Cronistoria della criminale gestione dei rifiuti in Campania L'"era Bassolino"? Come e peggio di Lauro, Gava e Pomicino Dilagano le epidemie da inquinamento: tumori, malformazioni e infezioni. La camorra Spa la fa da padrone Porre fine alla privatizzazione. Subito la raccolta differenziata. L'incenerimento non è la soluzione! Dal nostro corrispondente della Campania La disastrosa situazione ambientale è giunta, finalmente, all'attenzione della stampa mondiale, a dispetto dell'omertà dei responsabili: in primis Bassolino, Iervolino e Di Palma, oggi quanto mai silenziosi, per tanti anni acquiescenti, se non proprio collusi e complici con gli avvoltoi della camorra Spa e i grandi capitalisti inquinatori. La strage legata all'immondizia sta debordando dai confini regionali: è una calamità artificiale molto più grave di un'epidemia di colera, perché la diossina, il pcb e le altre sostanze tossiche e cancerogene che si liberano dai rifiuti una volta entrate stabilmente nel ciclo vitale, nell'acqua, nel suolo, nell'aria, nel cibo, agiscono anche a grande distanza dalla fonte, fungendo da potenziali mutageni e/o cancerogeni per il Dna dell'intera popolazione esposta. Sull'orlo del baratro, i mass-media del regime e le alte cariche dello Stato italiano, come Napolitano e Prodi, si stanno accorgendo che se non si rimuovono subito le montagne di immondizia che giacciono per le strade, complice il gran caldo e i roghi, il rischio epidemie è altissimo. La paura evidentemente sta bussando anche alle porte dei signori del palazzo e degli sfruttatori, turbando il loro sonno: le malattie, lo sanno bene, non portano voti e non guardano in faccia a nessuno. L'inizio del degrado In verità il diffondersi di epidemie legate all'inquinamento da rifiuti per le masse popolari e proletarie non è notizia di oggi ma data da un tempo lungo almeno quanto l'abbandono al degrado e al sottosviluppo di Napoli e dell'intero Mezzogiorno. Fin dal secondo dopoguerra infatti le discariche campane sono state stabilmente messe nelle mani dei clan camorristi che si andavano organizzando in holding a tal punto potenti che già nella metà degli anni '70 riuscivano a fare di intere province, come quelle di Napoli, Caserta e Salerno, comodi sversatoi di veleni per gli industriali del Nord Italia, come e peggio che nel Terzo mondo! Lo scempio ambientale è continuato, indisturbato, per tutti gli anni '80, grazie al silenzio-assenso delle istituzioni, con Iervolino e Napolitano né preoccupati né indignati di quanto accadeva sotto il loro naso grazie alle leggi antiambientali varate dai governi che garantivano l'impunità ai trafficanti di rifiuti collegati ai grandi trust capitalistici. È l'era della Campania dei Gava, degli Scotti, dei Pomicino, dei Di Donato, dei Poggiolini, dei Di Lorenzo e dei Mastella, paradiso delle ecomafie e inferno per le masse; la Campania diventa una cloaca, non c'è alcun rispetto delle condizioni igienico-sanitarie e ambientali della comunità, e neanche per l'agricoltura, che lentamente muore. All'inizio degli anni '90 le inchieste di tangentopoli gettano luce sullo scempio campano, sulle tangenti versate agli assessori e ai dirigenti dei servizi di smaltimento rifiuti delle municipalizzate, sulle scandalose inefficienze e collusioni con le cosche mafiose; molte discariche vengono sequestrate, chiuse o espropriate dalla magistratura, come quelle devastanti gestite dai clan a Pianura, Terzigno e Parapoti. Le grandi e piccole industrie dirottano momentaneamente parte degli scarti tossici e radioattivi della produzione verso le colonie, come la Somalia di Siad Barre. L'"era Bassolino" A Napoli è l'inizio dell'"era d'oro" del rampante ex-operaista Antonio Bassolino che si presenta come il rappresentante dei "napoletani onesti" e l'eroe del "rinascimento" partenopeo. A conti fatti, sono passati 15 anni, quella stagione per le masse popolari napoletane e campane, si è rivelata solo il preludio al passaggio dalla padella nella brace. A partire dal 1994 si contano infatti 13 anni di "emergenza rifiuti", a gestire la quale si susseguono i "commissari straordinari" dai poteri mussoliniani: il primo è il prefetto Umberto Improta, poi i governatori Rastrelli (AN), quando ministro dell'Interno del 1° governo Prodi è Giorgio Napolitano, ancora Losco (democristiano), Bassolino (DS), un altro prefetto, Corrado Catenacci, nominato dal neoduce Berlusconi; "per finire", dal 2006, con il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. L'anno cruciale dell'era di devastazione igienico-sanitaria e ambientale del nuovo millennio è il 1997 quando il cosiddetto "ciclo dei rifiuti" viene totalmente privatizzato e consegnato nelle mani dei pescecani dell'Impregilo, ex "Cogefar Impresit", che sabota attivamente la raccolta differenziata per lucrare sugli ingenti finanziamenti pubblici, nazionali e europei, gestiti dal Commissariato e ottenere dalla Regione la gestione delle discariche, dei Cdr e gli appalti per i mostri-inceneritori, in origine 5, poi ridotti a due, ad Acerra e S. Maria La Fossa. A ideare il piano criminale è il fascista Rastrelli, ma sono Losco e Bassolino a firmare i provvedimenti attuativi, ancor più favorevoli alla multinazionale. Il controllo della camorra Iniettato il virus della privatizzazione l'epidemia si diffonde: nonostante i 2 miliardi