Perché chiamate "fascista" il governo cinese di oggi? Non è meglio votare l'Unione e fare fronte comune contro Berlusconi? Cari compagni, domenica 11 settembre ho assistito alla commemorazione di Mao da voi organizzata: per mio interesse politico e personale, per averne letto l'avviso su un manifesto e per il fatto che due anni orsono ho apprezzato l'energia e la determinazione di Pasca in occasione di una trasmissione televisiva su Stalin. Alcune osservazioni. Non sono così certo che la gestione politica della trasformazione socioeconomica in Cina possa essere definita "fascista". Logicamente in molti siamo perplessi nell'apprendere che quel paese governato da un Partito Comunista promuova l'accumulazione selvaggia di capitali a quanto pare a totale discapito delle condizioni materiali dei lavoratori e con le conseguenze sociali che ben conosciamo per esperienza diretta in situazioni a noi vicine e a noi connesse. Ma ritengo che la definizione di "fascista" applicata alla gestione di un governo che si definisce comunista rischi di rendere i due aggettivi intercambiabili. Quanto all'astensionismo che il PMLI promuove con l'argomento che l'attuale micidiale governo italiano deve essere cacciato dalle masse, s'immagina con il mezzo politico-organizzativo di ricorrenti scioperi generali e manifestazioni di massa, e non con il voto al cosiddetto centrosinistra, io credo sì che sia necessario fare tutto il possibile per mobilitare le masse direttamente, anche in modi nuovi (che in tutta franchezza non so immaginare), ma che non sia raccomandabile astenersi dal votare contro il cosiddetto centrodestra. Forze disparate lottarono insieme contro il fascismo, contro l'esercito nazista e le forze militari della RSI dal 1943: monarchici, liberali, repubblicani, cattolici, atei, e naturalmente i comunisti, i socialisti, in comune avendo un nemico, e poco più. Adesso in comune con forze lontane dai nostri ideali abbiamo un avversario micidiale ed efficiente: votargli contro è utile - si tratta di un gesto, non dell'unico gesto, tra i molti che dovremmo promuovere. Cordiali saluti. Nicola - Firenze Caro compagno Nicola, grazie per averci scritto e per averci esposto con lealtà e franchezza le tue osservazioni sull'attuale Cina e sul nostro astensionismo. Su quest'ultimo punto non abbiamo altro da aggiungere rispetto a quello che ha detto alla commemorazione di Mao dell'11 settembre il compagno Mino Pasca, che ha parlato a nome del CC del PMLI. Forse una rilettura di tale discorso, contenuto sul n. 33 de Il Bolscevico, può farti capire meglio la nostra posizione. In esso troverai questo passaggio chiave: "Allearsi elettoralmente al'Unione della 'sinistra' borghese, dare a essa i nostri voti e appoggiare il suo eventuale governo sarebbe per noi suicida. Vorrebbe dire concorrere alla stabilizzazione e alla perpetuazione dell'attuale regime, sabotare la lotta di classe e precludere ogni possibilità da parte del proletariato di conquistare il potere politico e il socialismo". Siamo perfettamente d'accordo sul fronte unito che si era creato durante la gloriosa e vittoriosa Resistenza. Ma non ci pare che l'esempio calzi con il voto all'Unione della "sinistra" borghese. In quanto questa, se vince, perpetuerà l'attuale regime capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista. La Cina di oggi si definisce socialista ma pratica il revisionismo, il capitalismo e il fascismo, secondo noi. In una certa misura pratica la stessa politica del socialimperialismo sovietico iniziata da Breznev, dopo che Krusciov aveva restaurato il capitalismo in Urss. Grazie a loro siamo arrivati al nuovo zar Putin. Lo stesso percorso lo sta facendo la Cina. La storia e i fatti dimostrano che ciò è inevitabile, quando i rinnegati revisionisti prendono il potere nei partiti comunisti e negli Stati socialisti. Già Lenin e Stalin avevano messo in guardia i comunisti e il proletariato sovietici. Che altro scopo aveva la Grande rivoluzione culturale proletaria ideata, promossa e diretta da Mao se non quello di impedire che si restaurasse il capitalismo in Cina e che lo Stato e il Partito comunista si trasformassero in uno Stato e in un partito revisionista e fascista? Basta andare a rileggersi gli interventi di Mao e i documenti del PCC di allora. Il problema che sollevi dei "due aggettivi intercambiabili" si risolve denunciando con chiarezza e fermezza che l'attuale governo cinese non ha nulla a che vedere col socialismo, il comunismo e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Ricambiamo ben volentieri i cordiali saluti. 21 settembre 2005 |