Per il crac Cirio Cragnotti e Geronzi condannati a 9 e a 4 anni di carcere Il 3 luglio i giudici della prima sezione penale del tribunale di Roma, presieduta da Giuseppe Mezzofiore, hanno condannato l'ex padrone della Cirio, Sergio Cragnotti, a 9 anni di reclusione per il crac da 1.125 milioni di euro del gruppo agroalimentare. Quattro anni invece sono stati inflitti all'ex presidente delle Generali, Cesare Geronzi piazzato da Berlusconi al vertice della compagnia di assicurazioni il 24 aprile 2010 e costretto a dimettersi il 6 aprile 2011, dopo appena 11 mesi di mandato, durante l'ultimo consiglio di amministrazione straordinario della compagnia in cui 10 consiglieri su 17 avevano manifestato l'intenzione di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Condanne pesanti ma quasi dimezzate rispetto alle richieste dei Pubblici Ministeri (Pm) Gustavo De Marinis, Paola Filippi e Rodolfo Sabelli che invece avevano chiesto rispettivamente 15 e 8 anni. I giudici hanno riconosciuto la colpevolezza anche del genero dell'ex padrone della Lazio, Filippo Fucile, per il quale è stata stabilita una pena di 4 anni e 6 mesi e per i figli di Cragnotti: Andrea (4 anni) Elisabetta e Massimo condannati rispettivamente a 3 anni di carcere a testa. Tutti erano accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta, preferenziale e distrattiva e truffa. Assolti invece Giampiero Fiorani, ex amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, e la moglie di Cragnotti, Flora Pizzichemi, per "non aver commesso il fatto". Le richieste dell'accusa erano di 15 anni per Cragnotti e 8 per Geronzi. Il tribunale ha deciso l'entità dei risarcimenti alle parti civili: il gruppo Unicredit dovrà risarcire con 200 milioni, rispetto ai 150 offerti alla vigilia della sentenza, le decine di risparmiatori ingannati. Ridotte lievemente anche le condanne aggiuntive: per Cragnotti è stata limitata l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e da ogni attività economica alla durata della condanna. Per Geronzi e tutti gli altri imputati del gruppo Cirio l'interdizione dai pubblici uffici è stata invece ridotta a cinque anni. La condanna è stata dimezzata perché il banchiere è stato assolto dall'accusa di "bancarotta preferenziale". Inoltre la banca e gli stessi condannati dovranno pagare anche le spese legali sostenute dalle stesse parti in questo processo. L'inchiesta, cominciata nel 2003, si concluse alla metà di maggio del 2005 e ha coinvolto inizialmente 45 persone. Il dissesto ha danneggiato 13mila persone che avevano sottoscritto bond e titoli di credito della Cirio, dichiarata in default nel novembre del 2002 e quindi finita in amministrazione straordinaria nell'ottobre 2003. L'accusa per Cragnotti era di bancarotta fraudolenta e truffa. Ma nell'inchiesta sono finiti anche alcuni grandi nomi dell'ecomia e della finanza fra cui appunto Cesare Geronzi, Rainer Masera, presidente del San Paolo Imi e Livio Ferruzzi, deceduto nei giorni scorsi. 20 luglio 2011 |