di euro che vengono sottratti alla sanità, ai servizi sociali, alle politiche occupazionali e girati ai pescecani capitalisti dei rifiuti, i servizi di raccolta e smaltimento peggiorano ancora, così come le condizioni di lavoro e i diritti dei lavoratori del settore, che grazie ai subappalti della Fibe e dell'Asia finiscono anch'essi sotto il controllo ricattatorio dei clan impegnati nel riciclaggio di capitali provenienti dal traffico internazionale di droga, armi e rifiuti e scorie nucleari. Il "ciclo di profitto sui rifiuti" si salda a quello del calcestruzzo che sventra letteralmente le montagne del casertano. La camorra prima fa profitto scavando illegalmente cave, poi le riempie con rifiuti pericolosi, infine ci costruisce sopra case. Una cupola, con stretti legami politici a livello locale e nazionale controlla di nuovo la regione Campania. Si riprende a sversare ovunque, scavando sottoterra, utilizzando come discariche i fiumi, i laghi, il mare; l'inquinamento e i danni alla salute aumentano in maniera esponenziale anche perché ci sono territori come il giuglianese e il nolano già stracolmi di veleni dove i rifiuti "in eccesso" vengono dati quotidianamente alle fiamme. Le megadiscariche e i Cdr, illegali e non a norma, vengono riaperte con l'assenso del commissariato di governo, dell'Arpac e degli "esperti" chiamati da Bassolino, sopratutto presidi delle facoltà di Ingegneria e Architettura. Le epidemie da inquinamento Di fronte alle periodiche emergenze, utilizzate dalla Fibe e dalla camorra come arma di pressione, di ricatto e all'occorrenza di ritorsione nei confronti delle istituzioni locali, come quelle dell'estate del 2001, del 2003 e del 2005, le istituzioni non sanno fare altro che riempire i treni per spedire un po' di rifiuti negli inceneritori tedeschi e dell'Italia del Nord. Ridotto all'osso il personale dei servizi di prevenzione e protezione collettiva e quello dell'ispettorato del lavoro, comprati con stipendi da nababbo, privilegi, benefit e consulenze dorate, tecnici e burocrati delle strutture predisposte alle valutazioni di impatto ambientale e sanitario; le patologie acute non vengono registrate, i dati dei registri rimangono nascosti o sottostimati mentre mancano completamente studi statistici e sistematici sull'aumento dei decessi e dell'incidenza di malattie respiratorie croniche, autoimmuni e tumorali, segnalati dai medici di base e da qualche coraggioso tecnico delle Asl tra il lavoratori del settore rifiuti, come tra la popolazione che abita in prossimità di discariche o dei CDR. La Sogin, preposta al controllo del territorio dal ministero e dall'assessorato regionale all'ambiente guidato da Luigi Nocera, è nelle mani del generale piduista Carlo Jean, lo stesso che organizza il trasferimento di scorie nucleari a Scanzano Jonico, provocando la storica rivolta del popolo lucano. Solo nel 2005 uno studio epidemiologico pubblicato su Lancet lancia l'allarme che un'epidemia tumorale è in atto nell'area giuglianese e nolana nell'hinterland tra Napoli e Caserta, per decenni pattumiera di rifiuti di ogni tipo sotto il controllo del clan dei Casalesi che, sembrerebbe, avere avuto ottimi rapporti di affari sia con la Fibe di Romiti che con i commissari governativi all'emergenza rifiuti (vedi l'inchiesta che ha visto coinvolto il subcommissario De Blasio). Quelle del PMLI rimangono urla nel deserto, come quelle degli abitanti di Acerra: "qui ogni famiglia ha avuto almeno un morto di tumore". Finalmente arriva la certificazione dell'Oms secondo cui la cittadina di Acerra ha avuto il più alto tasso d'incremento di tumori d'Europa. Terribile ma vero. L'imposizione del governo Arriviamo a queste settimane con un milione di tonnellate di rifiuti che imputridiscono per le strade e i 7 impianti di Cdr stracolmi che continuano a ingoiare rifiuti che si andranno ad aggiungere alle ben 7 milioni di tonnellate di rifiuti indifferenziati già impachettati (l'equivalente di 3 anni di raccolta regionale); una montagna di sostanze pericolose alta quanto il Vesuvio che cresce ancora e nessuno sa che fine farà. Queste ecoballe, come hanno certificato decine di inchieste della magistratura, sono altamente tossiche perché contengono rifiuti messi tutti insieme senza criterio e avvolti in un involucro di plastica; in pratica sono mondezza tale e quale, che a norma di legge, non potrà essere bruciata nel già di per sé pericolosissimo mega-inceneritore di Acerra. La fetida politica bassoliniana ha fatto il "miracolo", accanto alle discariche "classiche" proliferano come funghi i siti di stoccaggio, anche semi-clandestini, e di "ecoballe" per la gioia della camorra. E la "soluzione" prospettata da Bertolaso è peggiore del male: invece di puntare a eliminare la plastica e gli imballaggi, a ridurre, differenziare e riutilizzare i rifiuti, usa l'emergenza sanitaria per imporre l'apertura di mostruose ciminiere (quando persino negli Usa sono 30 anni che non si costruisce un inceneritore) che non solo non risolveranno il disastro, ma lo aggraveranno. L'aria diventerà ancora più irrespirabile e ci saranno da aggiungere tonnellate di "residui" tossici e cancerogeni della combustione da smaltire in discariche, per la gioia dei manager! E Bassolino, ancora sul suo scranno, ordina: "Ora basta con le proteste!" 6 giugno 2007 |