Il peggior risultato dal dopoguerra Crollano i consumi: indietro di 20 anni Aumentano i prezzi mentre diminuiscono i salari Crollo dei consumi, salari in picchiata e prezzi di beni e servizi alle stelle: l'Italia dipinta dalla ricerca pubblicata il 25 settembre da Confcommercio sulle vendite nel nostro Paese, regione per regione è a dir poco a fosche tinte. Secondo la Confederazione dei commercianti, nel 2012 i consumi pro capite degli italiani segneranno un ulteriore calo di oltre il 3% ossia "la peggiore variazione negativa della storia della Repubblica dal 1946". Una previsione rivista ulteriormente al ribasso rispetto alle ipotesi, già molto negative, dei mesi scorsi. Tra il terzo trimestre del 2007, punto di massimo per l'economia italiana, e il secondo trimestre del 2012, i consumi pro capite degli italiani sono diminuiti in termini reali del 6,5%. In particolare negli ultimi 4 anni, sottolinea l'ufficio studi della Confcommercio, il reddito disponibile, ossia la quota che una famiglia può spendere in un anno, si è ridotto in media di 5 mila euro. La Confederazione dei commercianti calcola che attualmente ogni famiglia ha ridotto i propri consumi di circa 230 euro mensili. Ciò significa che molte persone, in gran parte operai, pensionati, cassintegrati, devono fare a meno di spese essenziali come le cure mediche e dentistiche, gli studi, il cibo, trasporti, elettrodomestici ma anche vacanze, cinema, pizzeria e svaghi ricreativi per i propri figli. Il vertiginoso calo dei consumi secondo lo studio di Confcommercio colpisce soprattutto i piccoli esercizi al dettaglio il cui stock, pari a poco più di 757mila unità nel 2011, è in diminuzione rispetto al 2010 (-0,1%). In flessione anche il fatturato di questa tipologia distributiva (-2,6% nei primi sei mesi del 2012), mentre cresce quello dei discount (+1,8%) e dei supermercati (+1,4%). A livello regionale lo studio di Confcommercio mette in evidenza che il Molise (-1,9%), il Friuli Venezia Giulia (-1,1%) e la Liguria (-0,9%) sono le regioni che, nel complesso registrano le maggiori perdite di esercizi. Tra i comparti merceologici si conferma lo stato di grave difficoltà per i negozi di mobili e arredamento che si sono ridotti dell'1,3% complessivamente con punte di quasi il 2% al Sud e nel Nord-Est. Mentre la spesa per gioielleria e bigiotteria torna ai livelli degli anni '70. il consumo di carne e pesce è precipitato ai livelli di fine anni '80 e complessivamente la quota di reddito destinata agli acquisti si attesta ai livelli di 15 anni fa. Brutte notizie anche sul fronte delle retribuzioni dove è facile prevedere che le trattative aperte per i tanti rinnovi in discussione difficilmente saranno chiuse entro l'anno e ciò comporterà secondo l'Istat un crollo dei salari che si ripercuoterà su tutto il 2013. Per la fine di dicembre 2012 sono infatti in scadenza molti importanti contratti dell'industria e dei servizi privati, senza contare quelli della Pubblica amministrazione, tutti scaduti da gennaio 2010 ma bloccati prima per un triennio e poi per un quadriennio. L'Istat spiega che alla fine di agosto risultavano in attesa di essere firmati 34 contratti (di cui 16 appartenenti alla Pubblica amministrazione) relativi a circa 3,8 milioni di dipendenti (quasi 3 milioni nel pubblico impiego). Ad agosto i salari registrati hanno fatto segnare una lievissimo aumento (0,1%), rispetto al mese precedente. In modo particolare l'Ires Cgil fa sapere che tra il 2012 e il 2014 i consumi delle famiglie degli operai si ridurranno di circa 600 euro l'anno per una perdita complessiva nel triennio di 1.806 euro. Tra il 2007 e il 2011 la perdita media annua di consumo per le famiglie di operai è stata di 200 euro annui. Il crollo dei consumi, secondo la ricerca (nel 2014 -8,4% rispetto al 2011) è dovuto all' aumento dell'inflazione, alla disoccupazione e alla crescita della pressione fiscale. In una nota l'Ires precisa che lo studio condotto smentisce "l'affermazione di fonte governativa secondo cui le ripercussioni delle manovre sull'economia avrebbero provocato un rallentamento nel breve periodo dovuto al calo della domanda. La nostra ricerca indica invece che il calo della domanda rimarrà almeno fino al 2014, un periodo lunghissimo per le persone". 10 ottobre 2012 |