Per la scalata di Unipol alla BNL
(Carrellata delle intercettazioni) D'Alema a Consorte: "facci sognare, vai" Fassino: "la banca ce l'avremo saldamente in mano". Latorre a Ricucci: "Eccolo il compagno" La riprova che i DS sono ammanigliati coi capitalisti Se le estati del 2005 e del 2006 vengono ricordate negli annali della storia giudiziaria per le famigerate frasi di Ricucci: "Stamo a fa' i furbetti del quartierino" e di Fiorani che addirittura manda un "bacio in fronte" all'allora governatore di Bankitalia Fazio per aver favorito le scalate su Antonveneta e al Corriere della Sera; l'estate del 2007 sarà sicuramente ricordata per le altrettanto famigerate frasi di D'Alema, Fassino e Nicola Latorre (parlamentare DS e braccio destro di D'Alema) pronunciate al telefono durante le conversazioni con l'ex boss di Unipol Consorte nei giorni della contestuale scalata alla BNL allorché lo esortavano: "Facci sognare, vai"; si esaltavano perché "la banca ce l'avremo saldamente in mano" e ringraziavano il "compagno Ricucci" per aver contribuito al buon esito delle operazioni. Strategie parallele e convergenti Ma questo, per dirla con le parole dello stesso Consorte "è solo l'inizio". Perché dalle trascrizioni delle 73 intercettazioni telefoniche effettuate dai giudici di Milano durante le indagini sulle scalate bancarie dell'estate del 2005 e depositate agli atti l'11 luglio scorso emerge chiaramente che dietro le scalate di "bancopoli" c'era un preciso disegno politico, economico, finanziario e editoriale in base al quale, se tutto fosse andato a buon fine, la destra del regime neofascista guidata dal neoduce Berlusconi si sarebbe impossessata della Banca Antonveneta attraverso il rastrellamento occulto di azioni messo in opera da Fiorani e Gnutti col benestare di Fazio, mentre la "sinistra" del regime neofascista con alla testa i rinnegati diessini D'Alema e Fassino si sarebbe pappata la BNL grazie all'analoga strategia finanziaria perseguita dall'Unipol di Consorte e Sacchetti. Di più: i Ds puntavano a trasformare Unipol in un grande colosso della finanza e dell'editoria con l'acquisizione anche del Gruppo Riffeser (Nazione, Resto del Carlino, Giorno), come ha ammesso anche Consorte. Mentre Berlusconi voleva creare un polo bancario gradito anche alla Lega e mettere le mani sul "Corriere della Sera". La perizia delle intercettazioni è stata depositata dal Gip Clementina Forleo. È divisa in quattro blocchi e riguarda i cellulari dell'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte, dell'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani, dell'immobiliarista romano Stefano Ricucci e di Cristina Rosati, la moglie (non indagata) dell'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio. Pagine e pagine di trascrizioni in cui parlano, tra gli altri, sei parlamentari appartenenti al "centro-destra" e al "centro-sinistra": Massimo D'Alema, Piero Fassino, Nicola Latorre, Romano Comincioli, Salvatore Cicu e Luigi Grillo. Appare ininfluente (e comunque spetterà ai giudici deciderlo) che sul piano giudiziario D'Alema, Fassino, Latorre e tutti gli altri esponenti della "sinistra" di regime coinvolti nell'affare, non abbiano commesso "niente di penalmente rilevante"; mentre risulta indiscutibile che sul piano politico, etico e morale il vertice dei DS ne esce completamente sputtanato. Infatti questa seconda tranches di intercettazioni inerente le inchieste su "bancopoli" conferma che i DS sono ormai totalmente ammanigliati coi capitalisti e agiscono di conseguenza comportandosi esattamente come la destra del regime neofascista con cui condividono sostanzialmente non solo gli obiettivi ma anche la strategia, i metodi e perfino gli stessi uomini, fino a diventare ormai una sua immagine perfettamente speculare. Il ruolo di Fazio Prova ne è il ruolo giocato dell'ex governatore Fazio che in nome di una presunta "difesa dell'italianità del sistema bancario" sosteneva sfacciatamente Fiorani e Consorte contro le due scalate che il 19 marzo del 2005 erano state lanciate contemporaneamente dall'olandese Abn Amro e dalla spagnola Banco Bilbao et Vizcaya. O ancora peggio il fatto che proprio in mezzo alle due Opa bancarie, ma con un ruolo attivo in entrambe le cordate, agiva il "furbetto" Ricucci che con i soldi avuti in prestito da Fiorani e dalla sede londinese della Deutsche Bank cercava di dare l'assalto alla Rcs e al suo gioiello più ambito, il "Corriere della Sera", per conto del neoduce Berlusconi. Ricucci, come lui stesso ha confessato durante i sette interrogatori in carcere tenuti davanti ai giudici romani, nella primavera del 2005 aveva le mani in pasta in tutte le operazioni finanziarie (Rcs, Bnl e Antonveneta) ed era in affari sia con la destra che con la "sinistra" del regime. Stava con Berlusconi, nell'avventura dell'assalto alla Rizzoli-Corriere della Sera e Antonveneta; ma allo stesso tempo stava anche con i DS, nell'operazione che sostiene Unipol nell'acquisizione