D'Alema: "I nuovi maestri sono Gramsci, Machiavelli e Bobbio" "Il socialismo di tipo collettivistico non ha più futuro" Quali sono i nuovi maestri di Massimo D'Alema, vicepresidente del consiglio e ministro degli esteri del governo del democristiano Prodi, il rinnegato a tutto tondo nato e cresciuto nell'apparato del vecchio PCI e artefice della svolta liberale e neofascista della Quercia di oggi, diventato, dopo infinite nefandezze di destra, dette e fatte in questi anni, il presidente del partito dei rinnegati del comunismo? Ce lo dice lui in un'intervista su Repubblica del 28 maggio scorso e non ci sorprende affatto che tali maestri non siano gli stessi della classe operaia e del proletariato internazionale. Infatti chi ha influenzato il suo pensiero è "sicuramente Antonio Gramsci. E prima ancora Machiavelli... e poi Bobbio, questo è il mio asse". Insomma chiude pubblicamente il cerchio, da rinnegato e neoliberale, e assicura la borghesia che prendendo le mosse del padre del revisionismo italiano, il "crociano" di sinistra Gramsci, è definitivamente sbarcato sulle sponde del liberalismo borghese, di cui Bobbio è uno dei massimi teorici in Italia. Allevato a pane e riformismo gramsciano, negli apparati del PCI, con un forte ascendente naturale di arrogante arrivismo, alla base dell'attrazione che prova verso lo scienziato dell'arte del governo da parte delle classi dominanti sfruttatrici, D'Alema tributa la massima riconoscenza all'intellettuale borghese e opportunista, nonché ex fascista, Norberto Bobbio, uno dei cervelli che la "sinistra" borghese ha scelto come "guru" per propinare a piene mani teorie e "filosofie" borghesi, liberiste e riformiste a sostegno della borghesia di "sinistra", che niente hanno da spartire con la cultura e la filosofia del materialismo storico e dialettico e con la cultura proletaria rivoluzionaria dei grandi maestri del proletariato internazionale. Per liberarsi dell'ingombrante fardello di post-comunista lo "skipper" borghese si spinge oltre; non ha nessuna reticenza nel dichiarare che per lui fare cose di "sinistra" oggi può significare combattere le disuguaglianze e le ingiustizie, ma come? "Si può fare con le manifestazioni ma anche dal governo" e aggiunge... "Oggi sono convinto, tuttavia, che la sinistra debba aprirsi nei confronti della tradizione liberale. Il socialismo di tipo collettivistico non ha più futuro". E così anche lui sputa una sentenza che condivide con tutti gli altri governanti borghesi, a cominciare dal democristiano Prodi e fino al neoduce Berlusconi. 14 giugno 2006 |