Che pensate della teoria dell'"utilità marginale" del valore della merce? Ciao a tutti, sono un giovane che da poco si è avvicinato al marxismo. Vi scrivo per esporvi un dubbio, sperando che (senza impegno) mi rispondiate. Marx ci insegna che il valore della merce è dato dalle ore di lavoro impiegate nelle sua produzione da parte del proletario (valore di scambio). Parlando un po' con un mio amico che fa l'università è però venuto fuori che il valore di una merce, è rappresentato in funzione del principio di utilità marginale (questo viene insegnato all'università). Vorrei avere da voi una risposta e sapere la vostra opinione. Saluti di stima perché vi impegnate in quello che fate. Alberto, via e-mail Ciao Alberto, sei un giovane che da poco si è avvicinato al marxismo e quindi non puoi non avere tanti dubbi da sciogliere. Lo crediamo bene che nelle università borghesi si insegna il principio dell'utilità marginale e non la teoria marxista del valore. La legge del valore è la legge economica della produzione mercantile e la borghesia non potrebbe mai accettare la teoria di Marx perché da essa discendono l'origine e la natura del plusvalore e del profitto capitalistico. In una occasione Lenin ebbe a scrivere che se gli assiomi della geometria urtassero gli interessi delle classi, finirebbero presto per essere vivacemente contestati. Figurarsi nell'economia politica: il proletariato si riconosce nell'economia politica marxista-leninista, la borghesia nelle innumerevoli teorie economiche che essa ha elaborato per giustificare la proprietà privata capitalistica e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Dunque non devi stupirti se nelle università borghesi Marx è messo all'indice e per contro la teoria del valore che più va di moda è la teoria volgare dell'utilità marginale, conosciuta anche come teoria soggettiva del valore, che peraltro rappresenta il nucleo della cosiddetta economia neoclassica. Ti rammentiamo che una delle tre fonti e parti integranti del marxismo è, secondo Lenin, l'economia classica inglese. La dottrina di Marx ed Engels "è sorta come continuazione diretta e immediata della dottrina dei più grandi rappresentanti della filosofia, dell'economia politica e del socialismo". Le altre due sono costituite dalla filosofia tedesca e dal socialismo francese. E Marx operò un salto di qualità rispetto a tali dottrine fornendo così una concezione integrale del mondo all'unica classe conseguentemente rivoluzionaria, il proletariato. Ebbene gli economisti volgari neoclassici stanno agli economisti classici come la borghesia parassitaria, imperialista e decadente sta alla borghesia del 1600-1700 inglese, che per forza di cose, non essendo ancora divenuta classe dominante nell'economia e nello Stato, era animata da un pensiero e una spinta rivoluzionari nei confronti della nobiltà e del feudalesimo. Non abbiamo in questa sede l'opportunità di approfondire la critica marxista-leninista della cosiddetta teoria dell'utilità marginale e tuttavia vogliamo aiutarti nella comprensione della complessa questione proponendoti alcuni passi tratti da un trattato di economica politica edito nella Cina di Mao. È eloquente che tale teoria è stato il cavallo di battaglia usato dai revisionisti di destra all'inizio del Novecento per tentare di correggere, contestare e scardinare la dottrina rivoluzionaria del marxismo-leninismo, tentativo che Lenin liquidò sprezzantemente nello scritto del 1908 "Marxismo e revisionismo". Da allora la teoria revisionista elaborata dalla Scuola austriaca ed esposta sistematicamente da Bhöm-Bawerk è diventata la teoria borghese più diffusa e accreditata. "La teoria dell'utilità marginale è un ulteriore sviluppo della teoria dell'utilità. La teoria dell'utilità fu scoperta fin dal XVII secolo. Papen (1640-1698) opinò che a determinare il valore delle merci fosse l'utilità. La teoria dell'utilità marginale è la più importante teoria della Scuola austriaca, e fu spiegata sistematicamente e minuziosamente nelle opere di Böhm-Bawerk (1851-1914). Oggi gli economisti volgari di parecchi paesi capitalistici hanno ereditato tale teoria. La teoria dell'utilità marginale ritiene