Pongo tre quesiti su Tito, il PCI e l'astensionismo elettorale del PMLI Cari compagni, chi vi scrive è un compagno del PdCI di Milano. Frequento spesso il vostro sito e riscontro spesso, felicemente, le vostre bandiere a fianco delle nostre nelle iniziative di lotta per il lavoro e la giustizia sociale e per il glorioso tributo alla Liberazione il 25 Aprile, nonché alle celebrazioni del 1° Maggio. Condivido, da convinto comunista, molte delle vostre posizioni e, nello sfascio odierno, trovo siate una genuina forza politica di progresso. Vorrei porvi dei quesiti a cui spero vogliate rispondere: 1) cosa ne pensate di Tito e del socialismo autogestionario jugoslavo, ideato da lui e Kardelj rifacendosi al Marx originale e alla rivoluzione francese, dopo lo strappo del '48 con Mosca? 2) non pensate che la storia del PCI sia comunque importante nella vicenda politica italiana del dopoguerra? Anche con innegabili errori credo abbia seguito lo spirito resistenziale e applicato, nella scelta parlamentarista e nella rielaborazione eurocomunista, quanto proposto dal secondo Engels; 3) la vostra proposta politica potrebbe essere per me appetibile ma risulta, ai miei occhi, degradata dall'astensionismo, politicamente improduttivo, a cui vi rifate. Lo studio attento e non schematico di Lenin e di Gramsci (anch'egli nostro maestro) rivela attenzione a fasi di rivoluzione democratica parlamentare preliminari a quella proletaria. L'insegnamento dei maestri porta a Stalin che proponeva la realizzazione del socialismo in un solo Paese, secondo le sue peculiarità. Poi la degenerazione staliniana non può essere separata da quella cinese recente: sempre imperialista è stata. La strategia astensionista mi sembra campata in aria e davvero di matrice trotzkista. Spero di avere sollevato questioni interessanti. Certo di una vostra risposta vi invio saluti comunisti. Alessandro - Milano Caro compagno, grazie per i riconoscimenti, ci stimolano a percorrere fino in fondo la via dell'Ottobre. Grazie anche per i quesiti che ci poni in tutta franchezza. È così che si fa tra compagni. Eccoti le nostre risposte: 1) Consideriamo Tito un comunista fino al 1948. Poi ha deviato dal marxismo-leninismo col "socialismo autogestionario", il quale non ha nulla a che vedere con l'autogoverno indicato da Marx, con la "via nazionale al socialismo" e con la rottura con l'allora campo socialista. Da allora lo consideriamo un revisionista e un nazionalista. 2) Secondo noi, e l'abbiamo dimostrato sempre di più dal 1967 a oggi, il PCI fin dalla fondazione è un partito revisionista a causa degli agenti della borghesia Bordiga, Gramsci, Togliatti. Nella storia italiana, ed ora è palese guardando ai partiti da esso generati, si è comportato come un partito democratico borghese. Anche in riferimento alla Resistenza. Non ci pare che si sia ispirato al "secondo Engels". Noi, peraltro, non vediamo in Marx e Engles due tempi. 3) La nostra proposta dell'astensionismo elettorale tattico (non strategico, come tu dici) e delle istituzioni rappresentative delle masse è di "matrice trotzkista"? Ma cosa te lo fa pensare se tutti i partiti trotzkisti, ufficiali e no, in Italia e in Francia, ecc., sono elettoralisti e parlamentaristi. Anche Lenin, per ben due volte, ha sostenuto l'astensionismo in Russia. Era Trotzki che sosteneva la "degenerazione staliniana", che comunque non è per niente simile a quella della cricca revisionista e fascista di Pechino. Forse a te sfugge che in Urss, con Krusciov, e in Cina con Deng Xiao Ping, c'è stata la restaurazione del capitalismo. Se non conosci la lotta che è scoppiata tra i marxisti-leninisti guidati da Mao e i revisionisti moderni a livello internazionale e nei vari paesi dopo la restaurazione del capitalismo in Urss nel 1956, è impossibile che tu possa comprendere ciò che è accaduto nel movimento comunista nel mondo e in Italia in questi ultimi 52 anni. Indubbiamente hai sollevato delle questioni interessanti. Potresti approfondirle studiando il "Manifesto del Partito comunista" di Marx e Engels, "Stato e rivoluzione" di Lenin, "Principi del leninismo" e "Questioni del leninismo" di Stalin e "Sulla giusta soluzione delle contraddizioni in seno al popolo" di Mao. Poiché ti ritieni un "convinto comunista", auspichiamo di averti presto con noi lasciando al loro destino i revisionisti dirigenti del tuo attuale partito. È un peccato che tu sprechi le tue preziose energie comuniste per chi lavora contro il comunismo. Se la nostra proposta è per te "appetibile", l'astensionismo non dovrebbe rappresentare un ostacolo insuperabile. Un vero comunista, ossia un marxista-leninista, sta sempre col Partito, finché esso è ritenuto comunista, anche se non ne condivide qualche punto tattico. Mai comunque dovrebbe militare e votare un partito che è comunista solo di nome. Siamo contenti che le bandiere del PMLI e del PdCI sfilino insieme nelle manifestazioni per il lavoro, la giustizia sociale, contro la guerra imperialista. Non abbiamo difficoltà ad unirci al PdCI sulle questioni di comune interesse. Quello che per noi conta è il benessere e la libertà delle masse. Su questa base si può essere divisi strategicamente, ma uniti tatticamente. Saluti militanti. 30 aprile 2008 |