A vent'anni da tangentopoli nulla è cambiato. Lo certifica la Corte dei conti "La corruzione sta dilagando" 60 miliardi all'anno in fumo tra mazzette e prebende. Dove sono finite tutte le illusioni del "vento del cambiamento"? Il governo Monti blocca il decreto anti-mazzette 60 miliardi all'anno: a tanto ammonta il costo della corruzione e del malaffare in Italia. A certificarlo è la relazione sull'attività svolta dalla Corte dei conti nel 2011 i cui risultati sono stati illustrati il 16 febbraio scorso durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2012. Una cerimonia che quest'anno ha assunto un carattere ancora più significativo per quanto riguarda il fronte della lotta alla corruzione perché cadeva a 20 anni esatti dall'inizio di Tangentopoli avvenuta il 17 febbraio 1992 con l'arresto del "mariuolo" del PSI Mario Chiesa "In Italia dilagano corruzione, illegalità e malaffare... L'Italia è al 69esimo posto su 182 nella classifica della corruzione, davanti alla Grecia e alla Bulgaria" ha fra l'altro affermato il presidente della Corte Luigi Giampaolino nel suo intervento introduttivo. Corruzione e malaffare, ha aggiunto Giampaolino, sono "fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce". Non solo; Giampaolino ha spiegato anche che dei 60 miliardi che la "corruzione" ampiamente intesa si stima sottragga annualmente all'economia del Paese, la Corte dei Conti, riesce a recuperarne poco più di un centesimo (una novantina di milioni). Mentre il vice procuratore generale Alfredo Lener, citando il rapporto del GRECO, il gruppo di Stati contro la corruzione che valuta anche le performance del nostro Paese ha sottolineato che: "La corruzione è percepita in Italia come un fenomeno consueto e diffuso". E, ancora, citando il rapporto 2011 dell'Economic Index Forum ha aggiunto: "La corruzione e la criminalità organizzata costituiscono i maggiori freni per chi vuole investire nel Paese ed in particolare per la crescita economica del Sud. La corruzione mina la fiducia degli investitori stranieri nel mercato italiano e minaccia la libertà d'impresa con mezzi inaccettabili per uno Stato di diritto". Ecco quali sono i veri freni che impediscono lo sviluppo del Paese, altro che articolo 18, costo del lavoro tropo alto e poca flessibiità. Ma al governo della macelleria sociale tutto ciò non interessa come dimostra l'ennesimo rinvio della discussione in aula del ddl anti-corruzione annunciata per il 27 febbraio e rimandata a marzo. "Mi sembra che sia un allarme che tutti gli anni ci accompagna a riprova che il fenomeno non è stato debellato", ha commentato laconicamente il ministro della Giustizia Paola Severino prima di lasciare la cerimonia di inaugurazione per recarsi in Commissione giustizia e affari costituzionali della Camera, dove si è discusso proprio del ddl anti corruzione. Nel corso della seduta però il ministro ha deciso di rinviare l'esame in aula del ddl. Il ritardo sarebbe dovuto all'esigenza di approfondire e dare più attenzione alle proposte di emendamento, cosa che finora non sarebbe stata possibile per l'accavallarsi di impegni del governo e a causa "dell'ingorgo istituzionale che mi ha portato nelle ultime settimane a un ping pong tra Senato e Camera", ha detto Severino. Insomma: il tanto osannato "vento del cambiamento" del governo Monti non ha mai spirato. Specie se si pensa che la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione è del 1999. L'Italia la firmò, ma oggi, a distanza di 13 anni, il parlamento, unico nel continente, non è ancora riuscito a recepirla. Non solo. Delle 22 raccomandazioni del GRECO, l'Italia non ne ha fatta propria nessuna. Prima fra tutte quello che riguarda l'adozione di un codice di condotta per i membri del governo e l'introduzione del reato di corruzione tra privati. Evidentemente il governo Monti è disponibile a legiferare per decreto solo quando si tratta di stangare le masse popolari, tutto il resto, ivi compresa la lotta alla corruzione, può attendere. 20 giugno 2012 |