Un documento approvato con i voti contrari dei soli rappresentanti del Pdl respinge gli attacchi del neoduce Berlusconi Il CSM: "Del tutto inaccettabili la denigrazione e il condizionamento della magistratura" Il 10 marzo il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha discusso e approvato a stragrande maggioranza, con due soli voti contrari, un documento a difesa dei magistrati attaccati in varie occasioni dal neoduce Berlusconi. Il documento, di una durezza senza precedenti, denuncia gli "episodi di denigrazione e di condizionamento della magistratura e dei singoli" e li bolla come "del tutto inaccettabili". Questi attacchi, sottolinea il documento, mettono "a rischio l'equilibrio stesso tra poteri e ordini dello Stato sul quale è fondato l'ordinamento democratico di questo Paese". Di conseguenza l'organo di autogoverno dei magistrati rivolge "un pressante appello a tutte le istituzioni (ma il richiamo è rivolto evidentemente a Palazzo Chigi, ndr) perché sia ristabilito un clima di rispetto dei singoli e dell'intera magistratura, che è condizione imprescindibile di un'ordinata vita democratica". Il documento conclude l'iter di una pratica aperta nel novembre scorso dal CSM in difesa dei giudici milanesi del processo Mills, l'avvocato inglese corrotto da Berlusconi per testimoniare il falso a suo favore, condannato per questo in tribunale e in appello e recentemente "graziato" dalla Cassazione con una sentenza di prescrizione. In quell'occasione il neoduce definì quei giudici "comunisti" e una vera e propria "anomalia" del Paese. Da allora non si contano gli attacchi, uno più rabbioso e insultante dell'altro, che il nuovo Mussolini ha scagliato contro la magistratura in generale e contro singoli giudici e pm giudicati colpevoli di complottare contro di lui. E il dossier aperto dal CSM li ha raccolti tutti, dagli attacchi ai giudici della Corte costituzionale ("in mano a giudici comunisti") a quelli contro i pm di Palermo, Caltanissetta e Firenze colpevoli di aver riaperto ("con grande spreco di soldi pubblici") le indagini sulle stragi mafiose del '92-93; dagli insulti ai magistrati fiorentini dell'inchiesta sugli scandali della Protezione civile ("si devono vergognare", sono "peggio di Tartaglia"), fino alle "bande di giudici talebani" che "perseguono fini eversivi" scagliata dal neoduce ai pm dopo la sentenza di prescrizione del processo Mills. Quest'ultima accusa, denunciano i consiglieri, cioè quella di voler "sovvertire l'assetto istituzionale", è "la più grave" e rappresenta "una obiettiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati". E il pericolo per gli equilibri tra i poteri dello Stato (e quindi per la stessa democrazia, si lascia intendere pur senza affermarlo esplicitamente per ragioni diplomatiche), è dovuto proprio al fatto che tali accuse "inaccettabili" provengano "dal massimo rappresentante del potere esecutivo". Cioè dal premier, che viene quindi indicato implicitamente come il vero sovvertitore dell'ordine democratico. Il dibattito, durato tre ore, è stato molto acceso, tanta era l'indignazione troppo a lungo tenuta a freno in questi ultimi mesi dai magistrati sottoposti al bombardamento incessante del neoduce. Non a caso il documento elogia "la compostezza" e il "silenzio" con cui i magistrati hanno sopportato le accuse "generiche e ingiuste" del premier. Lo stesso vicepresidente Mancino (che presiede il plenum in assenza del capo dello Stato), solitamente molto "prudente", come raccomandato da Napolitano, nel dare il suo voto a favore ha avuto parole dure contro il presidente del Consiglio, perché "è un organo costituzionale, ha responsabilità politica, non può usare un linguaggio di insulti e, talvolata, anche di intimidazioni nei confronti del libero esercizio dell'attività giudiziaria". A votare contro sono stati solo i due rappresentanti non togati di area Pdl, Michele Saponara e Gianfranco Anedda. Il primo, ex avvocato di Previti ed ex deputato forzista, ha polemizzato evocando una "contemporaneità sospetta con il decreto salva-liste" e con il voto sul legittimo impedimento in Senato. Il secondo, anche lui avvocato ed ex deputato di AN, ha rispolverato la favola dei 103 procedimenti contro Berlusconi per rilanciare la tesi della persecuzione giudiziaria nei suoi confronti. Ma sono rimasti del tutto isolati. Non a caso il neoduce, con l'aiuto dei suoi gerarchi Alfano e Ghedini, vuole sconvolgere l'attuale assetto del CSM con una controriforma che lo spacchi in due e ne sottometta una delle due metà direttamente agli ordini del governo. Lo scandalo del consigliere Cosimo Ferri, risultato coinvolto nelle intercettazioni dell'inchiesta di Trani, dimostra come sia insidioso il disegno del nuovo Mussolini per mettere sotto controllo il CSM. Di sicuro l'approvazione a così stragrande maggioranza di un documento che lo smaschera e lo condanna gli avrà fatto salire il sangue agli occhi (e le dichiarazioni stizzite dei suoi scagnozzi Capezzone, Gasparri, Bondi e Cicchitto lo confermano). Tantopiù dopo la nuova e più recente presa di posizione a difesa dei magistrati di Trani con cui il CSM ha risposto all'arrogante e intimidatorio invio degli ispettori in quella città deciso dal guardasigilli Alfano immediatamente dopo la notizia dell'inchiesta di quella procura sulle pressioni di Berlusconi sull'Agcom per far chiudere le trasmissioni Rai a lui sgradite. 31 marzo 2010 |