Un crumiro nella "Lista comunista e anticapitalista" Si tratta di De Vita, sotto processo per aver cacciato i suoi giornalisti che avevano scioperato per il contratto In vista delle scadenze elettorali gli imbroglioni trozkisti del Prc, Pdci e Socialismo 2000, Diliberto, Ferrero e Salvi, hanno armato un'altra bella trappola per i loro elettori. Preoccupati di non riuscire a superare la soglia del 4% dei consensi alle europee di giugno, i tre volponi falsi comunisti si sono coalizzati nella "Lista comunista e anticapitalista" imbarcando fra i candidati anche il crumiro Bruno De Vita, editore e leader di un movimento di consumatori, sotto processo per attività antisindacale con l'accusa di aver licenziato in tronco la redazione di Teleambiente e della collegata Teleagenzia 1, di cui era amministratore unico, dopo uno sciopero per il rinnovo del contratto. Leader dell'ex Unione democratica per i consumatori, ora Consumatori uniti, vecchia creatura di Willer Bordon e Roberto Manzione, De Vita è stato radiato dall'albo dell'Associazione stampa romana, sindacato unitario dei giornalisti del Lazio, in cui figurava come pubblicista associato. Il caso scoppia a fine 2006 quando cinque dei suoi redattori aderiscono allo sciopero del 18 e 19 dicembre, indetto per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale dei giornalisti. De Vita va su tutte le furie e il giorno dopo fa trovare ai suoi dipendenti una lettera di licenziamento. Non contento sostituisce le serrature alle porte della redazione e piazza gli effetti personali dei suoi (ormai ex) dipendenti sul pianerottolo. Interviene il sindacato che avvia un'istruttoria e dopo mesi di lavoro e di audizioni ne vengono fuori di cotte e di crude. I redattori denunciano abusi su abusi. Una ragazza accusa: "De Vita spingeva le redattrici, anche con il turpiloquio, a pulire i servizi igienici della redazione". E ancora: "Gli orari contrattuali non venivano rispettati; gli straordinari non ci venivano pagati; le ferie non fatte godere; le retribuzioni del tutto inadeguate". Non solo. Un giornalista racconta che ogni mese nel ricevere lo stipendio (minimo sindacale, s'intende) di 1.200 euro per assegno, era obbligato a girare l'assegno allo stesso De Vita; il quale poi gli versava dei contanti ma solo per 600 euro. L'Associazione della stampa investe della questione il collegio dei probiviri. Risultato: radiazione, la sanzione più pesante. De Vita però fa ricorso alla Federazione nazionale della stampa e tenta un'improbabile difesa asserendo: "Macché licenziamenti, la cooperativa ha soltanto deciso di far lavorare soltanto i soci e siccome quei cinque non sono soci". Tant'è vero che anche la Federazione nazionale della stampa conferma all'unanimità la condanna. Poi, accade che uno dei probiviri che ha vergato la sanzione della radiazione, accenda la tv e veda a Porta a Porta proprio De Vita: candidato premier alle elezioni politiche del 2008. "Ma come - scrive subito a l'Unità il sindacalista - nessuno gli ha chiesto di rendere conto di quei licenziamenti?". L'Unità pubblica la lettera e De Vita si imbufalisce: parte una denuncia per diffamazione sebbene, di quei licenziamenti, ne abbia parlato pure Liberazione il 21 dicembre 2006. Titolo: "A Roma licenziata in tronco la redazione di Teleagenzia 1". 27 maggio 2009 |