D'Alema ringrazia il papa per aver fatto cadere l'Urss Il sedicente rivoluzionario pentito Adriano Sofri sulla stessa lunghezza d'onda del capofila dei rinnegati del comunismo di Nadia - Rufina (Firenze) Questi tempi di revisionismo storico, così affollati di "comunisti" convertiti o comunque sempre più vicini alla fede, hanno prodotto un altro frutto avvelenato. Infatti il presidente dei DS Massimo D'Alema, tenendo un discorso in occasione di un concerto dedicato al papa eseguito nella palestra del carcere Don Bosco di Pisa, andando a parlare del papa, unisce la sua voce a quella del sedicente rivoluzionario pentito, Adriano Sofri, ivi presente. Dice D'Alema di dare ragione a Sofri quando egli sostiene come Wojtyla "abbia contribuito al crollo di quella tragica parodia del comunismo che era l'impero sovietico". "Grazie - continua D'Alema - di avere aiutato a dare una spallata a quel mondo che - come mi disse Gorbaciov - non era il nostro mondo e che crollando, ha liberato la sinistra dal peso dell'identificazione con un regime oppressore delle libertà". Ma che bravi! E che squallido e nauseante spettacolo di comunanza di vedute, offre questo terzetto di rinnegati! L'uno, D'Alema, figlio del vecchio PCI revisionista, attualmente considerato tra i non credenti come il più papista, che dopo aver ricoperto le cariche più alte in quel partito, condividendone in pieno il revisionismo, con la caduta dei regimi revisionisti dell'Est non ha esitato da ambizioso e spregiudicato carrierista qual è, ad abbracciare completamente la causa del capitalismo e della borghesia, finanche a diventare presidente del Consiglio nel governo di "centro-sinistra" che si distinse in negativo, tra l'altro, per la guerra nel Kosovo. L'altro, Adriano Sofri, già leader di "Lotta continua", che ha contribuito con le sue teorie anarcoidi e avventuriste a mandare allo sbaraglio tanti giovani che imboccarono la strada del terrorismo non rendendo certo un buon servizio alla causa del socialismo. Ora dopo il suo "pentimento" riceve comprensiva e riverente ospitalità presso alcuni importanti quotidiani, tra cui "la Repubblica" del finanziere De Benedetti e "Il Foglio" del rinnegato Giuliano Ferrara finanziato dalla famiglia Berlusconi, ed è trattato con guanti di velluto come una specie di guru, non si sa bene per quali meriti se non quello, appunto, di aver messo al servizio della borghesia la sua penna. E che dire del rinnegato Gorbaciov, l'ultimo del terzetto, se non che ha gettato l'ultima palata di terra sulla tomba dell'ex Urss e ora viaggia con il cappello in mano a riscuotere dal "mondo libero" la meritata ricompensa? D'Alema ha aggiunto anche che il papa è per lui "un grande protagonista positivo del nostro mondo incerto, un faro di speranza che vale per tutti, credenti e non". Sono messi proprio male, non c'è che dire. D'Alema e compari hanno talmente perduto la rotta e il metro per analizzare e capire la realtà e il mondo (non dico per cercare di cambiarlo, per carità) da non sapere fare altro che nascondersi sotto la tonaca del papa? Pare proprio di sì: infatti, sempre più spesso lui e tanti altri importanti esponenti della "sinistra" borghese (vedi per esempio Bertinotti), quando hanno paura di apparire sbilanciati a "sinistra" aggiungono sempre la frase fatidica: "Non lo dico solo io, lo dice anche il Papa". Che pena! è con questo significativo ringraziamento che D'Alema pensa di chiudere definitivamente i conti con il fantasma del comunismo, ben conscio anche che in Italia non si governa a prescindere dal Vaticano. Bisognerebbe consigliare a D'Alema, quando fa questi pronunciamenti di sperticata ammirazione e indica al mondo come un faro di speranza valido per tutti, un papa che tra l'altro ha paragonato di recente l'aborto alla Shoah, e che con il suo silenzio copre sostanzialmente i misfatti dell'imperialismo e del nazismo degli Usa, di parlare per sé, senza attribuire a "credenti e non" questa ruffiana devozione per un papa che comunque non sembra affatto essere a corto di sponsorizzazioni. 30 marzo 2005 |