Secondo stime della Fao e della Banca Mondiale La crisi crea 100 milioni di nuovi poveri Sfiorano il miliardo le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno La dirompente crisi finanziaria in atto ha causato dall'inizio dell'anno un aumento del numero dei poveri di quasi 100 milioni con la quasi certezza, a fronte dell'inizio di una pesante recessione economica, che "la cifra salga ulteriormente". Lo ha sostenuto il 12 ottobre a Washington il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, parlando di "una catastrofe che è stata creata dall'uomo". "I paesi in via di sviluppo - ha sottolineato Zoellick - rischiano di vedere andare in fumo i propri sforzi di miglioramento della qualità della vita della popolazione se ci sarà un prolungato rallentamento della crescita globale e una stretta del credito" e in particolare "sono le fasce di popolazione più povere e vulnerabili a rischiare i danni più gravi". Secondo il presidente della Banca Mondiale "le onde degli shock finanziari che hanno colpito Usa ed Europa si riverberanno sull'economia globale e la dura realtà è che i paesi in via di sviluppo si devono preparare ad un crollo dei commerci e negli investimenti". Una crisi che moltiplicherà i suoi effetti perversi nei già penalizzati paesi poveri e quelli in via di sviluppo tra i quali "molti paesi, soprattutto africani, che registrano un calo della produzione agricola dovuta al vertiginoso aumento del costo delle sementi", ha aggiunto un portavoce della Fao. Le stime della Banca Mondiale sono confermate dalla Fao, l'agenzia dell'Onu per l'alimentazione, che in un comunicato diffuso il 16 ottobre ha denunciato che sono quasi un miliardo le persone povere, quelle che vivono con reddito di meno di un dollaro al giorno: gli affamati nel mondo sono più di 925 milioni, 77 milioni in più rispetto allo scorso anno, prima dell'inizio della crisi alimentare mondiale. Tra la fine del 2007 e i primi mesi del 2008 i i rincari dei generi alimentari, ha confermato la Fao, hanno fatto precipitare in condizioni di estrema povertà altri 100 milioni di persone. L'agenzia dell'Onu ha stimato un aumento di 24 milioni di persone povere nell'Africa subsahariana, di 41 milioni in Asia e nel'area del Pacifico, di 6 milioni in America latina e nei Caraibi e di 4 milioni nel vicino Oriente e nell'Africa settentrionale. Dei 925 milioni di persone che soffrono la fame la maggior parte, poco più di 900 milioni, si trova nei paesi poveri e in quelli in via di sviluppo; non mancano però anche nei paesi "ricchi" dove la povertà aggredisce fasce sempre più ampie della popolazione. Secondo il presidente della Banca Mondiale "gli eventi degli ultimi mesi hanno evidenziato la necessità di modernizzare il multilateralismo e i mercati per una nuova economia globale. È questo ciò che ci si aspetta da noi". E ha annunciato che la Banca sta valutando la possibilità di creare un fondo per aiutare la ricapitalizzazione delle banche nei Paesi emergenti colpite dalla crisi finanziaria, le stesse misure adottate da Usa e Europa per soccorrere le proprie banche sull'orlo del fallimento. La ricetta della Banca Mondiale, che pure ha la sua parte di responsabilità nell'aver stretto al collo dei paesi poveri il cappio del debito e nell'averli costretti a subire le leggi del mercato capitalista, è la solita: soldi per le banche, neanche un centesimo per le masse popolari. I governi borghesi hanno stanziato a tambur battente fiumi di miliardi di dollari e euro per puntellare la baracca capitalista quando finora non hanno voluto trovare nemmeno i circa 30 milioni di dollari all'anno per affrontare la crisi alimentare come promesso al vertice della Fao dello scorso giugno. 22 ottobre 2008 |