Crisi Russia-Georgia L'ammiraglia della Sesta flotta Usa nel porto georgiano di Poti Il 5 settembre ha attraccato nel porto georgiano di Poti la Mount Whitney, la nave ammiraglia della Sesta flotta Usa, una moderna e superarmata unità navale capace di operare anche come centro di comando e coordinamento degli interventi della Task force americana. A poche decine di chilometri di distanza, di fronte a Sukhumi, il capoluogo dell'Abkhazia, è ancorata dalla fine di agosto la Moskva, la nave ammiraglia della flotta russa del Mar Nero. Un faccia a faccia che ben rappresenta la sfida anche militare che si è aperta tra Usa e Russia per il controllo del Caucaso. Ufficialmente la Mount Whitney, come in precedenza altre unità da guerra americane attraccate a Poti, è partita dalla base di Gaeta il 26 agosto per trasportare in Georgia un carico di "aiuti umanitari". Nella sosta effettuata lungo il percorso presso la base aeronavale di Souda Bay a Creta, che assieme a quella di Sigonella in Sicilia fornisce appoggio logistico e operativo alle forze statunitensi nell'area europea e africana, con molta probabilità ha caricato più che "aiuti umanitari" dei materiali militari per l'esercito georgiano. Un aiuto già formalmente richiesto, per forniture pari a circa 9 miliardi di dollari, dal ministro della difesa di Tbilisi che si aggiunge a quello promesso da Israele che ha fornito armi e addestratori all'esercito georgiano. Le iniziative militari dell'imperialismo americano nell'area comprendono inoltre l'arrivo, il 4 settembre, nella base ucraina di Sevastopol, dove ha mantenuto la sua base la flotta russa del Mar Nero, la nave oceanografica militare americana Pathfinder, ufficialmente per "dimostrare le capacità di ricerca idrografica della U.S. Navy". Mentre è partito dalla sua base negli Usa il gruppo d'attacco guidato dalla nave da assalto anfibio Iwo Jima, con 6.000 marinai e marines. Il gruppo è composto anche da altre due navi da sbarco, tre unità lanciamissili e un sottomarino ed è diretto nel Mediterraneo. Durante il viaggio della Mount Whitney verso Poti, il primo ministro russo Vladimir Putin aveva avvertito che "ci sarà una risposta" di Mosca. E la risposta è arrivata il 9 settembre con l'annuncio del Cremlino che sarà raddoppiato il contingente di 7.600 uomini nelle basi militari in Ossezia del Sud e Abkhazia per "evitare il ripetersi di aggressioni da parte georgiana". L'8 settembre il presidente russo Dmitri Medvedev e la delegazione Ue guidata dal francese Nicolas Sarkozy avevano raggiunto un'intesa per il ritiro delle truppe russe dal territorio georgiano, a esclusione di quelle nelle regioni di Abkhazia e Ossezia del Sud. La Russia aveva accettato anche l'invio di una forza di polizia dell'Unione europea che si dovrebbe schierare tra Georgia e Ossezia del Sud. Il gruppo di 200 "osservatori" dovrebbe essere schierato entro l'1 di ottobre. Nel mese di ottobre "se verranno rispettate le misure concordate oggi sul conflitto russo-georgiano" potrebbero riprendere anche i negoziati per la nuova partnership tra Mosca e Bruxelles interrotti a inizio settembre dalla Ue, ha aggiunto Sarkozy. Il presidente francese continua a operare per mantenere all'imperialismo europeo un ruolo attivo nella crisi scoppiata alle porte di casa fra i contendenti imperialisti Usa e Russia, che si fronteggiano in armi per il controllo del Caucaso. 10 settembre 2008 |