Mentre le masse impoveriscono sempre più Con la crisi aumentano i super ricchi italiani e nel mondo Mentre milioni di lavoratori, operai, cassintegrati, disoccupati, pensionati e precari sono ridotti al lastrico dalla spaventosa crisi economica e finanziaria capitalistica, il numero dei super ricchi in Italia e nel mondo è in continua crescita. Si tratta di un pugno di padroni, manager e dirigenti delle maggiori aziende pubbliche e private che proprio grazie alla crisi hanno moltiplicato negli ultimi anni i loro sporchi redditi e continuano ad accumulare grandi ricchezze e patrimoni da capogiro. Secondo l'ultimo rapporto pubblicato agli inizi di settembre da Ubs e Wealth-X sulla ricchezza nel mondo, il numero dei Paperoni italiani, quelli che hanno una ricchezza superiore a 30 milioni di dollari (23 milioni di euro), nell'ultimo anno è cresciuto del 7%, superando quota 2 mila e arrivando a 2.075. nel giro di soli 12 mesi i Paperoni nostrani che nel 2012 vantavano ricchezze per 220 miliardi di euro hanno incrementato del 7% anche la loro ricchezza e ora detengono un patrimonio complessivo stimato in 235 miliardi di dollari (178 miliardi di euro), con una media di 86 milioni di euro a testa. Si tratta di cifre con molti zeri, tanto che nel titolo del report si parla di "ultra wealth", ultra ricchezza. In tutto il mondo, i Re Mida censiti dal rapporto sono 199.235: una cifra record, a cui corrisponde una fortuna complessiva da 28 mila miliardi di dollari, vale a dire più di 21 mila miliardi di euro: l'equivalente del Pil dell'India. Nel Vecchio continente è la Svizzera a registrare l'aumento più significativo tra 2012 e 2013: i super-ricchi sono saliti del 13,1% e il loro patrimonio totale del 14,5%. Vale a dire: 6.330 persone con 568 milioni di euro tra immobili, conti in banca e quant'altro. Segue la Germania, che con un +13% resta in testa alla classifica del numero finale di Paperoni. A sorpresa, poi, anche due Paesi come Grecia e Portogallo registrano tassi di crescita a due cifre percentuali nel numero dei Re Mida: +11% Atene e +10,8% Lisbona. Poi ci sono circa duemila super ricchi mondiali che vantano patrimoni sopra quota un miliardo di dollari e una ricchezza complessiva di 6.600 miliardi di dollari (4.900 miliardi di euro), per una media di 2,5 miliardi di euro a testa. In cima a questa super classifica dei ricchi più ricchi secondo la rivista americana "Forbes" c'è il messicano Carlos Slim (e famiglia) con 73 miliardi di dollari, seguito dal fondatore di Microsoft Bill Gates (67 miliardi) e dallo spagnolo Amancio Ortega di Zara (57 miliardi). Mentre in Italia, secondo la classifica stilata dal sito di informazione Milano-Finanza, il più ricco di tutti è il padrone della Luxottica, Leonardo del Vecchio che vanta un patrimonio in azioni quotate di 15,24 miliardi di euro, contro i 10,78 miliardi di un anno fa. Un apprezzamento complessivo del 41% che ha permesso a Del Vecchio di scalare la top ten dal terzo al primo posto. In seconda posizione Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, che negli ultimi 12 mesi hanno visto crescere il loro patrimonio quotato del 27%, passando da 11,4 a 14,5 miliardi di euro, grazie alla crescita del titolo quotato a Hong Kong. Scendono invece al terzo posto i fratelli Paolo e Gianfelice Rocca, i primatisti del 2012, che contano su una ricchezza in azioni Tenaris di 11,9 miliardi di euro, contro gli 11.5 di un anno fa. Tra i primi 10 ricconi d'Italia spicca anche il neoduce Silvio Berlusconi con un patrimonio di 3,45 miliardi. Questi dati confermano in pieno l'analisi sulle crisi cicliche del capitalismo e l'apparente contraddizione tra la crescita della ricchezza complessiva e l'attuale stato di indigenza in cui scivolano strati sociali sempre più ampi della popolazione italiana. Secondo Marx infatti: "Con lo sviluppo delle forze produttive del lavoro, l'accumulazione di capitale è molto accelerata, anche se il livello dei salari sia relativamente alto. Si potrebbe dunque concludere - come ha ritenuto A. Smith, ai tempi del quale l'industria moderna si trovava ancora ai suoi albori - che questa accumulazione accelerata di capitale deve far traboccare la bilancia a favore dell'operaio, in quanto crea una domanda crescente del suo lavoro. Per questa stessa ragione molti scrittori contemporanei si sono meravigliati che, sebbene il capitale inglese sia aumentato in questi ultimi venti anni molto più rapidamente della popolazione inglese, i salari non siano più aumentati. Ma parallelamente all'accumulazione progressiva del capitale ha luogo una modificazione crescente nella composizione del capitale. Quella parte del capitale che è formata da capitale fisso, macchine, materie prime, mezzi di produzione d'ogni genere, aumenta più rapidamente di quell'altra parte del capitale che viene investita in salari, cioè per comperare lavoro... Se il rapporto primitivo fra questi due elementi del capitale era uno a uno, col progredire dell'industria esso diventa cinque a uno, ecc. Se di un capitale globale di seicento, si investono trecento parti in strumenti di lavoro, materie prime, e così via, e trecento in salari, basta raddoppiare il capitale globale per creare una domanda di seicento operai invece che di trecento. Ma se di un capitale di seicento, cinquecento parti sono investite in macchine, materie prime, e così via e soltanto cento in salari, questo capitale deve salire da 600 a 3.600 per creare una domanda di seicento operai invece che di trecento. Con lo sviluppo dell'industria la domanda di lavoro non procede dunque di pari passo con l'accumulazione del capitale. Essa aumenta indubbiamente, ma in proporzione continuamente decrescente rispetto all'aumento del capitale" (K. Marx, Salario, prezzo e profitto, cap. 14, cfr Il Bolscevico, n. 11/2012 pag. 16). E ancora: "La legge infine che equilibra costantemente sovrappopolazione relativa, ossia l'esercito industriale di riserva, da una parte, e volume e energia dell'accumulazione dall'altra, incatena l'operaio al capitale in maniera più salda che i cunei di Efesto non saldassero alla roccia Prometeo. Questa legge determina un'accumulazione di miseria proporzionata all'accumulazione di capitale. L'accumulazione di ricchezza all'uno dei poli è dunque al tempo stesso accumulazione di miseria, tormento di lavoro, schiavitù, ignoranza, brutalizzazione e degradazione morale al polo opposto, ossia dalla parte della classe che produce il proprio prodotto come capitale" (Marx, Capitale, p. 671). Grande Marx e preziosi i suoi insegnamenti che sono di un'attualità sconvolgente. 2 ottobre 2013 |