L'inchiesta della magistratura mette a nudo il verminaio del calcio-scommesse: le mafie pilotavano risultati e squadre di tutte le categorie Demolire il calcio capitalistico, marcio, corrotto e diseducativo e rifondarlo su basi democratiche e popolari Mentre a Napoli va faticosamente avanti il processo in primo grado per calciopoli, un altro grave scandalo, quello del calcio-scommesse, minaccia di travolgere il mondo del pallone miliardario. Il 1° giugno presso la procura di Cremona, il Giudice per le indagini preliminari Guido Salvini, convalidando le richieste del procuratore Roberto Di Martino, ha emesso 16 ordinanze di custodia cautelare, di cui 7 in carcere e 9 agli arresti domiciliari, per associazione a delinquere ed estorsione in ordine ad un'inchiesta su una vasta organizzazione, comprendente calciatori, dirigenti di società, commercialisti, titolari di agenzie di scommesse e scommettitori, anche di sospetta appartenenza mafiosa, in grado di falsare i risultati di partite dei campionati di serie B e Lega Pro, e probabilmente anche di serie A, attraverso la corruzione di giocatori e altri sistemi fraudolenti, allo scopo di realizzare vincite milionarie con il calcio-scommesse. Tra gli arrestati finiti in carcere l'ex capitano del Bari, Antonio Bellavista. Tra quelli finiti agli arresti domiciliari il nome più clamoroso è quello dell'ex nazionale Giuseppe Signori, ex attaccante della Lazio, della Sampdoria e del Bologna, ritenuto il principale esponente del gruppo dei "bolognesi" che scommettevano somme di centinaia di migliaia di euro sui match truccati. Agli arresti anche due suoi commercialisti, Francesco Giannone e Manlio Bruni, che sembra abbiano iniziato a collaborare con i magistrati confermando molti elementi dell'inchiesta, mentre Signori pare abbia scelto invece la linea difensiva di negare tutto. Vi sono poi altri 28 indagati, tra cui il capitano dell'Atalanta Cristiano Doni e l'ex giocatore di Cagliari, Fiorentina, Bologna e Sampdoria, Stefano Bettarini. Dietro i "bolognesi" vi erano gli "zingari", un gruppo di slavi malavitosi forti scommettitori, capaci di investire anche 150-200 mila euro per volta per comprare le partite, il cui principale esponente finito in manette è Almir Gegic, residente a Chiasso, attuale compagno di squadra dell'ex giocatore della Fiorentina, Mauro Bressan, anche lui coinvolto nell'inchiesta. Gli "zingari" avevano a loro volta forti agganci con altri gruppi di scommettitori, tra cui quello degli "albanesi" facenti capo a Ismet Mehmeti (dalle sue intercettazioni pare sia spuntato fuori anche il nome del ministro Frattini). Ma soprattutto, tramite un ancora misterioso intermediario, con gruppi di scommettitori asiatici, soprattutto sulla piazza di Singapore, in grado di partecipare al giro di scommesse italiane investendo somme gigantesche via Internet, arrivate fino a 23 milioni di euro; ma capaci anche di spietate ritorsioni, anche fisiche, nel caso di operazioni non andate a buon fine con perdite altrettanto consistenti. Gli inquisiti scommettevano su tutto: sui risultati finali come sui parziali al 1° tempo, sul numero di gol, e così via. Decine di partite truccate L'inchiesta della polizia di Cremona e del Servizio centrale operativo (SCO), denominata "Last bet" e basata su ben 50 mila intercettazioni, aveva preso le mosse lo scorso dicembre da una denuncia della Cremonese, dopo che i calciatori di quella squadra si erano accorti di essere stati drogati con delle sostanze tranquillanti messe nelle loro borracce durante una partita con la Paganese. A drogarli per far perdere la sua squadra era stato lo stesso portiere in seconda della Cremonese, Marco Paoloni, su indicazioni dei "bolognesi", anch'egli finito in manette e ritenuto uno dei personaggi chiave per comprare giocatori e truccare partite della serie B e della Lega Pro. Sotto l'esame degli inquirenti ci sono 18 gare, di cui 5 della serie B e una di A (Inter-Lecce). Tra quelle della serie B sotto la lente degli inquirenti sono in particolare 3 gare dell'Atalanta e una del Siena, appena neopromosse in A, che ora rischiano. Ma ci sono fondati sospetti che l'organizzazione fosse riuscita a condizionare anche alcune partite di serie A. Quantomeno ad approfittare delle combine che le società continuano allegramente a concordare fra di loro, anche dopo calciopoli, per finalità di classifica e di promozione. Una volta venuti a conoscenza delle combine, tramite opportune "soffiate" mercenarie di calciatori e altri addetti ai lavori, era facile per gli scommettitori puntare e vincere grosse somme su partite di cui sapevano in partenza l'esito. Secondo le rivelazioni del dentista Marco Pirani, che avrebbe cominciato a collaborare con gli inquirenti per alleggerire la sua posizione, cinque squadre di serie A - Roma, Fiorentina, Cagliari, Lecce e Genoa - avrebbero truccato tre partite: Fiorentina-Roma