Un'altra concessione ai fascisti da parte del capofila dei rinnegati del comunismo D'Alema rinnega la fucilazione di Mussolini L'ANPI critica il presidente dei DS È da tempo che i rinnegati del comunismo si sono iscritti al partito dei nemici storici della Resistenza, della guerra di Liberazione e del movimento partigiano allo scopo di chiudere i conti in maniera definitiva e irreversibile con quel periodo storico e identificarsi completamente nel regime neofascista. Basta ricordare l'infame attacco ordito nel 1990 dall'allora segretario del PCI Occhetto, che servendosi del "pentito" Otello Montanari scatenò un'infame campagna denigratoria contro i cosiddetti "crimini'' della Resistenza riesumando la vecchia e risaputa storia del cosiddetto "triangolo della morte", per spianare la strada alla liquidazione del PCI. Oppure i ripetuti e accalorati appelli di Violante a riconoscere "le ragioni dei repubblichini" di Salò, o ancora la solenne autocritica di Fassino sulle foibe e i cosiddetti esuli istriano-dalmati, con cui ha rinnegato e condannato la linea tenuta allora dallo stesso PCI per preparare il terreno al voto della Quercia assieme ai fascisti sull'istituzione della famigerata "giornata del ricordo". Per non parlare della riabilitazione di gerarchi come Starace e filosofi del fascismo come Gentile, fatta passare dagli amministratori locali di "centro-sinistra" anche con l'intitolazione di vie e piazze, come proprio in questi giorni ha fatto il neopodestà Veltroni decidendo "orgogliosamente" di intitolare una strada e organizzare un convegno in memoria dello storico del fascismo Renzo De Felice. Ora però, a demolire un altro caposaldo della Resistenza, ci ha pensato il capofila dei rinnegati del comunismo Massimo D'Alema che, ad uso dell'ultimo libercolo dato alle stampe da Bruno Vespa, ha affermato che fucilare Mussolini fu un errore. "La sua uccisione - afferma il presidente dei DS - fa parte di quegli episodi che possono accadere nella ferocia della guerra civile, ma che non possiamo considerare accettabili. Quello scontro feroce conobbe atti di barbarie da una parte e dall'altra, e quindi anche l'esecuzione della Petacci va collocata in quel clima". Per Mussolini, continua ancora D'Alema "sarebbe stato più giusto un processo" anche perché "avrebbe consentito di ricostruire un pezzo di storia italiana". Si tratta di affermazioni gravissime e sconcertanti che vanno oltre il revisionismo storico e sconfinano nella falsificazione. Come giustamente hanno denunciato la Presidenza e la Segreteria dell'ANPI, esprimendo un fermo e motivato dissenso, "l'esecuzione di Mussolini fu un atto di giustizia deliberato ed eseguito nel corso... della guerra di Liberazione dagli organi che erano, anche formalmente e istituzionalmente, i legittimi rappresentanti del Governo italiano nell'Italia occupata, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e il Comando Generale del Corpo Volontari della Libertà, organi dotati di tutti i poteri inerenti allo stato di guerra. Quell'atto di giustizia era stato motivato per le gravissime responsabilità, dalla soppressione violenta di ogni libertà, agli eccidi e stragi di cittadini italiani che a Mussolini, più che a chiunque altro, erano riferibili come capo del primo fascismo e del secondo fascismo, quello particolarmente sanguinario di Salò". Con queste dichiarazioni, fatte a sommo studio, D'Alema spalanca le porte ai fascisti e a coloro che vogliono riscrivere la storia in chiave antiresistenziale, antipartigiana e anticomunista, proponendosi come uomo della "riconciliazione" nazionale e della "memoria condivisa" tra antifascisti e fascisti, tra vittime e carnefici, tra chi ha combattuto per la libertà e il riscatto del Paese e chi ha difeso e praticato fino all'ultimo la tirannide e la barbarie. Rinnegando la fucilazione di Mussolini egli si presta al disegno di chi vuole sradicare dalla storia del nostro Paese e dalla memoria delle masse le idee stesse della Resistenza e del socialismo, impedire che vengano trasmesse alle nuove generazioni e far sì che queste sentano negli anni futuri soltanto la campana della borghesia e del regime neofascista. Che è poi lo stesso obiettivo che da un altro versante si propone il neoduce Berlusconi con la sua martellante e rabbiosa campagna anticomunista. 16 novembre 2005 |