che nel definire il valore di una certa merce occorre prendere in considerazione una presunta legge del costante decremento dell'utilità. Ecco la sostanza di tale 'legge': rispetto a un qualsiasi consumatore che abbia determinati desideri, l'utilità dell'oggetto decrescerà costantemente in seguito all'aumento della quantità di esso. In altre parole, più è grande la quantità di un qualsiasi oggetto, più l'utilità dell'oggetto per l'appagamento dell'ultimo desiderio (desiderio marginale) sarà piccola. La cosiddetta utilità marginale è cioè la capacità dell'oggetto di appagare l'ultimo desiderio. Böhm-Bawerk assicura che l'utilità marginale di un qualsiasi oggetto dipende da due elementi: l'uno è l'intensità della domanda (l'intensità del desiderio); l'altro è la rarità dell'oggetto. Più l'intensità del desiderio per un qualsiasi oggetto è forte, più è alta l'utilità marginale dell'oggetto. Più è raro l'oggetto, più la sua utilità è alta. Secondo Böhm-Bawerk, il valore delle merci è determinato dall'utilità marginale. Per esempio, si prendano quattro pezzi di pane uguali per qualità e peso: poiché la persona che mangia il pane ha differente intensità di domanda per ciascuno dei pezzi di pane, i valori dei vari pezzi non saranno quantitativamente i medesimi. Il primo pezzo viene mangiato quando egli è affamato, per cui l'utilità è massima; il secondo lo segue; il terzo è ancora più secondario, del quarto, poiché egli si è ormai saziato, non ha più bisogno e dunque non ha più alcuna utilità. In questa situazione, da quale pezzo è determinato il valore del pane? La legge dell'utilità marginale ritiene che sia determinato dal terzo pezzo, perché esso rappresenta l'utilità minima dell'oggetto, cioè l'utilità marginale. Qui si può constatare fino a che punto le macchinazioni degli animali parlanti della borghesia, per contrastare l'economia politica marxista e ingannare le masse lavoratrici, siano basse e spregevoli e quanto siano ridicole le loro assurdità. Se da una parte i teorici 'dell'offerta e della domanda' e dei 'costi di produzione' quando cercano di sviluppare le loro teorie sono ancora costretti a ricorrere ai fenomeni economici, dall'altra i teorici dell'utilità marginale hanno abbandonato persino i più elementari fenomeni economici. In discussione è il problema dell'economia della società, nondimeno il loro punto d'appoggio è costituito da valutazioni psicologiche soggettive degli individui. Questo non esprime altro che la degradazione e la putrefazione della borghesia. Gli uomini vivono in società e non come altrettanti Robinson su un'isola deserta. Nella vita in società, la valutazione del valore delle merci deve usare una misura sociale. Indipendentemente dalla grandezza dell'intensità della propria domanda, quando si compra una cosa dal capitalista bisogna sempre pagare lo stesso prezzo degli altri. Per esempio, quando si va a mangiare al ristorante, bisogna sempre versare al padrone del ristorante lo stesso denaro per gli stessi piatti, sia che si abbia molto o poco appetito. Se la grandezza delle merci fosse valutata dalla psicologia soggettiva dei compratori e non fosse determinata dal dispendio di lavoro per la produzione delle merci, uno potrebbe portarsi via servendosi della stima più bassa un prodotto che è costato a un altro molto lavoro. Chiaramente, la produzione mercantile in tal caso non avrebbe modo di durare. La teoria dell'utilità marginale è una delle più grossolane teorie del valore. Successivamente l'economia volgare borghese non ha più avanzato alcun contributo nuovo nel campo della teoria del valore e non ha fatto altro che cucinare e variare poche assurdità". Sperando di aver contribuito a rispondere ai tuoi dubbi, ti invitiamo ad accogliere la celebre esortazione di Marx: "I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo" (11° Tesi su Feuerbach). Perciò, non ti limitare a capire il mondo ma vieni con noi, dacci una mano e partecipa da protagonista alla Lunga marcia per trasformare l'inferno del capitalismo nell'Italia unita, rossa e socialista. Grazie per i "saluti di stima". Ci incoraggiano a proseguire sulla strada rivoluzionaria intrapresa. 4 settembre 2013 |