del 20 marzo 2011, Lecce-Cagliari del 17 aprile 2011 e Lecce-Genoa del 23 aprile 2011. Trecentomila euro sarebbe la somma media stanziata dai "bolognesi" per comprare le "soffiate" sulle suddette partite combinate. Successivamente a queste cinque squadre se ne sono aggiunte altre due, Napoli e Parma. La procura di Napoli ha aperto infatti un'inchiesta sui collegamenti tra le partite truccate e la camorra, in particolare quella degli "scissionisti" di Eduardo Fabbricino e del clan Lo Russo. Sotto esame è finita la partita Napoli-Parma del 10 aprile 2010, per la quale i carabinieri hanno accertato un ingente giro di scommesse da parte della camorra tra il 1° e il 2° tempo, quando effettivamente il risultato si ribaltò assegnando la vittoria al Parma. Tra l'altro vi sono immagini del San Paolo che riprendono il boss Antonio Lo Russo a sorvegliare il match da bordo campo, dove invece solo il personale addetto poteva essere ammesso. Dopo l'interrogatorio di Pirani le partite di serie B e Lega Pro finite nel mirino degli inquirenti sono passate da 18 a 30. Lo scandalo minaccia quindi di estendersi ulteriormente e su di esso si allunga pure l'ombra della malavita organizzata e quindi del riciclaggio di denaro sporco: "Criminalità organizzata ai più alti livelli", è la definizione usata infatti nell'ordinanza del GIP Salvini. Vedremo nelle prossime settimane e mesi quanto vasto e profondo sia questo nuovo verminaio del calcio capitalistico italiano. Ma fin da ora ci sono elementi più che sufficienti per trarne un chiaro e inequivocabile giudizio morale, sociale e politico. Una macchina di profitto capitalistico È evidente a tutti che dopo quest'altro clamoroso scandalo, a trent'anni da quello del primo calcio-scommesse e a cinque dall'esplosione del bubbone calciopoli, non è più possibile tentare di ridurlo a un caso circoscritto e dovuto solo a qualche "mela marcia" in un cesto sano, ma che è tutto il sistema del calcio capitalistico che è marcio e corrotto, e che continuando così le cose altri scandali seguiranno sempre più frequenti e sempre più gravi, alla faccia degli spettatori e dei tifosi che continueranno ad essere truffati da partite taroccate, giocatori e arbitri comprati, giornalisti sportivi compiacenti e società disposte a tutto pur di fare profitti, in inquietante contiguità col malaffare e la delinquenza organizzata. Ormai le società calcistiche non hanno più nulla delle vecchie associazioni sportive che si sostenevano con i biglietti delle partite e gli sponsor della pubblicità, ma sono diventate in tutto e per tutto delle aziende capitalistiche, spesso quotate in Borsa, delle macchine di profitto che si alimentano nel sempre più vasto e appetibile serbatoio dei diritti televisivi, settore in cui non a caso il neoduce Berlusconi fa la parte del leone con il suo impero mediatico e con il possesso diretto di una delle più importanti squadre di calcio. Anzi, a tal punto il mercato calcistico è stato drogato e trasformato in un'industria miliardaria, una tra le prime cinque in Italia ormai, che non solo la corruzione e il malaffare dilagano e continuano nella serie A nonostante lo scandalo calciopoli, ma si estendono, contagiandole con il miraggio di profitti e di arricchimenti facili, pure alle serie minori, che teoricamente dovrebbero essere più vicine allo spirito dilettantistico popolare e meno influenzate dal vorticoso giro di interessi che condiziona il più ricco campionato nazionale. Questo universo è dominato dai più ricchi monopolisti come il neoduce Berlusconi con il Milano, la famiglia Agnelli con la Juventus, il petroliere Moratti con l'Inter, l'industriale Della Valle con la Fiorentina, il produttore cinematografico De Laurentis con il Napoli, che hanno svariate finalità di tipo politico, economico, pubblicitario ma anche da un sottobosco di grandi e piccoli capitalisti e mafiosi che usano spregiudicatamente le squadre di calcio delle serie minori e maggiori per operazioni di speculazione e riciclaggio, in ciò favoriti dalle leggi favorevoli di cui godono le società calcistiche nella gestione dei loro bilanci. Il calcio capitalistico marcio, corrotto e diseducativo è irriformabile e va cancellato. Esso va completamente rifondato su basi democratiche e popolari. Un calcio esclusivamente pubblico, senza intrusione diretta o indiretta di privati, gestito direttamente dai tifosi e in cui i giocatori siano pagati con stipendi da lavoratori. Le partite devono essere trasmesse gratuitamente in televisione e i prezzi dei biglietti agli stadi devono essere a prezzi popolari. Come indica il Programma d'azione del PMLI, il sistema sportivo pubblico deve favorire e sviluppare lo sport dilettantistico e non agonistico. Lo sport come diritto inalienabile e occasione formativa per i giovani, per migliorare la qualità della vita di tutti, compresi gli anziani, i disabili, ecc. 29 giugno 2011 |