Il Ponte sullo Stretto di Messina poteva evitare i morti di qualche giorno fa? Casualmente mentre ero intento a fare delle ricerche in internet mi sono imbattuto nel vostro sito e ho letto l'articolo sul Ponte di Messina. Diciamo che gran parte di quello che avete scritto sono stupidaggini partendo dalla sballata considerazione sull'altezza delle nuove portacontainers. Sono un ufficiale di bordo e a cento metri non arriva nessuna nave presente sulla faccia della terra. Ponderate meglio i vostri articoli, date notizie giuste non cercate soltanto di attizzare gli animi della gente scrivendo cose non vere. PS: Con il ponte forse si evitavano i quattro morti di qualche giorno fa. Luigi Giordano, via e-mail Nessuno ha mai detto che ci sono navi che non possono attraversare lo Stretto di Messina. Se fosse stato costruito il Ponte i morti ci sarebbero stati lo stesso perché l'aliscafo è partito da Reggio Calabria e non da Villa S. Giovanni perciò la collisione, che ha causato la morte di 4 marinai dell'aliscafo e 88 feriti è da attribuire all'inefficienza del controllo sulle navi che entrano nello Stretto e sulle navi che fanno la spola tra Messina e Villa S. Giovanni. Ricordiamo al signor ufficiale di bordo che da quando è successo l'incidente della Patmos, la nave greca che dopo la collisione nello Stretto ha causato danni ambientali con la fuoriuscita di tonnellate di petrolio in mare, doveva esserci un controllo di pilotine per accompagnare le navi da quando entrano nello Stretto fino all'uscita. Questo controllo è durato pochi anni dopo di che neanche un controllo radar è stato realizzato per avvisare le navi. L'unico in funzione è sulla collinetta Ogliastri, sopra il porto di Messina, installato nel 2002, ma funziona solo in via sperimentale, ci lavorano 4 persone dalle 8 alle 17 per poi lasciare il tutto al caso. Il governo, il vero responsabile, ben sapeva della carenza di sicurezza di questo tratto di mare ma non ha mosso un dito per risolvere il problema. Se funzionassero tutti i dispositivi di sicurezza che esistono sulla carta ma non attivati, non si piangerebbero più lavoratori morti che, per portare a casa un misero stipendio, sono costretti a lavorare senza alcuna sicurezza. E questo non è altro che la punta dell'iceberg di quello che succede nello Stretto perché c'è ben altro: come mai non ammodernano la flotta di navi in servizio sullo Stretto di Messina, obsolete e insicure, basta ricordare L'Irginia e il Sibari che hanno più di trentacinque anni e ancora non vanno in pensione. Volevamo ricordare anche che con lo sviluppo del porto mercantile di Gioia Tauro si è incrementato il traffico sullo Stretto senza prendere in considerazione la cosa principale, cioè la sicurezza per i lavoratori e per i passeggeri. Con la costruzione dell'eco mostro non avremo forse più le code agli imbarchi ma una pesante razzia di fondi pubblici (circa 6 miliardi di euro) e la devastazione del territorio con l'avvio della cantierizzazione e le migliaia di quintali di cemento per il ponte vero e proprio. Il denaro pubblico così sottratto non solo penalizza il finanziamento per l'assistenza e i servizi pubblici, ben più urgenti e necessari, ma serve a realizzare queste grandi e mostruose opere che vengono poi regalate, attraverso la privatizzazione, a gruppi e società, il cui scopo essenziale è di incassare i profitti. Sappiamo bene che il Ponte dovrebbe rimanere chiuso (per condizioni atmosferiche avverse, per manutenzione, per incidenti e altro) circa 120 giorni in un anno e, quindi, dovrebbe comunque essere mantenuto un servizio di traghettamento alternativo. O forse se capita una giornata di vento, come succede spesso sullo Stretto, superiore ai 100 km orari, invece di chiuderlo al traffico per sicurezza, le società costruttrici per recuperare gli onerosi costi di costruzione, farebbero passare lo stesso sia i treni che gli automezzi mettendo a rischio l'incolumità delle persone? Inoltre i rischi per i passeggeri non diminuirebbero ma aumenterebbero dal momento che il ponte potrebbe subire i devastanti effetti conseguenti al rischio sismico (Messina 1908 non ha insegnato niente?) in un'area dove sono peraltro attivi vulcani sottomarini e terrestri come l'Etna e Stromboli. La Cellula "Lunga Marcia" di Messina del PMLI 7 febbraop 2007 |