De Magistris: la P2 è sempre più forte, intende sovvertire le istituzioni repubblicane Non si possono accettare le intimidazioni del "piduista Berlusconi" Luigi De Magistris continua a prendere di mira i legami tra Berlusconi e la P2. In un articolo dal titolo "A chi sta inviando segnali?", pubblicato su l'Unità del 9 settembre, l'ex pm ora parlamentare europeo dell'Idv interviene sulle dichiarazioni del neoduce contro le procure di Palermo e di Milano, che a suo dire starebbero riaprendo indagini su fatti del '92 e del '93 "coi soldi pubblici" al solo scopo di danneggiarlo, e scrive: "Il presidente del Consiglio, il Piduista Berlusconi, ha affermato con toni minacciosi ed inaccettabili per uno Stato di diritto che vi sono magistrati di talune Procure della Repubblica che indagano sulle stragi di mafia cospirando e congiurando ai suoi danni. Le istituzioni - quelle non ancora corrose dal crimine organizzato - e la parte sana della società civile, non possono accettare intimidazioni di questo genere". Di seguito De Magistris spiega che di motivi per riaprire o continuare le indagini su quell'oscuro e sanguinoso periodo invece ce ne sono eccome, a cominciare dalle stragi di Capaci e di via D'Amelio con l'assassinio dei giudici Falcone e Borsellino: in particolare "vogliamo sapere - sottolinea l'ex pm - perché la mafia ramificò la strategia della tensione militare piazzando bombe a Roma, Firenze e Milano; aspettiamo di sapere se pezzi deviati delle istituzioni - che ancora operano nel Paese in continuità con una P2 mai morta ed anzi sempre più forte - trattarono con Cosa Nostra; vogliamo capire se esiste un rapporto tra la fine della strategia militare della mafia e la discesa in politica, da vincenti, di Dell'Utri, Berlusconi e della stessa nascita del partito di Forza Italia; chiediamo a gran voce di individuare coloro i quali hanno sottratto l'agenda rossa di Paolo Borsellino; intendiamo sapere chi ha favorito in questi anni l'istituzionalizzazione della mafia con il consolidamento della sua penetrazione nell'economia e nello Stato". Tutte domande a cui non è ancora stata data una risposta e che -aggiungiamo noi - è più che legittimo porsi specie alla luce delle recenti rivelazioni del figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Ciancimino sulle trattative segrete per un patto tra Stato e mafia e quelle del "pentito" Spatuzza, ex uomo di fiducia della famiglia dei Graviano in rapporto con Dell'Utri (condannato a 9 anni in primo grado per mafia, ndr), circa gli attentati mafiosi del '92-93 che prepararono la discesa in campo di Berlusconi. "Perché Berlusconi minaccia i magistrati che stanno investigando svolgendo indagini difficili e pericolose? Ha in mente, forse, di creare le condizioni per isolare servitori dello Stato e magari per favorire l'interventi di menti istituzionali raffinatissime? Invia messaggi a qualcuno?", si chiede quindi De Magistris, che forse come ex pm che si è imbattuto proprio nei legami tra potere politico, massoneria e criminalità organizzata, facendone com'è noto le debite spese, ne sa molto circa la capacità della P2 di manovrare all'interno delle istituzioni, fino ai massimi livelli. E conclude invitando a vigilare "in tantissimi" affinché nessuna interferenza illecita ostacoli le indagini e si arrivi finalmente a capire "perché un ampio manipolo di golpisti con il grembiulino intende sovvertire le istituzioni repubblicane". Auspichiamo che De Magistris ne tragga le conseguenze politiche, e che unisca la sua voce a quella del PMLI per chiedere alle masse di scendere in piazza per liberarsi del nuovo Mussolini. 16 settembre 2009 |