La controriforma federalista ha aumentato la corruzione nelle amministrazioni locali Un consigliere regionale guadagna da 12 a oltre 16 mila euro al mese Aumenti di stipendi e del numero di consiglieri decisi autonomamente. Assunzioni di parenti, consulenze e incarichi esterni senza controllo. Alla regione Abruzzo aumenti di 1.500 euro Sicilia, Campania e Lombardia le regioni con gli stipendi pił alti e il pił alto numero di consulenti e collaboratori esterni La scandalosa vicenda di "parentopoli", ossia l'assunzione in ruolo di centinaia di super raccomandati tutti figli di assessori e consiglieri regionali, nipoti di parlamentari, funzionari di partito, galoppini elettorali e amici degli amici, che negli ultimi mesi si è abbattuta su diverse amministrazioni regionali con alla testa Calabria, Lazio e Piemonte, rappresenta solo la punta di un iceberg di un ben più vasto sistema di corruttele che da diversi anni coinvolge gli Enti locali a tutti i livelli. L'ultimo caso si è verificato a fine maggio e riguarda lo scandaloso autoaumento di stipendio di 1.500 euro mensili votato all'unanimità dai 50 consiglieri regionali dell'Abruzzo con alla testa il governatore ulivista Ottaviano Del Turco. L'aumento risulta tanto più scandaloso se si pensa che l'Abruzzo, al pari di altre regioni, avendo sforato il budget di spesa sanitaria, probabilmente sarà costretta nei prossimi mesi ad aumentare le imposte locali per far fronte al buco di bilancio. Le cose sono ulteriormente peggiorate con l'avvio della controriforma federalista iniziata dal "centro-sinistra" col varo delle leggi Bassanini e portata alle estreme conseguenze negli ultimi 5 anni di governo del neoduce Berlusconi. Le regioni sono state trasformate in 20 piccoli staterelli e, in nome dell'autonomia statutaria, ognuna di esse ora può decidere autonomamente, fra le altre cose, anche il numero e le retribuzioni dei consiglieri e dei membri del governo regionale. La corsa al rialzo l'ha avviata, guarda caso, la Campania del Bossi del Sud Bassolino, che nel Bilancio 2005-2007 ha previsto l'aumento del numero di consiglieri da 60 a 80 unità e un incremento dei loro stipendi che nel 2005 è stato pari al 17,30% e continuerà ad aumentare anche nei prossimi due anni fino a raggiungere per questa voce i 31,5 milioni di spesa nel 2007 contro gli attuali 29,1. Grazie alla controriforma federalista tutti i governatori delle 20 regioni hanno aperto ambasciate e uffici regionali in tutto il mondo, da Roma a Bruxelles, da L'Avana a Pechino, da New York a Shanghai sborsando centinaia di milioni all'anno per l'acquisto o l'affitto degli immobili e per gli stipendi di centinai di dipendenti e funzionari facenti funzione di rappresentanza con tanto di auto blu e staff di segretari e portaborse al seguito. Il caso più emblematico riguarda ancora una volta la Campania che a tale scopo ha triplicato le commissioni speciali e permanenti portandole a quota 18 e distribuendole equamente fra maggioranza e opposizione. Ciascuna di queste commissioni costerà non meno di 65 mila euro al mese. Altro scandalo è l'aumento del numero dei consiglieri regionali. Erano 1070 alla vigilia delle ultime elezioni, aprile 2005, saranno 1.181, cioè 111 in più, entro la fine di questa consiliatura quando tutte e 20 le regioni avranno concluso l'approvazione dei nuovi statuti. Alla moltiplicazione del numero dei consiglieri e degli incarichi con relativo aumento di stipendio, si aggiunge anche la scandalosa proliferazione dei monogruppi consiliari, cioè del consigliere che decide di costituire da solo un gruppo acquisendo automaticamente il "diritto" ad avere un proprio staff di segreteria e il relativo contributo pubblico. Attualmente i gruppi monoconsiliari sono 58 in tutto e sono costituiti in 14 diverse regioni. In testa la Lombardia con 7 gruppi monoconsiliari, poi il Veneto e la Liguria con 6, Emilia-Romagna, Umbria e Puglia con 5, Abruzzo, Marche, Basilicata e Molise con 4, Campania e Lazio con 3, Piemonte e Trentino-Alto Adige con 1. Il record assoluto spetta però alla Calabria che nella scorsa consiliatura vantava 12 gruppi monoconsiliari mentre ora, per salvarsi la faccia, l'ex democristiano Loiero sull'onda dello scandalo legato a "parentopoli", è stato costretto ad abolirli. Un altro autentico "Pozzo di San Patrizio" è rappresentato dagli incarichi a consulenti e collaboratori esterni. Secondo i dati forniti dal dipartimento della Funzione Pubblica e riferiti al 2003, su un totale di 168.727 incarichi e consulenze registrate in tutto il settore pubblico, quasi la metà, 70.606 sono stati conferiti da regioni e autonomie locali con costi molto più alti della media nazionale. Nel 2003 sono stati liquidati compensi per 754 milioni di euro, di questi ben 400 milioni sono andati appannaggio di consulenti e collaboratori di nomina regionale. In altri termini risulta che mentre a livello nazionale una consulenza costa in media 36.045 euro l'anno, a livello locale il costo lievita fino a una media di 56.711 euro. Su questo fronte la Lombardia batte tutti: su un totale di 250 alti dirigenti, oltre 50 sono esterni e il bilancio in corso prevede una spesa di 10 milioni fra consulenze e ricerche varie. Altro caso emblematico è la regione Sicilia che, oltre ad avere il record di stipendio elargito ai propri consiglieri parlamentari (12.434 euro al mese di indennità più 4.000 di diaria) nel 2003 ha allargato anche l'organico degli uffici di gabinetto dei vari assessorati portandolo da 156 a 600 unità attribuendogli "ovviamente" anche una cospicua indennità. Il colmo su tutto questo fiume di denaro pubblico rubato al popolo e sperperato dai boss delle cosche parlamentari che siedono nei vari governi centrale e a livello locale è che nessuno controlla dove o a chi vanno a finire tutti questi milioni. Infatti, grazie al varo della "Legge La Loggia" del 2003 le regioni hanno chiesto ed ottenuto di nominare ciascuna due nuovi consiglieri della Corte dei Conti destinati ad integrare la sezione controlli sugli atti delle regioni medesime. Il risultato è: circa 40 nuovi consiglieri in più alla Corte dei Conti di nomina politica con il compito di controllare le spese di chi li ha nominati e dai quali ricevono essi stessi lo stipendio. L'incarico è quinquennale e il rinnovo è a totale discrezione dei controllati. Possono mai questi "controllori" denunciare le malefatte dei loro padrini politici o autodenunciare le loro ruberie? 14 giugno 2006 |