Cossiga: "nel '77 sconfissi Autonomia Operaia con l'aiuto del PCI e della Cgil" "Bertinotti ha il compito di incanalare il dissenso dell'estrema sinistra" Intervistato dal quotidiano della destra neofascista "La Nazione" del 21 maggio con un forzoso parallelo sulla Bologna del '77 e quella di oggi governata da Cofferati, il capo dei gladiatori, Cossiga, si lascia andare ad alcune rivelazioni alquanto illuminanti sull'argomento. Cossiga, che all'epoca delle rivolte studentesche del 1977 era ministro DC dell'Interno, guidò personalmente la feroce repressione poliziesca per stroncare il movimento che provocò molti morti; in particolare a Bologna, che fu messa a ferro e fuoco dai suoi reparti meccanizzati, come egli si vanta oggi compiaciuto davanti al pennivendolo di regime Andrea Cangini: "Devo ammettere che scaraventai contro i dimostranti una massa di forze impressionante. Non l'ho mai detto prima, ma predisposi anche l'intervento del reggimento paracadutisti del Tuscania, cui diedi l'ordine di indossare il basco rosso cremisi", dice l'ex capo dello Stato ammettendo anche in questo la sua antica e inguaribile vocazione golpista. Ma quel che di più illuminante e inedito emerge dalla sua intervista è il ruolo che ebbero il PCI revisionista di Berlinguer e la Cgil del crumiro Lama in questa truce vicenda, che fu di vero e proprio fiancheggiamento e addirittura di delazione a favore della sanguinosa repressione scatenata da Cossiga: "Ricordo bene - dice infatti quest'ultimo osservando che Cofferati ricalca `la logica della Cgil degli anni settanta' - che in quel periodo il servizio d'ordine del sindacato collaborava strettamente con la Questura, e agiva secondo uno schema ben preciso... avevano il compito di isolare gli autonomi dai cortei, di picchiarli a sangue per poi farli arrestare dalle forze dell'ordine". E all'osservazione di Cangini che "in quegli anni, il vero partito d'ordine era il PCI", Cossiga aggiunge: "Non c'è dubbio. Pensi che il PCI mi fornì persino le liste degli iscritti che non avevano rinnovato la tessera, in quanto potenziali brigatisti". Altrettanto istruttivo è il giudizio che egli dà del ruolo di Bertinotti nell'Unione di Prodi, che è quello di assicurargli i voti dei movimenti contestatori del sistema: "Perché senza l'estrema sinistra - osserva infatti Cossiga - Romano Prodi non potrà mai vincere le elezioni. Il suo futuro è nelle mani di Fausto Bertinotti, il quale, se vuole continuare a giocare un ruolo politico, dovrà allinearsi con la piazza giustificando ogni tipo di esproprio proletario". D'altra parte il leader del PRC "fa bene" a fare così, perché "non può far altro - aggiunge l'intervistato dimostrando di conoscere molto bene i suoi polli - che accreditarsi come uno di loro nella speranza di incanalarne il dissenso'. 8 giugno 2005 |