La cricca revisionista e fascista di Pechino ha paura di Mao Manifestazioni di appoggio a "Occupy Wall Street" con ritratti di Mao e lo slogan: "Morte al capitalismo" La cricca revisionista e fascista di Pechino ha paura di Mao. A riprova di ciò, ci sono gli otto volumi delle Opere di Mao Zedong, raccolte di scritti, discorsi e conversazioni compilate dal Centro di ricerca sulla letteratura di partito del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese e pubblicate in Cina fra il 1993 e il 1999. Pur avendo la pretesa di illustrare il pensiero di Mao in particolare nel periodo successivo al 1949, fondazione della Repubblica popolare cinese, le Opere di Mao Zedong, che raccolgono lavori non presenti nei quattro volumi delle Opere scelte ripubblicati in Cina nel 1991, vogliono dare l'idea di un Mao sostanzialmente innocuo cancellando il suo gigantesco contributo alla lotta antirevisionista. Mancano infatti gli scritti e i discorsi della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria (se non pochi e brevi interventi, lettere e dichiarazioni perlopiù su questioni secondarie rispetto alla grande battaglia antirevisionista), nonché del periodo della sua preparazione, e specialmente le critiche ai rinnegati revisionisti di destra Liu Shaoqi e Deng Xiaoping. Fu quest'ultimo, a partire dal 1978, quando riuscì a tornare al potere, a restaurare il capitalismo in Cina. Ma i tentativi dei revisionisti per sminuire o criminalizzare il pensiero e l'opera di Mao sono destinati ad andare a vuoto, come dimostra il crescente interesse del popolo cinese per il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, il socialismo e l'esperienza della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria. Degno di nota il sito "Utopia" che di recente ha organizzato manifestazioni in appoggio al movimento "Occupy Wall Street" sollevando ritratti di Mao e sulla base della parola d'ordine: "Morte al capitalismo". 16 novembre 2011 |