della Banca Nazionale del Lavoro. Incontra Berlusconi e lo "tiene informato", ogni fine settimana, attraverso Aldo Livolsi e Romano "Pippo" Comincioli e, ogni quindici giorni, attraverso Alejandro Agag, advisor dell'editore francese Arnaud Lagardère. Ma allo stesso tempo tesse la tela anche con i Ds attraverso il dalemiano Nicola Latorre. Anche perché Francesco Gaetano Caltagirone, costruttore e editore del "Messaggero", con Pier Ferdinando Casini, compagno della figlia Azzurra, indicato da Ricucci come interfaccia di Fiorani e interlocutore di Fazio: "mi disse che c'era un progetto bipartisan". La spartizione del potere economico e finanziario La posta in gioco è dunque la spartizione fra la destra e la "sinistra" del regime neofascista del potere economico e finanziario e il controllo dell'editoria e del più ambito quotidiano nazionale. Per questo Fiorani ottiene il via libera dal "centro-destra" e da Berlusconi alla scalata di Antonveneta. Mentre Consorte fa la stessa cosa con D'Alema e Fassino che lo spingono ad andare avanti nella scalata BNL. Le due fazioni della classe dominante borghese, poi, si incrociano e decidono insieme il da farsi intorno al tavolo della Hopa di Emilio Gnutti, che dai tempi della scalata Telecom voluta guarda caso da D'Alema è stata ribattezzata la "Bicamerale degli affari", poiché è miracolosamente in grado di far coesistere nel suo azionariato sia la Unipol di Consorte che la Fininvest di Berlusconi. A confermare questo vomitevole intrallazzo fra destra e "sinistra" del regime neofascista è lo stesso Gnutti che in una delle tante telefonate intercettate dai giudici di Milano parla con Ivano Sacchetti (amministratore delegato di Unipol) e dice: "Non c'è assolutamente preoccupazione. Ho detto a Berlusconi che a loro interessava molto appoggiare Gianpiero (Fiorani ndr) perché dall'altra parte stanno facendo quell'altra. Per cui, per una questione di equilibrio si fa una per una, quindi vado in appoggio anche di là. Berlusconi mi ha risposto che faccio bene". Mentre sul terzo fronte, la Rcs, per difendere il Corriere dal tentativo di controllo da parte di entrambe le fazioni politiche (che si contendono l'appoggio in chiave elettorale) e metterlo al riparo dall'assalto dei "palazzinari" proprio in quelle settimane opera un' ulteriore blindatura del patto di sindacato della casa editrice rendendola praticamente inespugnabile dal punto di vista legale e societario. Con la rimozione del segreto giudiziario sulle intercettazioni relative al processo per la scalata all'Antonveneta, che invano il guardasigilli Mastella, il guardiano della Camera Bertinotti e quello del Senato Marini avevano cercato di bloccare, il losco intrallazzo comincia finalmente a venire alla luce e il progetto del vertice DS, che sulle orme di Craxi, ha preso parte attiva alla scalata alla Bnl si è palesato in tutta la sua turpitudine: impadronirsi di una grande banca nazionale, un potentato economico, un "potere forte" che avrebbe supportato e favorito il partito della Quercia e fornito i mezzi per competere alla pari con le altre cordate politico-affaristiche. Altro che qualche "battuta ironica e sarcastica"! Altro che "Operazione puramente scandalistica"! Ecco perché Berlusconi ha espresso ai leader DS la sua "solidarietà", così come l'aveva offerta precedentemente a D'Alema per le voci sui suoi conti esteri in Brasile. Ecco perché il coordinatore di Forza Italia, il rinnegato del comunismo e leccapiedi del neoduce Sandro Bondi, rassicura la maggioranza e dice: "Non avete nulla da temere, non useremo mai le intercettazioni per attaccare i leader della sinistra". Una "solidarietà" che D'Alema ha gradito molto: "Ho sentito da Berlusconi, Fini, Casini e altri, parole molto misurate e questo è sicuramente apprezzabile". Ma si tratta di una solidarietà equivoca e mutualistica, come quella tra banditi coinvolti negli stessi reati che si reggono il sacco a vicenda come testimonia il fatto che, invece di solidarizzare con la magistratura e invitarla ad andare fino in fondo a questa torbida vicenda, maggioranza e opposizione sono invece tutti d'accordo affinché anche il Senato approvi al più presto il ddl Mastella sulle intercettazioni, già passato alla Camera il 4 agosto 2006 e votato anche dalla casa del fascio, per bloccare le intercettazioni e mettere un nero bavaglio ai giudici e ai mass media. Non a caso il guardasigilli Mastella, che si è già detto pronto a "mandare gli ispettori a Milano", ha intimato: "approvare quel provvedimento è un dovere di tutto il parlamento". Mentre D'Alema ora si scaglia contro "l'arrogante illegalità dell'uso illegittimo di materiali riservati e di indagini illegali". Punta il dito contro lo "sguardo trascurato" della magistratura su uno "spettacolo indecente" e il Palazzo di Giustizia trasformato in "un suk arabo" e minaccioso auspica: "mi aspetto che qualcuno venga perseguito"; esattamente come ha sempre chiesto Berlusconi! 20 giugno 2007 |