Approfittando del 60° anniversario della Repubblica popolare cinese La cricca revisionista e fascista di Hu mostra i muscoli della superpotenza capitalista cinese spacciandola come socialista Chiaro messaggio alla rivale superpotenza Usa di Obama. Le masse di Pechino obbligate a restare in casa e divieto di affacciarsi alla finestra Il primo ottobre del 1949 Mao Zedong affacciato dalla Porta della Pace celeste in piazza Tiananmen annunciava la fondazione della Repubblica popolare cinese davanti ad una folla festante. Sessant'anni dopo il presidente Hu Jintao, in piedi sopra una limousine, celebrava il sessantesimo anniversario di fronte a un pubblico superselezionato di alcune decine di migliaia di persone, le uniche in una Pechino blindata a poter assistere alla grande parata militare che chiudeva le cerimonie. Nella tribuna delle autorità si trovavano fra gli altri dietro Hu Jintao, il suo predecessore Jiang Zemin, il premier Wen Jiabao e Xi Jinping, dato come il suo probabile successore, nella oramai consueta divisa da tecnocrati occidentali in giacca e cravatta. Una divisa momentaneamente accantonata da Hu Jintao, presentatosi con la tradizionale casacca verde-grigio per dimostrare l'impossibile continuità tra la Cina socialista di Mao e quella capitalista della cricca revisionista e fascista. Identico obiettivo della coreografia a chiusura del corteo quando hanno sfilato quattro ritratti giganteschi di Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin e di Hu Jintao. Nel suo breve discorso Hu ha sottolineato che "solo il socialismo può salvare la Cina", ovviamente il "socialismo alla cinese" che sarebbe il "solo esempio di successo" in un mondo liberista in piena crisi. La strada del "socialismo dalle caratteristiche cinesi" è quella della capitalista "politica delle riforme e dell'apertura" e della confuciana "armonia sociale". Potremo costruire, ha sostenuto Hu, "una nazione ricca, forte, democratica, armoniosa e modernamente socialista". Il pezzo forte della sfilata è stata la parata militare. Non appena Hu ha smesso di parlare di "pace, cooperazione, prosperità e armonia", sono sfilati per due ore mezzi corazzati, anfibi, cannoni, soldati con le moderne armi leggere, velivoli senza pilota e batterie di missili, compresi quelli intercontinentali dotati di testate nucleari mentre in cielo passavano elicotteri, aerei e i moderni ricognitori. Una esibizione di muscoli che era un chiaro messaggio diretto in particolare alla rivale superpotenza Usa di Obama. La superpotenza capitalista cinese ha voluto mostrare che ha un arsenale di tutto rispetto e che ha come obiettivo di contendere a Washington non solo la leadership economica e finanziaria ma anche quella militare. Hu ha tentato di spacciare per socialista la superpotenza capitalista cinese, un'operazione impossibile a partire dal fatto che il settore privato costituisce il 70 % del Pil. In una Cina dalle crescenti diseguaglianze sociali, il reddito pro capite annuo nel 2008 è stato di tremila dollari, diviso in maniera diseguale tra i 350 mila capitalisti che hanno redditi in milioni di euro e il miliardo di operai e contadini che arrivano a malapena a 500 euro all'anno. E nel 2008 la stampa ha censito oltre 100 mila "incidenti di massa", come vengono catalogate proteste e rivolte dei lavoratori e della popolazione contro salari non pagati, licenziamenti, soprusi, espropri di terreni, inquinamento delle campagne. Certamente la Cina capitalista ha per il momento pagato di meno, con una riduzione della crescita economica e non con la recessione, per la pesante crisi finanziaria e economica mondiale e è diventata protagonista del G20, che si avvia a soppiantare il G8; per non parlare del G2 instaurato di fatto con gli Usa che si propone come il tandem che dovrebbe detenere la leadership imperialista mondiale. Da sottolineare infine che dalle celebrazioni è stata tagliata fuori la popolazione di Pechino, costretta a rimanere chiusa in casa. Il centro della capitale era stato sigillato dalla polizia fin dai giorni precedenti contro il "pericolo" di interventi di "estremisti, separatisti e terroristi"; negozi, ristoranti e alberghi del centro chiusi, quartieri sbarrati, una linea del metrò bloccata, persino il divieto di uscire sui balconi o di affacciarsi alle finestre per i residenti nell'area della piazza Tiananmen e dei viali vicini. 7 ottobre 2009 |