia la destra sia la "sinistra" borghese Una mappa del malaffare impressionante, quella che riguarda le indagini in corso o appena concluse in cui sono state coinvolte per reati di truffa, peculato e bancarrotta, finanziamento illecito ai partiti e corruzione nelle gare d'appalto le istituzioni o i politicanti borghesi della terza repubblica. Inchieste e processi sono partiti dalle magistrature di ben 12 regioni italiane, a dimostrazione che il malaffare e la compenetrazione tra istituzioni borghesi e criminalità organizzata sono ormai un dato acquisito da Nord a Sud, senza distinzione tra esponenti della destra o della "sinistra" borghese che, sostanzialmente si equivalgono nell'organizzare truffe ai danni delle masse popolari. Si va da consiglieri comunali, a sindaci, ad assessori regionali, a presidenti di regione, a ministri inquisiti. In Lombardia, per il fallimento dell'immobiliare Pellicano è indagato per bancarotta fraudolenta Massimo Ponzoni, ex assessore della Regione Lombardia, attuale consigliere regionale del PDL e cooordinatore provinciale a Monza del Popolo della libertà. Le amministrazioni in mano alla "sinistra" borghese non sono da meno. Dal Friuli, viene una storia che potrebbe essere stata ambientata tranquillamente a Palazzo d'Orleans a Palermo, sede di governi filomafiosi che negli ultimi anni hanno sprecato il denaro pubblico in prebende e regalie ai dirigenti regionali: la giunta regionale che era capeggiata dall'imprenditore di area PD, Riccardo Illy, è sotto indagine della Corte dei Conti per un presunto danno erariale di 6 milioni e 480 mila euro. Il campione della "sinistra" borghese e l'ex direttore generale della regione, Andrea Viero, sono stati chiamati a restituire il 60% della somma, mentre il restante 40% sarà restituito in parti diseguali da tutti i componenti della giunta regionale che hanno espresso voto favorevole sulle deliberazioni riguardanti buonuscite e indennità fuori norma, riconosciute a una cinquantina di ex dirigenti. Nell'Emilia Romagna saldamente in mano alla "sinistra" borghese analoghe storie di corruzione. Dopo il caso costato la poltrona di sindaco PD a Flavio Del Bono, accusato di ipotesi di peculato e truffa aggravata nei confronti della regione, rischia di esplodere un'altra bomba. Si tratta dell'ospedale di Cona, nel ferrarese: una struttura lievitata a dismisura, con un costo finale di 287 milioni di euro e non ancora completato dopo vent'anni dall'inizio dei lavori. Intanto le procure di Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo e Sardegna stanno indagando sulla cosiddetta "cricca", il sistema di affari e corruzione portato alla luce con l'inchiesta sul G8 della Maddalena, che faceva capo al presidente del Consiglio superiore delle opere pubbliche, Angelo Balducci, e all'imprenditore Diego Anemone che si era aggiudicata negli ultimi anni alcuni appalti importanti, come quello della Scuola dei marescialli di Firenze e le grandi opere per il G8 sardo. Da pochi giorni, una nuova svolta è arrivata da San Marino, dove i giudici hanno scoperto che Claudio Rinaldi (ex-commissario per i mondiali di nuoto disputati a Roma) avrebbe fatto affluire presso la Banca Agricola Commerciale della piccola Repubblica somme che "è verosimile supporre provenire da attività illecite". Si investiga per riciclaggio, ma i conti risultano però estinti e il denaro forse è stato trasferito in Lussemburgo, dove gli inquirenti sperano di ripescarlo insieme ad altri ipotizzati depositi, riconducibili anche al coordinatore nazionale del PDL Denis Verdini. Sotto inchiesta, per abuso d'ufficio e concorso in corruzione, c'è anche il presidente PDL della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci. L'altra vicenda che tiene banco quasi da due anni, ormai, è quella sulle tangenti nella sanità abruzzese, che ha travolto l'ex governatore dell'Abruzzo, Ottaviano del Turco, arrestato, il 14 luglio 2008: secondo i magistrati sarebbe stato uno dei destinatari di una maxi-tangente per complessivi 15 milioni di euro. Anche il Sud è in mano alle cricche borghesi della destra e della "sinistra" di regime. Negli ultimi anni in Calabria, si sono susseguite una serie di inchieste giudiziarie, come "Poseidone" e "Why not", che hanno coinvolto politici di quasi tutti i partiti, ma anche imprenditori e forze dell'ordine. Lo stretto legame tra politicanti e 'ndrangheta emerge anche dai fascicoli dell'inchiesta "Onorata sanità" che ha portato all'arresto dell'ex consigliere regionale del PD Domenico Crea, insieme a funzionari regionali ed esponenti di alcune cosche della Locride, con accuse a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, abuso d'ufficio, falsità ideologica, truffa, omissione di soccorso, soppressione e distruzione di atti. Non da meno gli affaristi della Campania che hanno collezionato 105 inchieste per reati di corruzione e 88 per concussione (reato che consiste nel farsi dare o nel farsi promettere denaro o un altro vantaggio abusando della propria posizione nelle istituzioni). Il campione però degli intrallazzi del "centro-sinistra" campano è sicuramente il PD Antonio Bassolino, ex sindaco di Napoli ed ex governatore della Campania, nonché Commissario straordinario all'emergenza rifiuti fino al 2004. È indagato per truffa aggravata e frode in pubbliche forniture nell'ambito del processo sul disastro rifiuti nella regione. È stato condannato dalla Corte dei conti due volte in primo grado a versare più di tre milioni di euro per risarcire gli sprechi della sua criminale gestione commissariale. Ma la lista delle istituzioni borghesi sotto inchiesta in Campania è lunga: Roberto Conte ex consigliere regionale del PD, rieletto alle recenti amministrative con il PDL, un anno fa è stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa per avere versato al boss Giuseppe Misso 120 milioni di lire in cambio del sostegno del clan del rione Sanità alle elezioni regionali del 2000. Ma come non ricordare Clemente Mastella, l'ex ministro della Giustizia di Prodi, oggi europarlamentare del PDL, accusato dai pm di Napoli di essere il leader di un'associazione per delinquere finalizzata a spartirsi nomine e applati con criteri clientelari, mentre la moglie Sandra Lonardo Mastella, ex presidente del consiglio regionale della Campania e ora consigliere regionale, è stata rinviata a giudizio per concussione: aveva tentato di imporre la nomina di tre primari all'ospedale di Caserta. Anche le massime istituzioni dello Stato borghese non sono da meno nel collezionare reati d'ogni sorta. Il ministro per i rapporti con le regioni, nonché ex-presidente della regione Puglia, Raffaele Fitto, sarà processato per due episodi di corruzione, un illecito finanziamento ai partiti di 500 mila euro, un peculato da 190mila euro e per due episodi di abuso d'ufficio. I fatti contestati dai pm si riferiscono al periodo tra il 1999 e il 2005, quando Fitto era presidente della regione Puglia, e si prescriveranno quasi tutti nel 2012. Ma gli scandali in Puglia non riguardano solo esponenti della destra. Nei diversi filoni di inchiesta sui rapporti tra istituzioni, affari e sanità è rimasto coinvolto anche il vicepresidente della Regione, Sandro Frisullo PD. 8 settembre 2010 |